LOTTA AL COVID

Scuola e vaccinazioni, Piemonte agli ordini del generale

Figliuolo chiede i numeri degli insegnanti non vaccinati e i motivi del rifiuto. Rinaudo: "Operazione complicata". Vietato ai dirigenti degli istituti censire il personale non immunizzato. Entro la metà del mese le prima somministrazioni ai ragazzi dai 12 ai 15 anni

Più semplice far partire la campagna vaccinale per i ragazzi dai 12 ai 15 anni che rispondere alla richiesta del generale Francesco Paolo Figliuolo di avere entro il 20 agosto il numero del personale scolastico che non si è vaccinato per ragioni sanitarie e quello di chi, all’interno della stessa categoria, di vaccinarsi non ne vuole proprio sapere. Due problemi da risolvere in vista del ritorno nelle aule. 

Il primo è stato affrontato ieri nel corso di un incontro all’assessorato alla Sanità con i pediatri di libera scelta e già nei prossimi giorni si incominceranno a predisporre, in ogni singola Asl, le agende per le prenotazioni prevedendo le prime iniezioni già verso la metà di luglio. Sul secondo ancora ci si arrovella. Nella lettera inviata alle Regioni Figliuolo chiede di “attuare in maniera più incisiva il metodo di raggiungimento attivo di questi cittadini – ovvero il personale scolastico, docente e non – provvedendo a prenotare gli aderenti e comunicando alla struttura del commissario entro il 20 agosto il numero dei soggetti impossibilitati ad aderire alla campagna vaccinale per motivi sanitari e di quelli che hanno manifestato la volontà di non aderire alla suddetta campagna”.

La disposizione è chiara, la risposta a dir poco complicata. Come censire insegnanti, bidelli, amministrativi, insomma tutto il personale della scuola – definizione che comprende anche le Università e la formazione professionale, oltre agli istituti paritari – suddividendo chi non si vaccina per problemi clinici da chi il vaccino lo rifiuta per scelta? Già si sono presentati non pochi problemi che hanno causato ritardi per quanto riguarda gli operatori della sanità, dove però vige l’obbligo vaccinale. Figurarsi nella scuola, anche e soprattutto dopo che il criterio iniziale che prevedeva la priorità alla categoria era stato accantonato ad aprile, da quando professori, impiegati, bidelli si sono vaccinati rispettando il parametro dell’età. L’appello del commissario non è affatto immotivato visto che, come abbiamo scritto l’altro ieri, per quanto riguarda il Piemonte su una platea di 120mila soggetti il personale scolastico che non ha ricevuto neppure la prima dose ammonta a circa 30mila unità, di cui solo un terzo ha fino ad ora aderito.

“Non procedendo più per categoria, alla disposizione impartita manca lo strumenti attuativo”, spiega il coordinatore della campagna vaccinale regionale Antonio Rinaudo. La via percorribile per fornire entro meno di due mesi i dati richiesti dal generale “potrebbe essere quella di chiedere gli elenchi all’Ufficio Scolastico Regionale, così come alle Università e incrociarli con quelli dei vaccinati in possesso delle Asl”, ipotizza l’ex pm. Resterebbe sempre inevasa la domanda sulle ragioni della mancata vaccinazione. Insomma, una bella questione di lana caprina. Forse, meglio “accentuare un’azione di informazione e di convincimento a vaccinarsi”, di cui ribadisce l’importanza Luisa Limone, segretaria regionale di Cgil Scuola. La stessa ipotesi di uno o più vaccine day per il settore non sembra ancora matura per una traduzione in pratica a breve, nei ragionamenti che si stanno facendo nell’ambito del Dirmei. Volendo seguire il modello applicato per gli operatori sanitari, non senza difficoltà e ancora senza che siano stati assunti i previsti provvedimenti a carico dei no vax, “ci si troverebbe di fronte alla differenza non da poco di avere in un caso l’obbligo a vaccinarsi e nell’altro no”, spiega ancora Rinaudo. A dispetto della ritenuta “sensibilità” del mondo scolastico, comprovata dal fatto che tra le categorie prioritarie venne inizialmente inserito proprio il personale di ogni tipo di istituto, di obbligo non se ne è mai parlato in maniera concreta. 

Di più: oggi nessun dirigente di istituto è legittimato a conoscere chi, tra il personale dipendente, ha fatto il vaccino e chi no. Sono dati sensibili e come tali inibiti anche a chi “sarebbe opportuno, pur preservando l’assoluta riservatezza, li conoscesse”, come dice Lorenza Patriarca, dirigente dell’istituto comprensivo Tommaseo, uno dei plessi scolastici più grandi di Torino. “Nel caso degli alunni che, per varie ragioni, non sono stati sottoposti alle vaccinazioni obbligatorie contro alcune malattie, come dirigente scolastica, ho gli elenchi tutelati dall’assoluta riservatezza, ma sono informazioni utili in casi particolari. Credo che dovrebbe essere adottato lo stesso criterio per il personale, sia per la tutela dei diretti interessati, sia per quella dei ragazzi e degli altri operatori. In alcune situazioni queste informazioni potrebbero risultare molto utili. La scuola ha dimostrato di non essere affatto uno dei luoghi più a rischio, le misure adottate con scrupolo hanno funzionato, ma tutto quel che può servire per evitare di tornare a chiudere le aule e a garantire la maggior sicurezza al personale e agli studenti va fatto”.

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