VERSO IL VOTO

Elezioni, compromesso sulla data

Le amministrative d'autunno si avvicinano ma manca ancora il giorno dell'apertura delle urne. C'è chi vuole anticipare a settembre per paura del Covid chi prova ad allungare il brodo. Una sintesi potrebbe essere il 3 ottobre

Ci sono le alleanze, ci sono i candidati, c’è già la campagna elettorale in pieno svolgimento con gli incontri e gli scontri, i faccia a faccia, gli attacchi e gli attacchini, manifesti in mano. Quel che manca ancora a queste elezioni comunali, differite e condizionate dal Covid, è la data.

I rumors romani più recenti indicano la prima domenica (con i seggi aperti anche il lunedì) di ottobre, ma al momento sono soltanto voci, ipotesi anche se il 3 e il 4 di ottobre vengono considerati sempre più probabili come i giorni in cui andare ai seggi. La finestra fissata dal governo, ovvero il periodo in cui si possono svolgere le elezioni, si apre il 15 settembre per chiudersi esattamente un mese dopo. E se inizialmente si era parlato del 10 di ottobre, con gli eventuali ballottaggi il 24, la variante Delta e il suo diffondersi con previsioni di una quarta ondata pur mitigata dai vaccini, parrebbero indurre il Viminale a una decisione che anticipi il voto. 

Decisione che formalmente spetta al ministro dell'Interno, ma per prassi è frutto di una condivisione da parte dei partiti. Condivisione assai meno facile, stavolta, rispetto al passato. L’importanza di un voto nelle città più importanti ha un peso politico evidente, però in no scenario inedito. Un governo di larghissime intese, il semestre bianco che scatterà da martedì 3 agosto impedendo lo scioglimento delle Camere e dunque elezioni politiche anticipate, i due più importanti partiti del centrodestra, Lega e Fratelli d’Italia, alleati ma uno al Governo e l’altro all’opposizione, con i sondaggi che indicano il soprasso di Giorgia Meloni su Matteo Salvini e nel campo avverso i Cinquestelle ancora in pieno travaglio con il Pd di Enrico Letta sempre convinto e in attesa dell’alleanza strutturale con i grillini. Tanti elementi che condizionano anche la non facile scelta della data del voto. 

La regola che gli uscenti prediligano una campagna elettorale più breve possibile e per contro gli sfidanti auspichino più tempo, sembra anch’essa stravolta. Con differenze anche all’interno delle stesse alleanze e tra candidati e partiti. Come a Torino dove Paolo Damilano, che la sua campagna l’ha incominciata molti mesi prima dell’investitura ufficiale, non ha esitato a trovarsi d’accordo con il suo avversario Stefano Lo Russo nell’auspicare il voto a settembre per evitare possibili effetto della quarta ondata. La sconfessione di Salvini, padrino della candidatura dell’imprenditore, era  arrivata secca e rapida: “Non scherziamo, significherebbe fare le liste a ferragosto. Si vota il 10 ottobre”. Era stato il primo cittadino di Milano Beppe Sala a lanciare la proposta di un anticipo delle urne per via del Covid, ottenendo il sostegno di tutti o quasi i principali candidati d'Italia, ma di mezzo c'è agosto ed è evidente a tutti la difficoltà di compilare e presentare le liste in piena estate.

Probabile che al Capitano tocchi digerire una via di mezzo fissata il 3 ottobre. Certo a Torino farebbe comodo spingere il voto il più avanti possibile ai Cinquestelle che hanno appena messo in campo Valentina Sganga e forse, sotto sotto, non dispiacerebbe neppure al Pd che avrebbe modo di recuperare lo svantaggio sul maratoneta Damilano, magari sperando che la stanchezza gli procuri qualche inciampo.

Dà l’impressione di pensare che cambi poco, una settimana prima o una dopo, Sandro Canelli, sindaco leghista di Novara pronto al secondo mandato che, per questo, ben si guarda dal mettere in discussione la linea del suo segretario. Torino e Novara, ma ci sono poi tutti gli altri comuni che devono rinnovare le loro amministrazioni. In Piemonte, tolti i due capoluoghi, sono 149 di cui soltanto 9 con più di 15mila abitanti e quindi con il voto che prevede l’eventuale secondo turno, ovvero Beinasco, Carmagnola, Ciriè, Nichelino, Pinerolo, Rivalta, San Mauro Torinese, Domodossola, Trecate. Anche in queste città, anticipare il voto significherebbe passare il mese di agosto a raccogliere le firme per le liste. Poi ci sarebbe l’effetto scuola: chiudere le aule appena aperte, non sarebbe un granché dopo n anno e mezzo gran parte in didattica a distanza. Tanti elementi e ragioni che inducono ad accreditare la prima domenica di ottobre come il giorno del voto.

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