VERSO IL VOTO

Boccia(ta) l'alleanza Pd-M5s

La resa dell'emissario di Letta: non ci sono le condizioni, "ora la priorità è il centrosinistra unito". Lo ha detto personalmente anche ad Appendino. Saracco conferma la sua indisponibilità alla candidatura. Strada spianata per Lo Russo: "Entro aprile il nome"

“La priorità è il centrosinistra unito”. Al momento non ci sono le condizioni per un’intesa con il Movimento 5 stelle, almeno a Torino. Se n’è dovuto fare una ragione anche Francesco Boccia, l’emissario di Enrico Letta che ieri e oggi ha condotto la sua missione nel capoluogo, impegnato in un fitto calendario d’incontri in cui ha trovato spazio anche un faccia a faccai con la sindaca Chiara Appendino. A livello nazionale la strada è tracciata, l’orizzonte sono le politiche del 2023 in cui l’asse giallorosso si presenterà unito per sconfiggere la destra “dei fili spinati”, sui territori, però, “non è scontato” ammette Boccia. Vieppiù dove per cinque anni i Cinquestelle hanno amministrato e il Pd ha condotto l’opposizione.

A Torino il responsabile nazionale Enti locali del Pd si è trovato di fronte un muro: dalla Federazione provinciale ai consiglieri eletti in Sala Rossa, passando per i colleghi in Regione fino agli ultimi tre sindaci di centrosinistra: un coro unanime di “No” a ogni ipotesi di accordo al primo turno. “Ne prenderemo atto, ma sia chiaro a questo punto è il partito locale che si assume la responsabilità di una eventuale sconfitta” avrebbe intimato ieri ai vertici subalpini. Messaggio ricevuto, ma la posizione non cambia. Altri toni in conferenza stampa dove comunque tiene una porticina aperta ai grillini, coi quali “ci si può trovare prima dell’ultimo miglio o del secondo turno, ma sempre con chiarezza e onestà nei confronti degli elettori”. Cita i casi della sua Puglia e del Lazio “dove il Pd ha dimostrato di poter vincere da solo” - cioè con un centrosinistra tradizionale - e dove le porte della giunta regionale si sono aperte ai pentastellati dopo le urne.

Le prospettive nazionali in questi due giorni si sono scontrate con la situazione locale: “Per fare un’intesa bisogna essere allineati sulla stessa visione della politica cittadina” ha detto Boccia, accolto ieri da una polemica sulla Tav esasperata proprio da quell’area del M5s che non vuole correre con il Pd. Dopo i recenti scontri in Valsusa, mentre il Pd esprimeva la propria solidarietà a operai e forze dell’ordine il gruppo pentastellato in Sala Rossa, guidato da Valentina Sganga, si è schierato con i No Tav. Se questi sono i presupposti. “L’alleanza non si deve fare a tutti i costi. Si fanno le alleanze se si superano tutte le contraddizioni e tutti i tabù” ha detto Boccia, adeguandosi nei fatti alla linea del partito locale (e all'evidenza).

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Ora resta il nodo-candidato. Chi sarà a indicarlo? E soprattutto, qual è la deadline? Nelle stesse ore in cui Roma fissa le primarie per il 20 giugno, a Torino tutto resta ancora da decidere, o meglio da sancire. Come ha confermato Boccia, infatti, il rettore Guido Saracco non ha cambiato idea rispetto a una sua discesa in campo e a questo punto il superfavorito resta Stefano Lo Russo, che gode del favore della quasi totalità del gruppo consiliare in Comune, della maggioranza nella direzione del Pd subalpino, della gran parte degli eletti nelle circoscrizioni, dei principali alleati della coalizione, dell’appoggio degli ultimi tre sindaci di centrosinistra. “Entro la fine di aprile daremo una risposta” assicura Boccia, che al momento non esclude primarie anche a Torino pur essendo consapevole che le condizioni rispetto alla Capitale sono diverse. Oltre a Lo Russo sarebbero pronti a candidarsi anche il vicepresidente della Sala Rossa, Enzo Lavolta, e l’ex assessore regionale Gianna Pentenero, ma per il Nazareno i gazebo sarebbero stati strategici per allargare il campo progressista a un candidato del M5s, sancendo un’alleanza al primo turno. Anche su questo non ha trovato la disponibilità del partito locale. A questo punto la strada sembra segnata.