SANITA'

Modello vaccini per le liste d'attesa

I dati sulle prestazioni di ciascuna Asl finiranno in un "cruscotto" continuamente aggiornato, come quello per le dosi. Gli spostamenti per visite ed esami limitate alle strutture di quadrante. Da modificare il sistema del Cup unico. Aumento del numero di tamponi

Per risolvere il problema delle liste d’attesa c’è da mettere in campo risorse professionali, allungare gli orari, correggere storture, impiegare milioni di euro disponibili, ma c’è anche da imparare. La lezione che arriva dalla campagna vaccinale con un’organizzazione certo sempre perfettibile, ma che ha dimostrato di funzionare e un monitoraggio in tempo reale è un insegnamento che la Regione non ha esitato a decidere di applicare per non lasciare che l’obiettivo di ridurre i tempi per visite, esame e interventi rimanga solo nel novero degli intenti.

Il “cruscotto”, ovvero i dati che ogni giorno attestano quanti vaccini sono stati fatto in ciascun hub indicando eventuali correttivi, sarà utilizzato anche per tenere sotto controllo tutte le prestazioni ospedaliere e ambulatoriali i cui temi di attesa devono essere riportati agli standard indicati dalle direttive. È questa la novità tra le più importanti, annunciate ieri dal presidente della Regione Alberto Cirio e dall’assessore Luigi Icardi ai direttori generali delle aziende sanitarie e ospedaliere.

La prevista sferzata ai vertici di Asl e Aso c’è stata, ma naturalmente governatore e assessore non si sono limitati a questo, ben consapevoli che se la richiesta di prendere di petto un problema che ricade su tutti i piemontesi è più che necessaria e doverosa, altrettanto lo sono precise indicazioni e concreti provvedimenti per far si che la risposta sia concreta e la più rapida possibile. Da qui l’istituzione, forse già domani, di una task force di esperti che, come spiega Icardi, “sarà di supporto e aiuto a ogni azienda che ne farà richiesta, ma avrà anche il compito di monitorare costantemente il raggiungimento degli obiettivi dati”. Insomma, non bisognerà aspettare due o tre mesi per scoprire che per un intervento di ortopedia, piuttosto che per una visita oculistica o un esame del sangue si continua a dover aspettare tempi troppo lunghi e comunque non corrispondenti a quelli assegnati, per ogni singola prestazione, alle aziende Asl.

Ai direttori è stato ripetuto che quei 35 milioni messi a disposizione vanno spesi, o meglio investiti bene per ridurre le liste di attesa e che averne utilizzati ad oggi meno di 3 non è un buon segnale. Se, però, ci si fermasse a valutare il lavoro delle aziende sanitarie e degli ospedali solo sulla base della spesa, si andrebbe poco lontano, senza contare il rischio che quei soldi in qualche modo possano finire a ripianare in parte i disavanzi che esistevano già prima del Covid e che l’iniezione di denaro per far fronte alla pandemia ha soltanto un po’ nascosto.

Oltre ai tempi lunghi, sempre più spesso sono non meno lunghe le distanze delle strutture sanitarie dal luogo di residenza che vengono proposte per visite, esami o interventi. “Assurdo che per abbreviare l’attesa si proponga a chi abita ad Asti di andare a fare una visita a Domodossola – osserva l’assessore –. Il risultato è far legittimamente arrabbiare il cittadino e portarlo, fatti i conti, a considerare più conveniente rivolgersi al privato a pagamento”. Ecco perché nel piano della Regione il territorio viene ristretto ai quadranti, evitando proposte oggettivamente inaccettabili.

Nodo complicato quello del Cup unico regionale. Già nei giorni scorsi Icardi non aveva usato giri di parole per spiegare che così com’è non funziona come dovrebbe. “La modalità unica con il quale la Regione ha appaltato tutte le prenotazioni per le visite mediche del servizio sanitario, continua ad essere un modello di disorganizzazione: su 129 mila chiamate, solo 76mila entrano nella coda di attesa e, di queste, solo 57 mila ricevono una riposta da parte dell'operatore”, a denunciarlo è il capogruppo di Luv Marco Grimaldi

Un sistema, quello del Cup Unico, affidato a un pool di aziende, avviato dalla precedente giunta di centrosinistra il cui assessore Antonio Saitta, proprio nel luglio del 2018 annunciava: “Grazie al lavoro compiuto in questo ultimo anno, che ci ha consentito di definire un nuovo meccanismo di monitoraggio delle prestazioni e di individuare le priorità da cui partire, dall'autunno la giunta regionale sarà in grado di affrontare e di aggredire in modo efficace il problema delle liste d'attesa per esami e visite specialistiche”. Purtroppo si sa com’è andata e si sa che quel problema irrisolto è cresciuto nei mesi in cui l’emergenza Covid ha bloccato quasi tutte le prestazioni. Ancora sul centro di prenotazione, Grimaldi denuncia che “a fronte delle decine di minuti di attesa, i pochi fortunati che riescono a parlare con il sistema sanitario lo fanno per 2 minuti e mezzo di media e spesso senza riuscire a prenotare alcuna prestazione sanitaria: quando la linea non cade immediatamente, il rischio è che l'operatore dica di non aver ancora l'agenda nella quale calendarizzare la visita medica”. Anche sul punto delle agende, i direttori generali hanno avuto precise disposizioni. Magari si scacceranno i dubbi sul fatto che tra i medici ospedalieri ci sia chi, esercitando la professione anche privatamente, non sia sempre così determinato a ridurre i tempi d’attesa nel pubblico.

Liste d’attesa, soprattutto, ma non solo al centro dell’incontro con i vertici delle aziende. Ci sono i tamponi, tra gli obiettivi prioritari assegnati. “Nella conferenza Stato-Regioni di martedì abbiamo chiesto all’esecutivo di non tenere solo conto del tasso di incidenza per decidere l’eventuale passaggio in zona gialla, ma di considerare i posti occupati negli ospedali – spiega Icardi –. Il Governo ha accolto la richiesta, ma mettendo sul tavolo la necessità di un tasso di incidenza valutato su un numero minimo di tamponi. Il parametro in base alla popolazione sarà deciso a breve, ma sicuramente il numero di test aumenterà rispetto a quello attuale, ecco perché le Asl devono essere pronte a questi ulteriore impegno”, ovviamente insieme alla prosecuzione con la campagna vaccinale, altro aspetto su cui si misurano le performance di ciascuna azienda. E dei loro vertici.

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