Ci vuole intelligenza (non solo artificiale)

L’annuncite, la dichiarite, la presenzialite sono le malattie più diffuse nei politici nostrani che stanno seduti sugli scranni alti di piazza Castello e via Milano. Abbiamo visto il presidente della Regione appiccicato al commissario straordinario, generale Figliuolo, e intervenire a ogni visita, salvo che poi lo stesso assessore alla Sanità è quello che dichiara più massivamente sui mali della sanità piemontese accentuata dalla pandemia. Se lo dice lui! La sindaca “scopre” Stellantis solo ora a fine mandato: meglio tardi che mai, dice qualcuno. No, non è così. Quando è tardi è tardi.

Nel frattempo, senza la cabina di regia pubblica c’è chi, da anni si è organizzato come la “squadra” degli Exclusive Brands Torino che da anni promuove alcune delle aziende più prestigiose del Piemonte, proponendole come un unico “biglietto da visita”, soprattutto per l'export sui mercati internazionali. Insomma, le eccellenze piemontesi si sono già organizzate nel loro esclusivo club che rappresenta i settori trainanti dell’economia piemontese che spazia dai gioielli alla moda, dal cibo, alle arti grafiche e al settore della bellezza e della cura della persona, dal tessile, alla tecnologia, dalle strutture ricettive alla gioielleria, dall'enogastronomia all'estetica. Chiamiamola lobby, sinergia o come si voglia, sta di fatto che queste aziende si autopromuovono individuando nuove strategie commerciali ed opportunità, consolidando il successo internazionale in specifici ambiti geografici e condividendo informazioni ed esperienze trasversali. Ci sono progetti che funzionano benissimo senza regia pubblica ed è sicuramente un bene ma è anche il sintomo dell’assenza e incapacità pubblica alla cabina di regia e coordinamento delle azioni a tutela dell’economia piemontese e dei suoi livelli occupazionali.

Emblematica della mancanza di incidenza sono le molteplici vertenze aperte, non ultima la ex Embraco. Quando l’assessore al lavoro dichiara che scriverà “una lettera al giorno” al Mise per sollecitare una soluzione fa un azione propagandistica  e rivela la sua incapacità a incidere sui processi politici e decisionali.

D’altra parte ci è voluto un pastore di anime, don Luca Peyron, direttore della pastorale universitaria e coordinatore del servizio per l'apostolato digitale dell’Arcidiocesi di Torino, uno dei padri e dei promotori del progetto di Istituto di Intelligenza Artificiale a Torino con 80 milioni di investimento e 600 posti di lavoro circa. Dopo le lodi iniziali tutto è caduto nell’oblio e nell’indifferenza degli stakeholder piemontesi. Poi con la presentazione del Pnrr si scopre che Torino non è indicata come sede italiana dell’Ai e subito scatta alla creazione della task force fatta da tutti i rappresentati delle categorie sociali più rappresentative e le Istituzioni. Hanno scordato solamente il Sindacato. Immediatamente arrivano le dichiarazioni governative di rappresentanti pentastellati della viceministra Castelli e Pichetto di Forza Italia, poi, infine don Peyron rassicura: “Sarà a Torino”.

Non so se è una notizia superata ma a fine 2020 a Bologna nasce “Intelligenza Artificiale Emilia-Romagna” la task force presentata durante il Business Forum dedicato all’intelligenza artificiale e promosso dall’ambasciata canadese in Italia. Una tre giorni che vede protagonisti il Canada, e in particolare il Quebec, con il suo centro d’avanguardia Mila, e l’Emilia-Romagna, sede del Cini, il principale punto di riferimento della ricerca accademica nazionale italiana nei settori dell’informatica, dell’ingegneria informatica e dell'information technology. Con investimenti pubblici per oltre 300 milioni di euro, l’Emilia-Romagna è da tempo il centro strategico per gli studi sull’IA in Italia e non solo. Appunto, 300 milioni contro 80 piemontesi. Siamo sicuri su Torino? Spero in smentite autorevoli.

L’intelligenza artificiale è uno dei passaggi cruciali per arrivare al futuro, raggiungerlo, impossessarsene, farlo nostro per le generazioni future. Per portare la nostra terra alla transizione ecologica che consenta la crescita di una nuova economia traghettando l’attuale senza traumi. L’intelligenza artificiale è un patrimonio universale con un valore secondo una ricerca di Idc (International Data Corporation) dello scorso marzo, gli investimenti in intelligenza artificiale per il 2020 oscillano tra i 48 miliardi di dollari, +25% rispetto al 2019, e i 50,7 miliardi, +32%. Solo in Italia il mercato legato a questo settore vale già 200 milioni di euro (più di 200 milioni di dollari). In tutto il mondo, le imprese nel 2020 hanno investito oltre 50 miliardi di dollari in soluzioni di intelligenza artificiale a livello globale, contro i 37 miliardi circa del 2019.

Allora usciamo dal ruolo di replicanti dello sketch della Smorfia con “annunciazò, annunciaziò” augurandoci che prima di tutto, chi di dovere, usi l’intelligenza… per arrivare a quella artificiale.

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