DIRITTI & ROVESCI

Ai banchetti per la giustizia con il saltimbanco Salvini

Parte anche in Piemonte la raccolta firme per il referendum promosso da Lega e Partito radicale. Tanti dubbi sulla conversione garantista del Capitano. Giachetti: "L'importante non è con chi si fa ma il risultato". E le due anime pannelliane tornano a parlarsi

Se il fine giustifica i mezzi e pure certi compagni di viaggio, è con lo stesso spirito che militanti e dirigenti radicali hanno accettato di percorrere un pezzo di strada con la Lega. Il fine è una “giustizia giusta”, il mezzo è il Capitano che, nonostante le tante capriole e furbizie, guida una macchina in grado di raccogliere mezzo milione di firme di qui fino al 30 settembre. “Come ci ha insegnato Marco Pannella – dice Sergio Rovasio, presidente dell’associazione torinese che porta il nome del vecchio leader –. Nessuna alleanza con la Lega, solo un pezzo di strada insieme per un obiettivo comune”.    

Sono 136 i banchetti che da oggi in tutto il Piemonte raccoglieranno le firme. Sei i quesiti che i promotori intendono sottoporre al giudizio dei cittadini italiani, e riguardano la responsabilità dei magistrati, la separazione delle carriere, i limiti alla carcerazione preventiva, l’abrogazione della legge Severino, la riforma del Csm, il diritto di voto per avvocati e professori nei consigli giudiziari sulla valutazione professionale dei magistrati.

“Chi sbaglia paga” è il claim che campeggia sul volantino elettronico del partito di Matteo Salvini, il leader dalle mille giravolte, che sostiene l’esecutivo e promuove un referendum per riformare la giustizia. Una campagna referendaria che, nelle intenzioni pubbliche dell’ex inquilino del Viminale intende essere “di aiuto e stimolo a Governo e Parlamento”, e che si propone di modernizzare il sistema giudiziario, e di dare al Paese “una giustizia più giusta”. Certo, molti nutrono più di un dubbio sulla sincerità di questa tardiva conversione garantista, di uno che ogni due per tre chiede di “buttare via le chiavi” delle patrie galere in cui, con processi sommari a mezzo stampa, vuole far “marcire” invariabilmente imputati in attesa di giudizio e detenuti condannati, in spregio allo stato di diritto. E tanto per rendere esplicito il concetto si è affrettato a portare solidarietà ai secondini del carcere di Santa Maria Capua Vetere.

A sostenere il referendum c’è Roberto Giachetti, deputato renziano dopo una vita di battaglie radicali al fianco di Pannella: per lui questa iniziativa risponde anche “all’esigenza di formare una linea culturale che ribalti la presunzione di colpevolezza che va avanti da quarant’anni” dice. E visto anche quanto sta accadendo oggi nella magistratura “penso ci siano oggi le condizioni per una riforma seria, in senso garantista”.

Tra i partiti che hanno aderito c’è anche il Psi, o almeno quel che ne resta dopo trent’anni di traversata nel deserto seguiti alla furia di Mani Pulite. Per l’occasione tornano a parlarsi anche i due rami della famiglia radicale dopo gli stracci volati sull’eredità (non solo quella politica, diciamo) di Pannella, all’indomani della morte del fondatore. E così ai banchetti del Pr si potrà firmare anche per l’eutanasia, su cui si stanno impegnando i cugini “boniniani” dell’Adelaide Aglietta e viceversa.

A chi contesta il repentino passaggio dal giustizialismo al garantismo di Matteo Salvini, Giachetti risponde: “Chi ha un approccio laico alla politica non perde tempo per valutare se le intenzioni di chi sceglie la nostra strada sono buone o cattive. Se l’obiettivo è il nostro, se l’obiettivo è riuscire a fare esprimere il popolo su temi così attuali e, al contempo, cosi antichi e irrisolti dalla politica, ben venga qualunque compagno di viaggio”. 

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