Torino, alleanze e confusione
Giorgio Merlo 09:57 Martedì 22 Giugno 2021
Le alleanze politiche ed elettorali sono sempre state al centro del dibattito. E da sempre rappresentano il sale e il lievito della strategia dei vari partiti. Certo, per molti anni le alleanze erano il frutto concreto e tangibile dei progetti dei partiti e non erano dettate solo e soltanto da pulsioni trasformistiche ed opportunistiche. Negli ultimi anni, invece, com’è ormai evidente a tutti coloro che non vivono di pregiudizi e di pregiudiziali, le alleanze elettorali sono semplicemente il prodotto di calcoli legati alla contingenza e al più spregiudicato tatticismo.
Certo, ci sono alcune differenze tra i vari schieramenti politici in campo. Se nel centro destra, alla fine, l’unità della coalizione è quasi sempre raggiunta anche senza una grande discussione politica e di merito, nel campo alternativo della sinistra le novità non mancano mai. E non sono certamente le primarie a sciogliere tutti i nodi. E questo perché, detto tra di noi, le primarie si sono ormai ridotte ad un banale prolungamento pubblico delle lotte tra le varie correnti organizzate all’interno Pd e dei suoi gruppi affini. Come l’esperienza concreta torinese ha persin platealmente confermato. Ma, al di là di questo strumento burocratico e protocollare sempre più desueto e fuori luogo, è del tutto evidente che le alleanze che vengono stipulate stentano a rispondere ad un disegno politico di lungo respiro e anche convincente. Certo, esiste sempre il mantra dell’antifascismo e dell’unità contro “tutte le destre”. Ma ormai sono diventati slogan un po’ vuoti che non attecchiscono neanche più tra i proponenti quando vengono solennemente lanciati e propagandati. E questo non per la valenza e la bontà storica di quegli slogan ma per il semplice motivo che non centrano quasi più nulla con la stagione contemporanea e con le dinamiche sociali, culturali e politiche attuali che caratterizzano la nostra società.
Da questa semplice considerazione deriva la confusione che agita il campo alternativo al centro destra. Non a caso, e per fermarsi solo a Torino, oltre al candidato ufficiale della sinistra uscito vincente dalle primarie, si contano – almeno sino ad oggi – un potenziale candidato del partito di Grillo e di Conte, un candidato potenziale del cosiddetto “terzo polo”, candidati della sinistra comunista e, forse, qualche altro candidato di altre forze alternative al centrodestra. Insomma, una pluralità di candidati a sindaco della città che evidenzia una confusione sovrana. Il tutto, però, condito anche dalla minaccia o promessa – che però, come ben sappiamo, quando parliamo dei 5 stelle, durano lo spazio di un mattino – del partito di Grillo e di Conte di non votare a livello torinese il candidato della sinistra all’eventuale ballottaggio. Per non parlare del cosiddetto “terzo polo” dove non si capisce ancora bene quale sia l’orientamento finale.
Ecco perché, dopo aver richiamato seppur brevemente alcuni passaggi della vicenda politica torinese, non possiamo non arrivare alla conclusione che il capitolo delle alleanze politiche ed elettorali non risponde più a un disegno lineare e strategico ma sono sempre più il frutto e il prodotto di calcoli tattici ed estemporanei. È persino inutile ricordare che quando la politica era pensiero, azione e strategia le alleanze non erano una variabile indipendente ma la conseguenza e il prodotto finale di una strategia e di una prospettiva politica. Ma, del resto, in una stagione dominata dal trasformismo e dall’opportunismo tutto ciò è destinato ad essere sacrificato sull’altare della sola contingenza ed improvvisazione.