POLITICA & SANITA'

Ospedali, rincorse e sgambetti per la "promozione" a  Irccs 

Levata di scudi del Pd contro l'unione di Alessandria e Verduno. "La sanità non è cosa privata di Cirio e Icardi". Ravetti: "No a soluzioni calate dall'alto". Il dem Rossi mette sul piatto l'Aou di Novara. E anche il leghista Carosso spinge la sua Asti

Un vespaio chiamato Irccs. Dopo la conferma dell’ipotesi di un’abbinata dell’ospedale di Verduno con quello di Alessandria nella richiesta del riconoscimento di Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico data dall’assessore Luigi Icardi allo Spiffero, sulla vicenda si sono scatenate immediate reazioni del mondo politico sulla probabile fusione mandogno-langarola, ma anche richieste di avviare analoghe istanze al ministero per altri ospedali della regione.

Di fronte alla notizia della probabile “fusione”, argomento affrontato da Icardi nelle scorse settimane in alcuni incontri con i vertici dell’Asl e dell’Aso di Alessandria, non si fa attendere la presa di posizione del Pd che con il consigliere regionale Domenico Ravetti, pochi minuti dopo la pubblicazione del nostro pezzo, affida a un post la sua sorpresa e il suo disappunto. “Qualcuno ci spiega la ragione per cui sul riconoscimento ad Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico Alba (sulla nutrizione?) si aggancia in corsa ad Alessandria e a Casale Monferrato (sulle patologie ambientali) ? Giusto per sapere cosa capita sulle nostre teste”, scrive l’esponente dem alessandrino, ponendo la questione oltre i campanili. Ravetti scrive infatti che “è arrivato il momento di proporre, discutere ed approvare in consiglio il piano regionale sulla ricerca sanitaria e biomedica”. Concetto che, poi, espliciterà chiamando alla “necessità di operare con chiarezza e trasparenza” l’assessore, così come il presidente Alberto Cirio. “Ci dicano chiaramente come intendono procedere. Ovviamente nel rispetto delle prerogative del consiglio regionale”.

Un punto su cui interviene anche l’ex sindaca di Alessandria, Rita Rossa: “La Sanità pubblica non è un fatto privato dell’assessore Icardi e di Cirio. Dove si è presa una simile decisione? Pessimo il metodo se l’iter è più che un’ipotesi, pessimo comunque non aver aperto un confronto”. Per la piddina che ha governato Alessandria dal 2012 al 2017 l’ipotesi di accoppiata di Verduno con Alessandria suscita “molte perplessità e temo – spiega che si snaturi parecchio il senso dell’Irccs legato alle patologie ambientali”. 

Già, perché la procedura di richiesta al ministero, avviata ormai da qualche anno dall’ospedale alessandrino, fa leva sulla ricerca sul mesotelioma pleurica provocato dalle polveri di amianto, tant’è che nel progetto è ricompreso il presidio ospedaliero di Casale Monferrato. Come accorpare anche Verduno? “L’Oms classifica le patologie della nutrizione nell’ambito di quelle ambientali”, spiega Icardi convinto dei vantaggi (anche per ottenere la classificazione ministeriale) dati dall’unione dei due ospedali, sia pure in territori non certo confinanti. 

Il rischio che l’unione possa diventare un’annessione di Alessandria da parte di Alba non è poi così nascosto in chi solleva forti dubbi e muove dure critiche all’ipotesi, peraltro piuttosto avanti verso una sua concretizzazione. Non è un mistero che a preoccupare gli alessandrini sia il peso politico del Cuneese, plasticamente rappresentato sia dall’assessore sia dal governatore che di quel territorio sono, ma anche il peso economico espresso nella Fondazione per l’ospedale intitolato a Michele e Pietro Ferrero che raccoglie gran parte del tessuto produttivo dell’Albese.

Il tema del riconoscimento di istituto a carattere scientifico, che comporta uno status particolare sia per quanto riguarda le risorse statali sia la sua governance, va oltre la diatriba tra Alessandria e Verduno. “Sono convinto che aumentare il numero di Irccs sia uno degli obiettivi che la Regione deve porsi per i prossimi anni”, osserva ancora dai banchi del Pd a Palazzo Lascaris Domenico Rossi, “ma occorre farlo nell’ambito di una programmazione di cui il Piemonte è al momento sprovvisto e non su spinte localistiche”.

Rossi, vicepresidente della commissione Sanità, ricorda come ad oggi il Piemonte abbia un solo istituto, peraltro privato, quello di Candiolo mentre in Lombardia sono 18, nel Lazio 7, in Emilia Romagna 4, in Veneto 2 per un totale di 51 in tutta Italia. “Rappresenterebbero un punto di riferimento per il territorio e un elemento qualificante per il nostro sistema sanitario oltre che un catalizzatore di professionalità e risorse economiche pubbliche e private, anche dall’estero. Per questo motivo – sostiene Rossi - una strategia non si decide nell’ufficio dell’assessore ma si condivide con i territori, si discute in commissione, si elabora nel contesto di un più ampio piano sulla sanità regionale e valutando criteri oggettivi”. Anche lui avanza interrogativi su “quale criterio l’assessore abbia utilizzato per puntare sulla struttura di Verduno” così come sulla ragione per cui “legare il tentativo di riconoscimento sul tema della nutrizione a quello già avviato dell’Ospedale di Alessandria focalizzato sulle patologie ambientali”. 

Domande che Rossi annuncia di voler porre a Icardi in commissione. Ma Rossi, novarese, pone sul piatto anche la candidatura dell’ospedale della sua città. “L’Aou Maggiore della Carità di Novara e il Centro per le malattie autoimmuni e allergiche “Ipazia” hanno tutte le caratteristiche per costituire e vedersi riconoscere il titolo di Irccs. Perché non sostenere questa candidatura piuttosto che un’altra?”.

Di qui la richiesta di “un confronto serio” e, nel frattempo di un’informativa in commissione per conoscere quali sono i criteri che sta utilizzando l’assessorato e cominciare una discussione che aiuti a definire le realtà piemontesi che hanno le caratteristiche per diventare Irccs”. Solo una questione tra maggioranza e opposizione, come parrebbe dalle prese di posizione del Pd, oppure sulla questione degli istituti a carattere scientifico si sta scrivendo l’ennesima storia di campanili? Pare che, proprio ieri, a margine della riunione della giunta il vicepresidente, l’astigiano Fabio Carosso non abbia nascosto il proprio disappunto per l’esclusione dell’ospedale di Asti dal progetto alessandrino.