POLITICA E SANITÀ

Azienda Zero e tagli alle Asl, azzardo Lega sulla Sanità 

Serve un nuovo piano sanitario, ma il centrodestra prepara lo spezzatino. Come sulla ludopatia è il partito di Salvini (e non la giunta) a proporre il provvedimento. E molti, tra gli alleati, temono che possa fare la stessa fine. Altra valanga di emendamenti in arrivo

La Lega accelera, le opposizioni preoccupate frenano, gli alleati per ora stanno alla finestra. E il presidente della Regione lascia filtrare che sulla questione vuole “capire bene”. La questione è quella dell’Azienda Sanitaria Zero, la super Asl a capo di tutte le aziende sanitarie che, prendendo spunto dal modello veneto rafforzandolo nelle competenze e nei poteri, a detta dell’assessore Luigi Icardi sarà “uno strumento importante e indispensabile per il Piemonte per gestire nella maniera più efficace ed efficiente quanto programmato dall’assessorato”.

Ieri in IV commissione, per la prima volta in presenza, Icardi ha illustrato il testo e risposto alle prime domande in fase di discussione generale. Non c’era il primo firmatario della proposta di legge, il capogruppo della Lega Alberto Preioni, reduce dalla batosta sull’altra proposta che non la giunta bensì il gruppo del principale partito della coalizione di centrodestra aveva presentato, quella sulla ludopatia. E proprio questa prassi che vuole il partito di Matteo Salvini proporre e intestarsi progetti di legge che potrebbero avere vita e percorso assai più facile nel caso arrivassero dall’esecutivo. Se da una parte rischia di accomunare in un possibile uguale destino la norma sull’Azienda Zero a quella sul gioco d’azzardo, dall’altro non può che rendere più debole l’immagine della stessa giunta e pure della Lega (nel caso di un insuccesso).

Gli alleati, soprattutto Fratelli d’Italia spiegano a taccuini chiusi che ormai a questo modus operandi dei leghisti ci hanno fatto il callo. Ciò non ha evitato che decidessero di non votare il testo sulle slot con tutto quel che poi è venuto dopo. Lo stesso intendimento da parte di Alberto Cirio di “approfondire la questione” dell’Azienda Zero non è proprio uno stendere la passatoia d’onore per la legge che dovrà portare alla nascita della super Asl.

Tra chi, pensando a com’è andata con le slot, fa i debiti scongiuri e scaccia la cabala e chi cerca di frenare la corsa della Lega e del suo assessore verso il modello veneto rafforzato, il percorso del testo che a detta di molti svuoterà parecchio i poteri della direzione regionale della Sanità da poco affidata a Mario Minola (la cui assenza è stata notata ieri in commissione) procede verso il momento in cui si entrerà nei dettagli degli articoli e dove spunteranno gli emendamenti che le minoranze stanno preparando già da tempo. Uno di questi il Pd lo ha predisposto per chiedere che l’Azienda Zero entri in funzione solo quando sarà completato il riordino delle Asl e delle Aso e, comunque, prevedendo un periodo di transizione. Perché questa richiesta? È stato proprio l’assessore alla Sanità, ieri, a spiegare che “un minuto dopo l’approvazione della proposta di legge” sulla super Asl, si procederà a una riforma territoriale e delle funzioni delle aziende. Tradotto: si dovranno unificare molte Asl e Aso, riducendone il numero complessivo e, stando a un vecchio proposito di Icardi, portare in capo alle aziende ospedaliere gli ospedali adesso dipendenti dalle Asl, che concentrerebbero il loro ruolo nel cruciale settore della medicina del territorio, lato debole del sistema sanitario piemontese emerso con tutta la sua gravita con la pandemia.

“Una decisione – quella annunciata dall’assessore – che spezzetta una riforma della sanità che dovrebbe essere più generale e coinvolgere in un confronto a 360 gradi tutti i soggetti interessati, osserva il capogruppo dem Raffaele Gallo che chiede a Icardi “di presentarci la sua proposta di riforma delle Asl insieme a quella di Azienda zero”. Per il Pd che guarda con sospetto il nuovo soggetto sanitario temendo “confusione di ruoli e di responsabilità” non solo con la direzione regionale, ma anche con le stesse aziende sanitarie locali e ospedaliere, quello che si prospetta è “una serie di provvedimenti spezzatino”. Da qui la richiesta, con il sapore della sfida, alla maggioranza: “Si faccia un nuovo piano sociosanitario regionale” dove l’Azienda Zero potrebbe essere uno dei tanti tasselli della riforma da predisporre “il coinvolgimento di tutti”.

Ai dubbi espressi dai sindacati si aggiungono i rilievi di altre forze di opposizione che, come spiega Francesca Frediani del Movimento  4 Ottobre, non vogliono la creazione di una nuova struttura di potere messa in piedi grazie ad una “riformina”. La priorità “dovrebbe essere il piano socio sanitario – attacca l’ex grillina –. Invece di comprendere quali siano i bisogni di salute da soddisfare, la proposta della maggioranza di destra scimmiotta invece organizzazioni di altre regioni senza comprendere che ogni realtà ha le sue peculiari caratteristiche”.

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