DIRITTI & ROVESCI

"Piemonte come Bibbiano", Meloni alza il tiro sugli affidi

Iniziativa della leader di Fratelli d'Italia che chiede l'intervento del ministro Cartabia. Marrone: "La testa del drago è qui". Ma dietro la mossa c'è la prova di forza verso la Lega. Il Pd contesta i dati: "Solo una meschina propaganda"

“Sarebbe inaccettabile assistere a una nuova Bibbiano”. E per Giorgia Meloni la “nuova Bibbiano” sarebbe proprio il Piemonte su cui la leader di Fratelli d’Italia annuncia di “accendere i riflettori”. Con una mossa di cui non sfuggono i segnali lanciati al presidente della Regione Alberto Cirio e alla Lega, così come le possibili conseguenze nei rapporti tra gli alleati della maggioranza di centrodestra, Meloni ricorda che proprio da “un’indagine della Regione è emerso che circa il 70-80% dei bambini oggetto dei provvedimenti non avrebbe dovuto essere allontanato. Solo nel 2019 sono stati più di 25 i casi giudiziari che hanno riguardato l'allontanamento dei minori dal loro nucleo familiare. Casi accomunati – sottolinea la leader di FdI – da diverse anomalie: dall'indagine sono emersi squilibri, forzature, se non veri e propri abusi”. 

Nell’accostamento del Piemonte al comune della Toscana travolto da un’inchiesta dai contorni e dagli esiti per nulla definiti, il partito che negli ultimi tempi ha messo più di una volta in difficoltà la principale forza politica della coalizione, come nel caso della legge sul gioco d’azzardo, accentua i toni spiegando di aver “chiesto al ministro Marta Cartabia di prendersi cura della questione e fare chiarezza. Sarebbe inaccettabile assistere a una nuova Bibbiano". Nel videomessaggio durante la presentazione dell'esposto da parte del suo partito sul tema degli affidi in Piemonte Meloni ha ricordato inoltre che “come Fratelli d’Italia continuiamo a chiedere che la commissione di inchiesta su affidi e case famiglia inizi subito a lavorare". Alla call con la loro leader hanno partecipato, tra gli altri, la deputata torinese Augusta Montaruli e l’assessore regionale Maurizio Marrone. Proprio quest’ultimo ha spiegato che “è emersa una sproporzione di allontanamenti rispetto alla media nazionale e che la maggior parte di quelli motivati da maltrattamenti e sospetti abusi è un'estrema minoranza. La maggioranza deriva dalle conseguenze della situazione economica e sociale della famiglia”. 

Dall’assessore arriva anche un rilievo che non può non coinvolgere la Regione e in particolare la sua collega leghista Chiara Caucino che ha le delega in materia e che sul tema aveva dato vita tempo fa a una serie di discusse iniziative. “Non esiste un sistema di monitoraggio efficace sulle comunità per minori – denuncia Marrone –. E poi c’è un tema economico, perchè ogni anno la Regione versa oltre 12 milioni ai servizi sociali che a loro volta li distribuiscono alle risorse affidatarie. Senza contare tutte le cooperative che svolgono prestazioni accessorie". 

Un’immagine forte quella che offre Marrone: “La testa del drago è in Piemonte: dopo aver ascoltato le testimonianze strazianti di decine di genitori, zii e nonni privati dei loro bambini e aver promosso l’indagine conoscitiva sono tanti gli elementi a seguire fin sotto la Mole le radici del sistema di allontanamento minori che abbiamo visto in azione a Bibbiano” Cita i dati: "Allontanamenti record, 3,9 per mille rispetto al 2,7 media nazionale, appena il 14% sul totale per maltrattamenti e sospetti abusi, servizi sociali autoreferenziali, niente sistema sanzionatorio verso le comunità residenziali accreditate, niente verifica sulle incompatibilità per i giudici onorari del tribunale minori, linee guida regionali dettate da coordinamenti misti pubblico-privato”. Per l’assessore “il sistema piemontese degli affidi cuba ogni anno oltre 12 milioni di euro: normale che resista per autoconservarsi, ostacolando con ogni mezzo la riforma legislativa del centrodestra, con il pieno sostegno dei consiglieri giallorossi”. Ma la sortita dei Fratelli non può che creare qualche problema all’interno della stessa maggioranza e al governatore. Conseguenze, forse, non certo del tutto casuali.

Contestano la versione del partito della Meloni gli esponenti del Pd Stefano Lepri e Monica Canalis: “Per il Piemonte è sbagliato parlare di allontanamenti facili, in numero eccessivo o motivati dalla povertà economica. Sono dichiarazioni infondate”. Per il deputato e la consigliera regionale “il 96,44% dei 60 mila minori presi in carico dai servizi sociali in Piemonte a fine 2018 era seguito in famiglia. Del restante 4%, solo i due quinti era rappresentato da allontanamenti giudiziali extra familiari, comunque temporanei. La maggior parte sono allontanamenti consensuali, intra-familiari o di minori stranieri non accompagnati”. “Le cause più frequenti di allontanamento – sottolineano – sono sempre legate ad abusi, continui maltrattamenti, gravi carenze educative, problemi psichiatrici o dipendenze dei genitori. Mai dalla povertà materiale. Solo chi non legge i dati ma si sofferma su qualche dubbio caso per alimentare paure può avere il coraggio di screditare un sistema fatto da servizi pubblici sociali, sanitari ed educativi, terzo settore e famiglie affidatarie che sono unico per qualità in Italia”. “Sfidiamo i colonnelli della Meloni – aggiungono – a un confronto politico sui fatti. Troppo facile la scorciatoia dell’esposto su qualche caso discutibile. Il gruppo regionale Pd manderà al ministro Cartabia la relazione dei gruppi di minoranza, redatta al termine dell’indagine conoscitiva piemontese, per fare chiarezza sulla situazione del Piemonte e impedire a questa destra cinica di usare i bambini per meschina propaganda”.

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