Il "centro" di Damilano

Diciamoci la verità. Da tempo nella politica italiana manca all’appello un partito, un luogo politico, un soggetto, un progetto. Comunemente e sbrigativamente si potrebbe definire un “partito di centro” in grado di declinare una vera ”politica di centro”. La responsabilità è di molti, come ovvio, in particolare di tutti coloro - me compreso - che provengono culturalmente da quell’esperienza politica. Certo, ha contribuito in quest’opera di demolizione la religione del maggioritario che ha predicato per anni, con successo, quasi l’obbligatorietà di avere una destra che si contrappone alla sinistra e viceversa. Creando quella radicalizzazione della dialettica politica che ha raso al suolo qualsiasi elemento di moderazione, di cultura della mediazione e della necessità di trovare una sintesi che era e resta una condizione indispensabile e necessaria anche per garantire il buon governo. Il tutto, poi, è stato reso ancor più facile dopo l’irruzione del grillismo e la straripante vittoria del populismo demagogico, anti politico e giustizialista dei 5 stelle.

Ora, almeno così pare, quell’onda d’urto pare avere meno consenso e, di conseguenza, può ritornare anche la politica con la P maiuscola. Anche se il populismo di marca grillina non tramonterà così facilmente dall’orizzonte della politica contemporanea.

E proprio in un quadro del genere, per fermarsi a Torino, è indubbiamente importante il progetto politico e civico messo in campo da un candidato a Sindaco, Paolo Damilano, che con la sua iniziativa di “Torino bellissima” introduce, e dopo molto tempo, una proposta di “centro” nella dialettica politica torinese. Certo, all’interno di una coalizione, il centrodestra. Ma il progetto di Damilano, almeno così pare, punta anche a recuperare e a rilanciare un progetto politico che per troppo tempo è stato dormiente. E merita, di conseguenza, di essere seguito con attenzione da parte di tutti coloro che non si rassegnano alla vecchia e stantia contrapposizione muscolare tra la destra e la sinistra. Il tutto, come ovvio, al netto delle goliardate carnevalesche sulla “marea nera”, l’“onda nera”, i “fili spinati” e l’“uomo nero” che continuano a girare in alcuni ambienti cittadini e che, diciamocelo con franchezza, rischiano di essere più riflessioni comiche che politiche.

Certo, vedremo come si declinerà concretamente questo progetto politico e amministrativo. Nell’ambito di quella coalizione e, soprattutto, nella dialettica politica ed amministrativa cittadina. Come sempre saranno solo i fatti a dirlo. Ma le premesse, almeno quelle, sono certamente incoraggianti.

Al contempo, si resta in attesa che anche nel campo della sinistra decolli un progetto politico riconducibile a quell’area politica di “centro”. Per il momento non sono granché incoraggianti i comportamenti quotidiani dei partitini e dei movimenti che pensano di rappresentare in modo quasi esclusivo quella esperienza politica e culturale nel campo della sinistra. È sufficiente scorrere le cronache giornalistiche quotidiane sui media cittadini per rendersene conto. Ma non tutto è perduto, come ovvio.

Ecco perché, forse, dopo l’ubriacatura populista e demagogica di questi ultimi anni può decollare anche una nuova fase politica. E l’area di “centro”, piaccia o non piaccia, può e deve giocare un ruolo protagonistico e di primo piano in questo contesto. Cominciando anche da Torino e dalle prossime elezioni amministrative.

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