Sindaco di Torino, basta con le caricature

Forse anche per Torino è giunto il momento di valutare con maggior attenzione il profilo del prossimo candidato a sindaco, il suo programma e la sua squadra. Detta così potrebbe anche apparire come una banalità, cioè una riflessione scontata. Invece sarebbe già quasi una rivoluzione. E questo perché continuiamo ancora ad essere condizionati dalla parole d’ordine, dagli slogan ad effetto e da stupide e grottesche pregiudiziali. Ne voglio ricordare due perché sono tra quelle più divertenti emerse in questi ultimi tempi.

Da un lato il candidato “civico” Paolo Damilano. Un imprenditore di successo, un uomo di orientamento politico liberale e moderato, un esponente della cosiddetta società civile. Cosa centra tutto ciò con i “fili spinati” evocati recentemente da un alto dirigente del Pd, Boccia, resta francamente un mistero. O, peggio ancora, parlare di “onda nera”. Battute talmente fuori luogo e ridicole che rischiano, paradossalmente, di rafforzare proprio l’immagine, il profilo e la candidatura di Damilano a sindaco di Torino. Una persona che, come noto, è semplicemente alternativa a tutta quella cianfrusaglia propagandistica e demagogica che può essere dispensata per alcuni creduloni ancora aggrappati a vecchie, ed ormai atipiche e antistoriche, categorie ideologiche del passato.

Come, del resto, trovo sempre più curiosa la tesi che il candidato più gettonato della sinistra, Stefano Lo Russo, possa essere valutato anche e soprattutto dal suo carattere che, piaccia o non piaccia, è comunque un carattere. Perché, per dirla con l’indimenticabile Mino Martinazzoli, quello che conta alla fine è “averlo un carattere”. E Lo Russo, com’è evidente a molti, è soprattutto noto per la sua competenza politica ed amministrativa maturata nelle legislature che ha trascorso in Sala Rossa e che gli permette, adesso, di avanzare giustamente e fondatamente la sua candidatura a sindaco di Torino.

Ecco, ho voluto fare due esempi concreti per arrivare ad una semplice conclusione. E cioè, sarebbe auspicabile che la lunga campagna elettorale che si annuncia per rinnovare l’Amministrazione torinese, fosse dominata e caratterizzata invece da un confronto squisitamente programmatico. Lasciando al loro destino le simpatiche e sempre più grottesche invettive ideologiche. Anche perché fermarsi da un lato ai “fili spinati” e all’“onda nera” e, dall’altro, all’antipatia caratteriale, rischierebbe di trasformare la campagna elettorale in una sorta di caricatura carnevalesca e goliardica. Lo dico non solo per la serietà e la professionalità dei candidati in campo, ma anche e soprattutto per la credibilità della politica e per il futuro di Torino e della sua città metropolitana.

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