TRAVAGLI DEMOCRATICI

Pd, ora la sinistra teme le primarie

Dopo averne fatto un baluardo, Giorgis e Rossomando vorrebbero scongiurare la conta fratricida. Vertice tra Lavolta, Pentenero e Tresso: nessuno vuole tirarsi indietro per primo. E adesso è Lo Russo a spingere per i gazebo

A poche ore dal vertice convocato dal Nazareno le primarie tornano ad agitare il Pd torinese. Con un improvviso ribaltamento delle posizioni: quanti fino a ieri le ritenevano superflue, perorando la convergenza su Stefano Lo Russo, candidato forte di una larga maggioranza nel gruppo dirigente e tra gli eletti, ora sono pronti alla convocazione dei gazebo, all’opposto di chi, la sinistra interna, ne aveva fatto un baluardo imprescindibile, adesso vive con terrore la conta fratricida tra Enzo Lavolta e Gianna Pentenero. Per tentare di trovare una quadra l’ex senatore Gian Giacomo Migone ha promosso oggi un incontro, presente anche Francesco Tresso, il “signor nessuno” (copyright Max Casacci, chitarrista dei Subsonica) che si è autocandidato rompendo il fronte civico. La prospettiva di passare per le forche caudine del voto di militanti e attivisti li terrorizza, ma nessuno vuole essere il primo a gettare la spugna, men che meno se la propria uscita dai giochi potesse rappresentare un vantaggio per altri.

Eppure, tutti in queste ore hanno aperto canali di trattativa. A Lavolta, ammaccato dai suoi stessi compagni di corrente per le sue traversie giudiziarie e mollato al suo destino proprio dai capataz della sinistra, non dispiacerebbe la presidenza della Circoscrizione San Donato-Campidoglio-Parella, mentre per la Pentenero sarebbe stata Anna Rossomando nel corso di un colloquio con Andrea Giorgis a proporre come exit-strategy il ruolo di vicesindaca della Città metropolitana. Una cosa è chiara: le primarie sono un’incognita troppo pericolosa e, soprattutto, due candidati della stessa area rischiano di cannibalizzare il consenso (oltreché costituire un serio problema nella raccolta delle firme di presentazione).

Questo è lo stato dell’arte a poche ore dalla riunione romana. Il tutto mentre continua ad aleggiare il convitato di pietra, cioè Guido Saracco, di cui si continua a parlare nonostante abbia a più riprese manifestato la sua indisponibilità a correre. “Ci fosse una royalty sul mio nome diventerei ricco”, scherza il rettore del Politecnico che smentisce di aver finora ricevuto telefonate da Enrico Letta.

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