ECONOMIA DOMESTICA

All'auto serve un piano industriale, Cirio in missione a Roma da Draghi

La transizione ecologica oltre a grandi opportunità presenta molte insidie, soprattutto nel settore automotive. Marsiaj: "Necessario definire tempi e modi del green deal". Un settore che in Piemonte conta 70mila occupati. Martedì incontro tra premier e governatore

La rivoluzione verde, per parafrasare il Grande Timoniere, non è un pranzo di gala. E se per il ministro Roberto Cingolani, la transizione ecologica potrebbe rivelarsi un “bagno di sangue” occorre mettere in sicurezza quel settore industriale che per primo potrebbe subire gli impatti maggiori di queste trasformazioni: l’auto e la sua filiera. “L’obiettivo ambizioso della riduzione dell’impatto ambientale non può essere raggiunto sacrificando la tenuta economica e sociale del nostro Paese, soprattutto al termine di un periodo di grave crisi che ha colpito il tessuto produttivo, i lavoratori e le famiglie – avverte Giorgio Marsiaj, presidente dell’Unione Industriale di Torino –. Il pacchetto Fit for 55 della Commissione europea che prevede lo stop per la produzione di veicoli a trazione termica dal 2035 pone limiti stringenti, che incideranno profondamente sull’assetto produttivo dell’intero continente, in special modo di Paesi come l’Italia, che è tutt’oggi la seconda industria manifatturiera d’Europa”. A detta del numero uno di via Fanti “per tutelare il futuro del settore automotive è fondamentale definire tempi ragionevoli e modalità realistiche per la necessaria transizione green, con una visione strategica di politica industriale, che tenga conto anche dell’inevitabile aumento delle emissioni di Co2 da parte del sistema delle centrali elettriche, che dovrà essere potenziato per l'alimentazione dei nuovi veicoli”.

“Alla filiera, inoltre, saranno richiesti notevolissimi investimenti al fine di adeguare o trasformare radicalmente produzioni e prodotti – spiega Marsiaj –. Nei prossimi anni la componentistica potrebbe pagare il prezzo più alto, con la scomparsa di aziende e posti di lavoro, in un mercato che ha già sofferto molto. La nostra manifattura non può essere lasciata da sola davanti a questa sfida epocale”.

Queste preoccupazioni sono particolarmente sentite in Piemonte, dove operano circa 750 imprese dell’indotto auto, pari al 35% dell’intero comparto nazionale, con oltre 70mila occupati diretti e indiretti e un fatturato che, prima dell’emergenza pandemica, costituiva il 40% di quello totale della componentistica italiana, pari a quasi 50 miliardi di euro. “È oggi più che mai necessario che il Governo definisca un piano industriale generale, e in particolare per il settore automotive, che rappresenta oltre il 6% del Pil nazionale. Oltre alle misure di sostegno all’industria, anche le famiglie italiane devono essere accompagnate nella sostituzione del parco circolante: fino a quando i prezzi dell’elettrico saranno proibitivi, servono incentivi per l’acquisto di mezzi nuovi e poco inquinanti a costo contenuto, come le ibride e le Euro 6”.

E proprio su questo tema il governatore del Piemonte Alberto Cirio ha fissato per martedì (ore 15,30) a Palazzo Chigi un incontro con il premier Mario Draghi, cui aveva scritto nei giorni scorsi per chiedere un appuntamento sul futuro del settore auto a Torino e nel resto della regione. Con Cirio ci sarà anche la sindaca Chiara Appendino. “Questo primo incontro sarà con la Regione e il Comune di Torino in rappresentanza di tutte le voci del territorio che hanno sottoscritto la lettera inviata al Premier – afferma Cirio –. Venerdì pomeriggio ci confronteremo nuovamente sulle principali istanze che come Piemonte desideriamo portare al Governo”.

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