ALTA TENSIONE

Il M5s tiene in ostaggio Tav e Pd

Ricordate la sceneggiata di Conte contrario all'opera ma favorevole al proseguimento? Tutto è fermo esattamente a quel momento. Intanto i 5 Stelle sono rimasti incollati alle poltrone nei tre governi. E ora tengono sotto scacco i dem. La denuncia di Esposito

Dietro un sì di facciata c’è l’inerzia. Nelle aule parlamentari le barricate contro la Tav sono state smantellate, ma nella sostanza nulla si è mosso in questi anni per imprimere un’accelerata all’opera. A evidenziarlo è l’ex parlamentare del Pd Stefano Esposito, colui che più di tutti si è speso in questi anni a sostegno dell’alta velocità tra Torino e Lione, diventando il bersaglio numero uno dei No Tav, tanto da finire sotto scorta in seguito alle minacce ricevute. Dopo un lungo silenzio, Esposito torna a parlare dopo le tensioni di queste ore nel cantiere di San Didero dove il progetto prevede la realizzazione del nuovo autoporto che sostituirà quello di Susa: “Oggi come nel 2012 quello che da osservatore mi colpisce è il silenzio assordante della politica che continuo a non capire” dice Esposito.

Qualche condanna di prammatica alle violenze, ma sul piano operativo i progetti restano al palo. Per la tratta nazionale tra Torino e Bussoleno non sono ancora state stanziate le risorse necessarie e Rfi da anni ha bloccato la progettazione dell’infrastruttura. Un’opera che rischia di essere sacrificata sull’altare dell’alleanza tra Pd e quel Movimento 5 stelle che, da quando è al governo, è riuscito ad anestetizzare il dibattito e a bloccare l’avanzamento dei lavori. A ben vedere, tutto è rimasto a quel 23 luglio 2019 quando in una surreale diretta video da Palazzo Chigi l’allora presidente del Consiglio dava formalmente il via libera alla Torino-Lione: “Non realizzare il Tav costerebbe molto più che completarlo, e dico questo pensando all’interesse nazionale, unica stella Polare che guida e sempre guiderà questo governo”. A parlare era l’avvocato del popolo, Giuseppe Conte, premier di un’alleanza gialloverde.

“È successo quello che temevo – sottolinea Esposito – nel momento in cui il M5s è andato al governo, formalmente l’Italia è per il sì ma nella sostanza si è tutto fermato. Su questo non c’è un’iniziativa politica da parte di alcuno, anche di quelle forze che si dicono a favore e ovviamente questo silenzio, questa inattività sulle procedure, è benzina per chi è contrario e così legittimamente il Movimento No Tav si chiede perché dovrebbe rinunciare alla sua battaglia”. Insomma, il traccheggiamento ha preso il posto delle marce e della contrapposizione formale, ma il risultato è stato, nei fatti, raggiunto: la Tav è uscita dal dibattito politico e finita ai margini delle strategie e degli investimenti pubblici.

Non è un caso che proprio in queste ore sia arrivata anche la dichiarazione della capogruppo grillina in Sala Rossa e aspirante candidata a sindaco di Torino, Valentina Sganga, che strizzando l’occhio all’ala dura e pura di Cinquestelle e No Tav: “La storia della Torino-Lione sarà molto lunga e, per quanto mi riguarda, l’esito finale rimane ancora da scrivere”. È questo il M5s con cui il Pd dovrebbe allearsi a Torino per sconfiggere il centrodestra? Da quando i pentastellati sono al governo – prima nel Conte uno, poi del bis e infine di Mario Draghi – è persino scomparsa la figura del commissario, utile per dare seguito alle procedure e allo stesso tempo tenere i rapporti con le amministrazioni valsusine, a partire dalla delicata partita delle compensazioni.

“Il fatto che oggi in Italia centinaia di forze dell’ordine debbano proteggere gli operai per farli lavorare è una cosa pazzesca, assurda, per questo mi aspetterei che i parlamentari torinesi fossero lì sul posto per consentire agli operai di lavorare mentre nella migliore delle ipotesi condannano la violenza – conclude Esposito –. Tutti si nascondono dietro al formale sì che però nei fatti è un’inerzia operativa”.

Fa quel che può per tenere il punto il capogruppo Pd in Sala Rossa, Stefano Lo Russo, per il quale la Tav è “un’infrastruttura indispensabile e non solo va fatta ma occorre anche far rientrare la Città nell’Osservatorio, e se verrò eletto sindaco mi impegno a farlo immediatamente, e far ripartire subito il sistema delle compensazioni economiche tra le quali c’è il collegamento tra l’ospedale San Luigi di Orbassano e Porta Susa”.

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