SACRO & PROFANO

Nel toto vescovo di Torino spunta il valsusino Boccardo

Si allunga la lista dei possibili successori di Nosiglia. Negli ultimi giorni prende quota il nome dell'ex diplomatico vaticano, oggi alla guida della diocesi di Spoleto. Il suo, data l'età, sarebbe un episcopato di transizione e di "assestamento"

Da alcuni giorni circola un nuovo nome come prossimo arcivescovo di Torino che se non fosse felicemente regnante Papa Francesco avrebbe – e probabilmente ha sicuramente – dell’inverosimile.  Si tratta di un presule di origini piemontesi il cui volto televisivo e piacente era diventato familiare in tutto il mondo accanto a Giovanni Paolo II durante le celebrazioni pontificie e le giornate della gioventù. Stiamo parlando nientepopodimeno che di monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra.

Nato a Sant’Ambrogio di Torino nel 1952, entra giovanissimo nel seminario di Susa e, dopo gli studi è ordinato sacerdote nel 1977. Inviato a Roma dove ha preso una laurea in diritto canonico, nel 1982 fa parte del servizio diplomatico della Santa Sede e inviato nelle rappresentanze pontificie in Bolivia, Camerun e Francia. Ma proprio a Parigi, nel 1988, si interruppe bruscamente la sua carriera, che si annunciava brillante, e su tale episodio incombe tuttora il mistero più fitto. Dal 1988 al 2003 svolge le funzioni di cerimoniere pontificio, nel 1992 diventa responsabile dell’organizzazione delle giornate mondiali della gioventù di Denver, Manila, Parigi, Roma e nel 2001 assurge alla responsabilità di organizzatore dei viaggi papali. Alto e dal fisico prestante – una specie di monsignor Georg Gaenswein ante litteram – Boccardo diventa famoso e nel 2005 il Papa lo nomina segretario del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, un posto di potere e da molti ambito. L’anno prima aveva ricevuto l’ordinazione episcopale in San Pietro dal cardinale Angelo Sodano. Come segretario del Governatorato riesce a sfuggire a Vatileaks perché Benedetto XVI nel 2009 lo invia arcivescovo di Spoleto e Norcia.

Con un curriculum del genere e un tale profilo, in passato la figura di monsignor Boccardo era considerata quanto di più lontano dall’ideale tipo del prete torinese, per cui diplomazia e curia e cerimonie sono ambiti da tollerare e comunque da evitare o “convertire”. Ma i tempi cambiano e gli uomini con essi. Oggi l’arcivescovo di Spoleto ha fama di progressista e abile amministratore. L’età – 69 anni – gioca certamente contro di lui, ma vi è un fatto che alcuni osservatori non hanno forse colto. Monsignor Boccardo è valsusino e la sua eventuale traslazione alla sede metropolitana del capoluogo piemontese, se pure non aggiungerebbe nulla ai suoi titoli, avrebbe un pregio. Farebbe cioè digerire ai fedeli della Valle – dove Sua Eccellenza trascorre le vacanze – la quasi certa unione in persona episcopi della piccola diocesi alpina (30 preti) con Torino. Sarebbe un episcopato breve e di transizione che tranquillizzerebbe tutti, dove le arti curiali e diplomatiche di monsignor Boccardo potrebbero manifestarsi al meglio nel districarsi fra le varie correnti. Videant consules o meglio videat Pontificem.

Intanto, fratel Enzo Bianchi dal suo segreto eremo torinese non perde tempo nella costruzione del percorso per la rinascita di Bose. Non sarà sfuggito ai più come nel recensire su Tuttolibri del 3 luglio 2021 il volume L’altare. Recenti acquisizioni, nuove problematiche (edizioni Qiqajon) che raccoglie gli atti del XVII Congresso internazionale di liturgia, architettura e arte tenutosi a Bose nel 2019, abbia ricordato come tali convegni furono da lui ideati per una ricerca nei vari ambiti che approdasse – come se ce ne fosse bisogno visto il continuo sperimentare – a “rinnovate forme di spazi liturgici adeguati all’oggi della fede”. Ma è il finale – in cauda venenum – a destare interesse: “Pur cambiando denominazione e sede, questi convegni internazionali dedicati al rapporto tra liturgia, architettura e arte continueranno presto in un contesto prestigioso, avvalendosi della collaborazione e del contributo dei più autorevoli studiosi”. Come si vede al monaco Enzo e ai suoi amici non difettano le risorse.

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