La chimera dell'uguaglianza

Leggendo la biografia di uno studioso di origine torinese, si scopre che il padre era nato in Inghilterra e la madre era inglese e nell’infanzia aveva vissuto fra Londra, Parigi e Torino e tutto questo lo aveva portato a parlare fluentemente italiano, inglese e francese. Indubbiamente ciò ha rappresentato un vantaggio per la sua successiva carriera di studioso. Ovviamente è una fortuna nascere con certi punti di forza, anche se altrettanto ovviamente non tutti li sfruttano. Una delle tante discussioni teoriche che si fanno sull’ordinamento della società è quello sull’uguaglianza. Discorso più teorico che pratico perché ogni uomo è diverso dall’altro e l’unica uguaglianza che ci può essere è quella di fronte alla legge. Da un certo punto in poi della storia, alcuni studiosi hanno spostato il discorso dall’uguaglianza fra gli esseri umani, alla cosiddetta uguaglianza dei punti di partenza.

L’idea è, considerato che gli uomini sono diversi, che almeno alla nascita dovrebbero partire dalla stessa linea di partenza. Anche qui un discorso campato in aria con scarsa o nulla attinenza con la realtà. Nascere in una famiglia ricca è sicuramente un grosso vantaggio, ma quanti giovani rampolli hanno dilapidato le ricchezze avute in eredità e sono rimasti in brache di tela? Per quei figli finiti in disgrazia nonostante le ricchezze familiari, sarebbe stato meglio nascere in una famiglia modesta che li avrebbe avviati ad un lavoro così da non finire sotto i ponti. L’intelligenza, la costanza, la capacità di lavoro, la salute e le tante altre caratteristiche dell’essere umano non sono equamente distribuite dalla natura che aborre l’uniformità, e queste caratteristiche nella gran parte dei casi sono più importanti dei vantaggi o svantaggi che si possono avere alla nascita in termini di censo.

È stata dimostrato ampiamente che se si distribuisse una certa cifra di denaro a un gruppo di individui, alcuni lo dilapiderebbero tornando alla loro condizione di povertà e solo alcuni riuscirebbero a farlo fruttare e a cambiare la propria condizione. Quanti vincitori di cifre stratosferiche sono finiti sotto i ponti? Quando parlano di uguaglianza di punti di partenza, venendo al nocciolo della questione, si tratta sempre di soldi ovvero della ricchezza familiare di partenza. Quante persone nate povere, ma dotate dalla natura di particolare bellezza o prestanza fisica hanno avuto successo nel mondo dello spettacolo e dello sport capovolgendo la loro situazione di partenza? Si può distribuire equamente la bellezza o la prestanza fisica? L’uguaglianza dei punti di partenza è un’altra chimera su cui si vuole sacrificare altro denaro dei contribuenti. La recente idea di dare una dote di denaro ai diciottenni è una di quelle, come se questa cifra possa cambiare chissà cosa. A tutti fa piacere ricevere un regalo, ma con le mancette non si risolvono i problemi. Non tutti lo spenderanno in gozzoviglie, ma pensare che una modesta cifra denaro possa cambiare la vita, mi pare azzardato. Perché non creare le condizioni affinché i giovani possano trovare un lavoro e la loro strada nella vita senza le mancette dello Stato?

Quando un tempo la scuola costituiva un importante ascensore sociale c’era l’ossessione per garantire la possibilità di studiare a tutti e questo lo si è perseguito con l’istruzione pubblica che come è evidente ai più, non ha mantenuto le promesse fatte. Quello che si potrebbe fare è garantire un percorso di studi accessibile a tutti, ma ciò lo si potrebbe fare solo con la privatizzazione del sistema scolastico e il sistema dei bonus, così che le famiglie possano scegliere la scuola dei figli senza essere costrette a scegliere l’istituto scolastico di scarsa reputazione. Ovviamente ciò non eliminerebbe ciò che la natura crea in termini di diseguaglianza di capacità, intelligenza, bellezza e così via.

Ci sarà sempre qualcuno più intelligente di un altro che a parità di percorso scolastico otterrà diversi risultati nella vita. Poi nella vita c’è l’imponderabile caso che tutto domina. Tornando all’esempio iniziale dello studioso che parlava tre lingue perché il padre si era sposato una donna inglese, si dovrebbero proibire i matrimoni con cittadini stranieri per evitare che qualcuno sia avvantaggiato dal fatto di conoscere due lingue da madrelingua? È impossibile perseguire una qualche uguaglianza dei punti di partenza, se non garantire di poter studiare per quanto ora il titolo di studio non rappresenti più l’ascensore sociale di un tempo. 

Accanirsi su chimere irrealizzabili nasconde solo il desiderio di prendere i soldi da dove ci sono per poterli gestire e aumentare il potere dello Stato sulla società.

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