RIPRESA & RESILIENZA

Un Piemonte da Recovery,
si allunga il libro dei sogni

La riapertura dei termini fa raddoppiare i progetti raccolti dalla Regione nel suo "censimento" per Draghi: siamo a 3mila. Uno sterminato elenco di interventi e opere da 34 miliardi e mezzo. Oggi il Consiglio aperto a Palazzo Lascaris - DOCUMENTO

Tentar non nuoce. La riapertura dei termini ha fatto ulteriormente lievitare il numero progetti collegati al Recovery Plan del Piemonte per un ammontare complessivo che ha addirittura superato i 34 miliardi, rispetto ai 27 miliardi della prima versione. Chiamala lista della spesa o libro dei sogni, la sostanza non cambia. E la scarsa fiducia sul successo anche solo di una minima parte dei piani contenuti nelle 183 pagine del nuovo documento predisposto dalla Regione sta nella derubricazione di quello che prima era il “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza” per il Piemonte a un meno pretenzioso “Censimento”. Ogni Comune, Provincia, ente pubblico o azienda ci ha messo dentro la sua richiesta. Qualcuno forse verrà premiato, la stragrande maggioranza di queste proposte non sarà neanche presa in considerazione.

La Regione ha prolungato i tempi fino al 16 aprile dopo la protesta di decine di sindaci che non erano riusciti a consegnare i propri dossier in tempo utile ed ecco che in un paio di settimane il numero dei progetti è più che raddoppiato: da 1.273 a 2.968. Dentro c’è di tutto: da “Piemonte Hydrogen Valley”, il grande piano sull’idrogeno redatto dalla stessa Regione, con un importo di 150 milioni di euro, a quello sulla sartoria itinerante (55mila euro) proposto dal Comune di Poirino, nel Torinese. “Una lotteria cui i sindaci hanno partecipato con lo stesso spirito con cui si compra un gratta e vinci” dice il consigliere Pd Daniele Valle alla vigilia del Consiglio regionale aperto che si svolgerà oggi proprio sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che il premier Mario Draghi ha spedito nei giorni scorsi a Bruxelles. Cosa ci sarà in serbo per il Piemonte? Nessuno può dirlo. “Senza indicazioni da parte della Regione – prosegue l’esponente dem – ognuno ha mandato quel che già aveva pronto e in piazza Castello hanno preso e buttato tutto nel calderone”.

Di certo c’è che oltre ai grandi piani d’intervento nazionali sono previsti 6 miliardi per i Comuni e 2,5 miliardi per le Regioni ma in quali opere si tradurrà questo ingente stanziamento non lo sanno neanche in piazza Castello. “Il primo incontro con Draghi sulla questione lo abbiamo avuto l’8 aprile, non avevamo il tempo di aspettare le direttive del Governo così ci siamo limitati a raccogliere tutte le proposte che sono venute dal territorio” spiega l’assessore ai Trasporti Marco Gabusi. Lui stesso, dopo aver inserito opere relative alla realizzazione di nuove strade o messa in sicurezza di quelle vecchie ha saputo successivamente che sarebbero state finanziate solo le infrastrutture su rotaia, quale per esempio l’alta velocità tra Torino e Genova. Quel che si sa è che una fetta importante delle risorse per Regioni e Comuni saranno vincolate a opere per il contrasto del dissesto idrogeologico: quali? Per quali importi? Non è dato saperlo.

A dimostrazione che nella prima versione del documento l’area metropolitana di Torino fosse stata quasi dimenticata – come denunciavano molti sindaci – ecco i progetti provenienti da quei territori più che quintuplicati nella nuova versione, dove sono passati da 181 a 1.041. Mentre a Cuneo si passa da 39 a 319: anche qui molti primi cittadini hanno aperto i cassetti e spedito quel che avevano pronto. Difficile dire cosa poi verrà premiato e cosa no. La lista della spesa è lunga: il conto totale è di 34.565.009.495.

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