Il nodo politico dei 5 Stelle

Adesso lo dicono anche i sondaggi, come era, del resto, più che prevedibile. E cioè, il Pd a Torino senza allearsi con i 5 stelle rischia. E rischia molto in vista della vittoria alle prossime comunali. Un dato, questo, che era del resto del tutto scontato. Ma il vero nodo politico, come quasi tutti sanno, è quello di capire adesso se la coalizione a cui pensa Letta debba rispondere alla solita logica del pallottoliere contro il nemico politico accusato di ogni nefandezza – secondo ormai il vecchio e collaudato adagio della sinistra – o se, invece, si tratta di costruire una coalizione che sia politicamente e programmaticamente credibile, seria ed omogenea. E su questo tasto si incrocia il nodo dei 5 stelle, del progetto politico e del profilo politico e culturale di questo partito. E quindi, alleanza al primo turno, desistenza al secondo turno o apparentamento per il ballottaggio contro il centrodestra?

Ora, pare di capire che l’intenzione dei capi del Pd e dei 5 stelle, com’è stato ripetutamente detto e sbandierato, è quella di dar vita ad una alleanza “organica, duratura e stabile” tra i rispettivi partiti. E, se il buongiorno si vede dal mattino, è del tutto ovvio che prima o poi l’alleanza sarà consolidata. A livello nazionale, dov’è già siglata e, di conseguenza, in tutta la periferia italiana. Una alleanza che, probabilmente, non ammetterà deroghe né eccezioni. Ecco perché, allora, diventa quanto mai importante anche capire che cos’è, oggi il partito di Grillo.

In sintesi, è ancora un partito antisistema, populista, anti politico e per la democrazia diretta com’è stato urlato, sbandierato, scritto e detto per anni? È ancora il partito del “vaffaday”, il dogma che ha orientato e condizionato ogni scelta del partito dei 5 stelle in questi ultimi anni? È ancora il partito che rifiuta ogni alleanza con gli odiati partiti del passato e che ha giurato una circolarità della classe dirigente locale e parlamentare per non oltre due mandati? E, infine, è ancora il partito dell’”uno vale uno” o è diventato un partito che valorizza la competenza e, di conseguenza, la preparazione della sua classe dirigente a tutti i livelli? Dulcis in fundo, è vero che sta per diventare un partito “liberal moderato”?

Ecco, alcune piccole domande politiche che, però, richiederebbero risposte politiche altrettanto definite. Soprattutto quando ci si appresta a siglare alleanze politiche e programmatiche importanti in vista di delicate consultazioni amministrative. A cominciare, ad esempio, dal Comune di Torino dove abbiamo assistito – per anni e non per alcuni giorni – ad una contrapposizione politica frontale e senza esclusione di colpi tra due partiti che oggi, ironia della sorte, dovrebbero siglare una alleanza a tutto tondo.

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