DIRITTI & ROVESCI

Il ddl Zan spacca il Pd. Taricco: "Va modificato"

Il senatore cuneese deluso dal fallimento della mediazione tentata da Renzi. Crescono le perplessità nel partito dove l'ala cattodem potrebbe mettersi di traverso. Così la linea intransigente di Letta rischia di far saltare il provvedimento

Non c’è solo il centrodestra – o almeno la sua stragrande maggioranza – e la vituperata Italia Viva di Matteo Renzi a nutrire riserve sull’articolato del ddl Zan, almeno così com’è scritto. Anche nel Partito democratico iniziano a emergere perplessità di alcuni esponenti di rilievo e proprio in Piemonte si allarga la faglia interna, posizioni che vanno ad alimentare il fronte che a livello parlamentare si pone l’obiettivo di affossare il provvedimento, visti i risicati numeri su cui può contare al Senato. Il 13 luglio il provvedimento approderà ia Palazzo Madama e proprio in queste ore un senatore dem, il cuneese Mino Taricco, esce allo scoperto: “Credo che una integrazione normativa per contrastare con maggiore efficacia i reati contro la persona a sfondo omotransfobico sia necessaria – afferma il parlamentare in una nota postata sul suo profilo facebook –. Ma rimango convinto che l’attuale testo presenti delle criticità e la necessità di alcune correzioni nei punti più sensibili di cui molto si è parlato in queste settimane ed anche in questi ultimi giorni”. E i punti in questione sono più o meno gli stessi oggetto della mediazione tentata da Renzi attraverso il testo di Ivan Scalfarotto e che Enrico Letta ha rispedito stizzito al mittente.

“Le definizioni all’articolo 1, in particolare sull’identità di genere, credo siano inopportune in questa sede nei tempi e nei modi” prosegue Taricco, secondo cui “questa legge nasce per prevenire e sanzionare gli atti di discriminazione e violenza motivati da omotransfobia e non invece aprire una discussione di natura antropologica sull’identità di genere”. Dubbi vengono manifestati da Taricco anche sulla formulazione dell’articolo 4 che “dovrebbe essere rivista”. “Il ridefinire i confini di un diritto sancito costituzionalmente, quello di espressione, su un tema così delicato, prevedendo tra l’altro, che possa essere sanzionata una opinione, pur in assenza di concreta istigazione all’odio o alla violenza, per una potenziale correlazione ad atti discriminatori o violenti di terzi, credo sia molto pericoloso”. Infine l’istituzione, prevista all’articolo 7, della “Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia”, e la possibilità di portare questi temi nelle “scuole di ogni ordine e grado” a partire dalle materne ed elementari, scrive Taricco “è dal mio punto di vista non condivisibile”.

Insomma, l’azione di Renzi avrebbe potuto non solo avvicinare le posizioni di Pd-M5s-Leu a quelle del centrodestra o quantomeno aprire una breccia soprattutto in partiti come Forza Italia e Lega, ma sarebbe stata in grado anche di ammorbidire la posizione di alcuni parlamentari dem che ora, di fronte alla cocciutaggine del loro segretario, hanno deciso di uscire allo scoperto. Per rimanere nei confini piemontesi, per esempio, non è passato inosservato, sotto il post di Taricco, il like della consigliera regionale cattodem Monica Canalis, legata a doppio filo con il deputato Stefano Lepri, un altro che del ddl Zan non è esattamente entusiasta. E chissà da quanti altri è composta la fronda dem. Che con questi chiari di luna potrebbe provocare la capitolazione di Letta e dei sostenitori della linea della intransigenza.

Alla fine del suo intervento Taricco lancia un sibillino messaggio ai naviganti: “Credo vi sia ancora tutto il tempo di migliorare il testo e credo che tutti dovremmo sentire la responsabilità di farlo. Alzare muri contro ogni possibilità di dialogo e di miglioramento, rischia di spianare la strada o alla responsabilità di approvare una legge con elementi negativi che si potevano evitare, oppure di portare ad affossare definitivamente la legge. Consapevole della mia responsabilità sosterrò fino all’ultimo ogni possibilità per evitare tutti e due questi errori”. A buon intenditor…

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