POLITICA & SANITA'

"Prima il piano sanitario, poi (se serve) l'Azienda Zero" 

Laus (Pd) si scaglia contro la "Super Asl" proposta dal centrodestra. "Cirio riveda le priorità in sanità". Dal senatore un atteggiamento più duro rispetto a quello dei consiglieri regionali del suo partito. Contro il nuovo organismo anche i sindacati

"Portare ostinatamente avanti la proposta di legge per istituire l'Azienda Sanitaria Zero, senza che sia ancora stato adottato un piano sanitario regionale è un atto irresponsabile”. È un’entrata rumorosa e imprevista quella di Mauro Laus in un dibattito che vede lo stesso gruppo consiliare del partito del senatore avere atteggiamenti assai meno duri e tranchant. Si direbbe quasi un Pd a due intensità: quella moderata, pur con annunciata battaglia su alcuni punti del testo approdato in aula, dei consiglieri regionali e l’altra, decisamente più da muro contro muro esternata dal parlamentare che arriva ad appellarsi al governatore Alberto Cirio chiedendogli che “si ravveda e ridefinisca le priorità del sistema sanitario piemontese”. 

L’inatteso intervento dell’ex presidente del Consiglio regionale approdato a Palazzo Madama nel 2018 arriva in concomitanza e in condivisione con il documento di CgilCisl e Uil del comparto sanitario con il quale la futura super Asl, fortemente volta dall’assessore Luigi Icardi, viene bocciata senza appello. Una posizione, quella dei sindacati, che non sorprende, confermando quella che difficilmente può essere negata come una sorta di attitudine alla conservazione, senza per questo sottovalutare le criticità che le tre sigle della rappresentanza del personale sanitario elencano puntualmente. Tra queste c’è anche la decisione della maggioranza di costituire l’Azienda Zero “senza predisporre – denunciano i sindacati – preventivamente il piano sociosanitario”.

Una scelta che se per Laus è “inaccettabile, oltreché contraria anche alla logica del bon senso”, viene invece rivendicata dall’assessore alla Sanità. Ancor prima che il disegno di legge approdasse in commissione Icardi aveva spiegato la necessità di “avere uno strumento fondamentale come la nuova azienda pronto da inserire nella normativa di programmazione evitando il contrario – ovvero varare prima il piano sociosanitario – che comporterebbe tutta una serie di problemi”. Non solo. L’assessore aveva spiegato che l’avvio dell’iter per dare al Piemonte nuovo piano sociosanitario potrà partire non appena costituita l’Azienda Zero, stimando di averlo pronto nel giro di sette, otto mesi.

Posizioni, dunque, diametralmente opposte quella del Pd che dai banchi del consiglio ha più volte stigmatizzato la pratica dello spezzatino, con provvedimenti singoli, rispetto alla necessità di una cornice chiara in cui inserirli e quello della maggioranza che non intende recedere dal proposito di costituire la super Asl, cui affidare molte competenze e un ruolo di coordinamento, prima di procedere con il piano sociosanitario.

Ciò nonostante il percorso del testo in commissione ha visto una certa collaborazione, pur nei rispettivi ruoli, tra la maggioranza e in particolare la Lega che ha presentato la proposta di legge e il Pd, mentre su posizioni decisamente più rigide si è subito posizionato Luv con Marco Grimaldi. Per i dem resta inaccettabile il comma con cui si prevede che una semplice delibera di giunta possa aggiungere “ulteriori attività” all’Azienda Zero. “Un pericoloso tentativo di esautorare il Consiglio regionale dalle sue mansioni, mantenendo in capo a sè una delega permanente aperta per incrementare ulteriori servizi amministrativi di supporto o funzioni sanitarie”, lo definisce Laus che, non risparmia un riferimento alla passata esperienza alla guida dell’emiciclo di via Alfieri: “Non avrei mai consentito una cosa del genere, che suscita più di un forte dubbio di legittimità”.

Nettamente contrario alla super Asl “che centralizza una parte importante dei servizi e che, per alcune attività, si sovrappone a funzioni già gestite a livello regionale”, il senatore dem concentra la sua invettiva contro “il ritardo della giunta sul piano sociosanitario. Quello in vigore è scaduto come uno yogurt già nel 2015, non è stato aggiornato nella scorsa legislatura perché si era in piano di rientro, ma il piano di rientro è finito nel 2019”. Vero, ma altrettanto vero è che al piano si mise pesantemente mano con la riforma della rete ospedaliera, attuata con la tanto discussa delibera 1-600 del novembre 2014, che proprio il piano di rientro consentì di fare con un atto dell’esecutivo senza l’iter in aula.  

“Per il nuovo piano non si può attendere ancora. Si faccia prima di parlare di altro, prima di pensare all’Azienda Zero”, tuona il Laus, mentre a Palazzo Lascaris il suo partito sembra aver già digerito la nascita del nuovo organismo prima della legge che regola la sanità in Piemonte.

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