Italvolt è un fuoco di Paglia

Il fuoco di “Paglia” di Confindustria Canavese su Italvolt e la presa di posizione della Fim di Torino sulla Gigafactory a Mirafiori sono passati, purtroppo, inosservati nella politica torinese e nel mondo imprenditoriale. Già, meglio non esporsi quando si deve scontentare qualcuno, perfetto esempio di modo con cui non fare politica.

Quando si dice fare sinergie sul territorio e poi si agisce al contrario: la presidente di Confindustria Canavese Patrizia Paglia crede davvero a un progetto in cui nessuno ha ancora tirato fuori un soldo, né Carlstrom né gli ottantaquattro imprenditori che hanno dichiarato disponibilità a investire e hanno firmato, forse, una lettera di interessamento? Ma sentiamo Paglia: “Scarmagno è un sito che non è stato scelto a caso, oltre ad avere un forte legame con una delle storie industriali (il futuro industriale non si fa con la storia passata ma con le potenzialità future, ndr) più importanti dell’Italia, è stato ritenuto strategico per la vicinanza con il Politecnico di Torino (perché Mirafiori dov’è? ndr) e per la sua ubicazione, considerata ideale grazie al comodo collegamento con l’autostrada e alla vicinanza con il Sud dell’Europa e con l’asse portuale di Genova(mi ripeto: Mirafiori è fuorimano rispetto ai collegamenti? ndr). Italvolt è un’operazione in cui le istituzioni locali credono fortemente; con un ottimo lavoro di squadra stanno seguendo passo passo lo sviluppo del progetto, considerato una eccezionale opportunità per l’intera Regione. Ritengo opportuno che il governo italiano prenda in considerazione anche Italvolt, iniziativa imprenditoriale che può già contare sul sostegno di finanziatori privati e che ha riscosso l’attenzione da parte di alcune importanti agenzie europee”. A questo punto, però, dica chi sono questi finanziatori, ma dica soprattutto quali sono i loro clienti e portafoglio ordini.

È sufficiente questa parte delle dichiarazioni della presidente di Confindustria Canavese per rendere evidente che non esiste un progetto concreto di Italvolt a Scarmagno che tra l’altro vuole realizzarlo un imprenditore chiacchierato industrialmente e una cordata “disponibile” localmente ma che non ha un’industria automobilistica alle spalle. Per contro Mirafiori è di Stellantis, che produce auto (lo dico per la Paglia); Psa porta in dote la società di batterie Acc che ha già due gigafactory in Europa e quindi una storia industriale concreta e solida. I maligni e malpensanti dicono che nella parte “non” scritta del comunicato di Confindustria Canavese ci sia scritto che Stellantis dovrebbe fare la sua gigafactory al sud e Italvolt al nord. I Piemontesi ringraziano! Se ciò fosse vero vorrebbe dire che l’egocentrismo territoriale insieme alla malattia di protagonismo miope regalerebbe un investimento essenziale per l’industria automotive italiana al sud e un “bidone” industriale al Piemonte. Ricordo che su questo da ex Bertone a ex Embraco non abbiamo più bisogno di ex ma di post.

Per contro, a una proposta interessante e innovativa della Fim torinese di concentrare in una Grande Mirafiori tutte le produzioni compresa la Gigafactory, la politica torinese che chiede sempre politiche industriale coraggiose per il futuro del territorio tace. Anche gli imprenditori tacciono. Eppure è una proposta che vuole rafforzare Stellantis e affrontare il tema riduzione costi posto da Tavares senza creare perdite di posti di lavoro. La proposta somiglia molto a quando nel 1995 la dirigenza Alenia voleva chiudere Torino e la Fim di allora anticipò l’azienda proponendo “l’arroccamento” a Caselle preservando la Direzione Tecnica a Torino insieme all’allora Alenia Spazio. E così fu. Tra l’altro né Fiom, né Uilm hanno respinto la tesi odierna sulla Grande Mirafiori ma l’hanno “palpeggiata” per scoprirne gli umori diffusi e ovviamente la base Fiom si è dichiarata contraria. Tutto scontato.

Sempre tra l’altro, quando Marchionne insieme a Sergio Chiamparino, allora sindaco, e Tom Dealessandri, vicesindaco, tra una partita e l’altra a scopa convinsero l’ad di Fca a salvare i 1100 della ex Bertone l’operazione fu geniale ma trovò forti resistenze nella dirigenza torinese di Fiat. Oltreché una forte opposizione in Fiom perché li costrinse a firmare il contratto collettivo specifico per lo stabilimento di corso Allamano. Mi sembra però che nelle settimane scorse in una lunga lettera a un giornale torinese Airaudo e Chiamparino proponevano un futuro nuovo per Mirafiori. La proposta della Fim torinese ha coraggio, vediamo se ci sono altrettanti coraggiosi tra gli imprenditori che chiedono sempre certezze per la filiera dell’auto, dai politici a partire dai candidati Sindaci. Prego signori, fate il vostro gioco, prima che i giochi siano fatti oppure salirete ancora una volta populisticamente sulle barricate con estremismi imprenditoriali e politici a braccetto?

È già successo nel 2016…

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