A CHE GIOCO GIOCHIAMO

Azzardo, Lega contro tutti (nel mirino pure Icardi)

Centrodestra in fibrillazione. L'assessore messo sotto accusa dai suoi compagni di partito: "Se n'è sbattuto". E che poteva fare, visto che la nuova legge è di fatto economica e non più sanitaria? Respinti gli emendamenti di Fratelli d'Italia

Quando il gioco si fa duro, i nipotini un po’ malcresciuti dell’inventore del celodurismo, smettono di giocare e cercano di sbolognare la palla. Dopo aver subito la cocente sconfitta sulla proposta di legge sul gioco d’azzardo presentata in solitaria, la Lega adesso che si è entrati nel vivo del disegno di legge imposto alla giunta scopre che la materia è sanitaria. Vero, se non si trattasse di ludopatia la Regione non avrebbe titolo a legiferare apportando quelle modifiche deregolatorie rispetto al testo licenziato ormai sei anni fa. Un po' di biacca sanitaria e via con il pagamento delle cambiali elettorali nei confronti di chi aveva ricevuto la promessa di norme meno rigide su distanziometro, sale giochi e via discorrendo. Legittimo, per carità.

Però che proprio il suo partito sferri attacchi, in fior di chat e di conciliaboli, all’assessore alla Sanità imputandogli l’assenza in aula a difendere un testo dal quale è stato tenuto ben lontano fino a ieri sera, momento della lapidazione a distanza, è forse uno dei momenti più bassi della politica (mai troppo elevata) del principale azionista di maggioranza della coalizione. “Se n’è sbattuto”, si lamentano consiglieri e qualche collega di giunta, imputandogli il sostanziale disinteresse verso una iniziativa diventata di riffa o di raffa un cavallo di battaglia della Lega.

Come le comari della celebre canzone di De Andrè, non brillano certo d’iniziativa nel far volare di bocca in bocca perfino la storia di Luigi Icardi su un lettino nella spiaggia sarda, mentre la realtà verificata è quella di un assessore un po’ acciaccato (capita anche a chi tiene le redini della sanità regionale) sul divano di casa a Santo Stefano Belbo. Ancor più squallide le voci messe in giro da chi, come molti, sa che negli ultimi giorni l’assessore non è come si dice in forma smagliante e nonostante questo lo indica come capro espiatorio di una questione dalla quale è sempre rimasto e tenuto lontano. Lo stile non è acqua, e pure quella del dio Po ormai da tempo non finisce più nell’ampolla. Questi l’avrebbero rotta come elefanti in una cristalleria. Pensavano di aver fatto bingo, e magari a modo loro lo faranno pure portando in dote a una categoria una legge che a dispetto della classificazione di sanitario ha ben poco.

Che il gioco faccia male, sono molti a pensarlo. Quando è d’azzardo in politica può fare pure peggio. Perdere la trebisonda è un attimo. Difficile spiegare altrimenti il no agli emendamenti presentati da Fratelli d’Italia, con il loro assessore Maurizio Marrone, con la spiegazione che “intanto loro (i meloniani) il testo non ce lo votano”. Alla faccia dell’alleanza.

“Ci stiamo impantanando da soli” ammetteva in chat un consigliere leghista il cui distanziometro dalla sbornia di potere ancora pareva funzionare. Quanto a Icardi, senza avergli mai fatto sconti su errori e responsabilità così come capiterà in futuro, stavolta gli spetta di diritto il riconoscimento delle ragioni e della verità. Di cui i suoi stessi compagni di partito fanno strame, obnubilati come un giocatore patologico. E perdente.

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