POLVERE DI (5) STELLE

Sganga chiude l'era Appendino (e apre un inedito asse a sinistra)

Una successione, sgradita alla sindaca, che ribalta i rapporti di forza nel M5s. La rivincita dei dissidenti. Meno ipoteche politiche e rancori personali consentiranno alla neo candidata di giocare a tutto campo. Anche con i "nemici" del Pd

Fa buon viso a cattivo gioco Chiara Appendino nel day after del successo di Valentina Sganga. Sono passate meno di ventiquattro ore da quando la “sua” capogruppo è stata incoronata da qualche centinaio d’iscritti candidata sindaca del Movimento 5 stelle e al di là di tanti convenevoli tra le due l’antagonismo è fortissimo. Quando ieri non erano ancora noti i risultati del testa a testa con Andrea Russi è stato uno dei principali collaboratori di Appendino, Xavier Bellanca, a convocare la conferenza stampa che si è svolta in tarda mattinata all’Hotel & Residence Torino Centro di corso Inghilterra ed è stata proprio lei, la sindaca, a voler officiare la cerimonia, marcando il territorio anche dopo aver appreso che il suo candidato era stato sconfitto e l’ala più ortodossa (e a lei ostile) del Movimento aveva avuto la meglio.

 “È la rivincita dei dissidenti” osservano alcuni partecipanti alla cerimonia di presentazione. E infatti nell’angusta sala dell’hotel scelto per l’incoronazione ufficiale sono proprio loro a presenziare fieri: l’ex presidente della Sala Rossa Fabio Versaci – un tempo fedelissimo della sindaca oggi legato sentimentalmente e politicamente a Sganga – e le tre amazzoni della Sala Rossa Viviana Ferrero, Daniela Albano e Maura Paoli. Sono solo alcuni dei componenti l’attuale maggioranza che alla vigilia del voto hanno espresso pubblicamente il proprio sostegno per la capogruppo, mentre non è bastato l’appoggio della sindaca e di quasi tutto l’establishment romano a Russi (che correrà da capolista) perché prevalesse anche a Torino la linea del pragmatismo governativo incarnata dal nuovo leader Giuseppe Conte. E chissà se è solo una dimenticanza il fatto che tra i tanti ringraziamenti riservati da Sganga in conferenza stampa mancasse proprio quello alla sindaca.

Gran parte dei grandi elettori di Sganga sono quelli che hanno impedito ad Appendino di giocarsi fino in fondo la partita delle Olimpiadi, che l’hanno contestata per la gestione del dossier Cavallerizza, che l’hanno accusata di aver concesso troppo alla realpolitik a discapito dei valori originari del Movimento 5 stelle. In due anni e mezzo di mandato Sganga s’è appoggiata proprio a quella componente interna per intonare un controcanto talvolta logorante che s’è trasformato in scontro quando la capogruppo s’è opposta apertamente all’ipotesi di un’alleanza al primo turno tra democatici e Movimento 5 stelle alle prossime amministrative. Così la giovane capogruppo, sfruttando la sponda di un Pd che a Torino resta profondamente ostile alla prima cittadina, ha boicottato ogni suo tentativo di unire nella sua città i due principali azionisti del BisConte. Appendino tesseva la sua tela con l'ex premier e i vertici romani del Nazareno e Sganga la disfaceva. E mentre la sindaca cercava una figura civica in grado di incarnare la sintesi tra Pd e Cinquestelle (e soprattutto di affossare le ambizioni di Stefano Lo Russo), la sua antagonista si dichiarava contro ogni ipotesi di alleanza, strizzando di fatto l’occhio al Pd torinese che come lei non voleva l’accordo e anzi puntava sul suo di capogruppo.

Ed è così, tenendo le rispettive posizioni, che i gruppi dirigenti locali hanno vinto le rispettive battaglie. Le primarie del centrosinistra saranno state un flop, così come il voto online del Movimento 5 stelle che pare abbia coinvolto non più di seicento iscritti sui 1.500 (forse) certificati sulla piattaforma SkyVote, ma una cosa è emersa chiaramente: la volontà degli elettori dei due schieramenti di non mescolarsi con l’antico nemico: il centrosinistra ha scelto il più fiero contestatore di Appendino, il Movimento 5 stelle la candidata che nei mesi scorsi si è opposta all’intesa.

Eppure è solo in apparenza un controsenso il fatto che il successo di Sganga rappresenti una buona notizia anche e soprattutto per il candidato di centrosinistra Stefano Lo Russo (e non è un caso che la prima cittadina si sia già affrettata a far filtrare che la decisione finale spetterà a Conte). Il perché è frutto di due considerazioni: c’è innanzitutto una questione politica, giacché è stata proprio Sganga a definirsi una donna “di sinistra” e inoltre gran parte dei suoi sostenitori sono stati tra i più severi contestatori dell’governo con la Lega, dei decreti Sicurezza di Matteo Salvini e ora fanno il tifo per il Ddl Zan avversato dalla destra sovranista che a Torino sostiene Paolo Damilano. Non è un caso che, alla domanda su chi sosterrà in un eventuale ballottaggio, dopo qualche dichiarazione di prammatica – “corro per presentarmi io al secondo turno” – Sganga ha lanciato una frecciatina al centrosinistra che “perde pezzi” (riferimento ai Verdi che andranno in coalizione proprio con il M5s), ma soprattutto ha tenuto a sottolineare come con il centrodestra ci sia “una totale differenza ideale e valoriale” motivo per cui “di loro non parlo nemmeno”. Come a dire che destra e sinistra per lei non sono esattamente la stessa cosa e semmai un giorno dovesse scegliere il meno peggio difficilmente avrebbe dubbi. Inoltre con Lo Russo in questi anni, seppur su fronti opposti, ha costruito un rapporto di reciproco rispetto, mentre con qualche collega dem anche di sincera amicizia. Sensibilità politiche si mescolano a questioni personali, dopotutto “non ci è finita Sganga davanti ai giudici per un esposto del Pd” fa notare qualcuno in sala. Ci è finita Appendino alla quale in un mese si è materializzato il peggio incubo: quello di vedere i suoi principali avversari, nel Pd e nel M5s, contendersi (e forse spartirsi) la sua eredità.

print_icon