SULLA STRADA

Lungo il Cammino ho incontrato l'Europa

Il pellegrinaggio "laico" verso la cattedrale di Santiago di Compostela. Parlando con persone di ogni età, estrazione sociale e nazione ho percepito la voglia di sentirsi sempre più europei, accomunati dagli stessi valori - testo e foto di MASSIMO GIORDANO

Erano anni che volevo percorrere almeno un pezzo del Cammino di Santiago. In realtà i cammini di Santiago sono più d’uno, tutti diretti a Santiago di Compostela, dove si possono trovare (così almeno si dice) le reliquie dell’apostolo San Giacomo il Maggiore. Il più frequentato è quello che parte da Saint-Jean Pied-de-Port, sul versante francese dei Pirenei e si estende per circa780 chilometro. Per percorrerlo tutto ci vuole più di un mese. Avendo 8 giorni a disposizione mi sono dovuto accontentare di un pezzo, quello che inizia da Sarria e arriva a Santiago dopo 120 km. Il tratto minimo per poter aspirare a ritirare la “compostela”.

In media 20 km al giorno percorsi a piedi in mezzo a paesaggi mozzafiato, colline, boschi, sentieri e campagne della Galizia rurale, un territorio straordinario che mai mi sarei immaginato così bello. Lungo il percorso che, a scelta, si può fare anche a cavallo e in bicicletta, un’offerta di alloggi per ogni gusto (salvo per gli amanti del lusso) con ostelli e cascinali ristrutturati condotti da una comunità Galiziana che eccelle per calore e affetto nei confronti dei pellegrini.

Un po’ tutte le comunità locali negli ultimi anni, dai Pirenei, ai Paesi Baschi sino alla Galizia e Finisterre si sono attrezzate per accogliere al meglio un numero di pellegrini che è arrivato a superare i 350 mila visitatori all’anno (salvo in Covid time), e da tale attività traggono una fonte economica consistente per vivere meglio. Non tutti i 350 mila pellegrini partono con l’obiettivo di intraprendere un cammino spirituale, e io sono tra questi: ho voluto, da buon viaggiatore, abituato a scorrazzare con lo zaino in giro per il mondo da quando ho 16 anni, trascorrere qualche giornata in modo diverso, camminando in mezzo alla natura, stando così in una condizione di moderata sicurezza vista la pandemia.

Nei posti di ristoro sparsi lungo il tragitto delle tappe e nei luoghi dove ci si ferma a dormire si incontrano molte persone di ogni nazionalità, con le quali è facilissimo socializzare e dalle quali è ancor più semplice farsi raccontare le motivazioni che le hanno spinte a intraprendere il Cammino: francesi, italiani, olandesi, spagnoli ovviamente, ma anche portoghesi, tedeschi, irlandesi, croati, sloveni, austrici, polacchi e ungheresi, di ogni età e di ogni estrazione culturale.

Personalmente, cercando di non appesantire la discussione, dopo i primi convenevoli, non credendo all’occasione che mi si presentava, provavo a portare la discussione sui temi che da sempre mi interessano e che riguardano l’Europa, i suoi popoli e su come ci percepiamo soprattutto dopo un periodo duro come quello che stiamo vivendo. E coglievo che c’era una gran voglia di parlare, ognuno coi propri mezzi, di questi temi.

Soprattutto dai più giovani, ma non solo, ho avuto modo di percepire una voglia di sentirsi sempre più europei, sempre più accomunati da valori comuni. Come non mai, ho colto una profonda distanza dall’Europa che leggiamo tutti i giorni sui media, quella dei capi di stato e delle istituzioni europee, quelle istituzioni non elette e che la gente percepisce come distanti e burocratiche.

Dall’altra parte, a Santiago, lungo il suo cammino, l’Europa dei popoli, quelli orgogliosi della propria identità (su questo i Galiziani svettano), ma allo stesso momento consapevoli che le sfide del futuro si dovranno affrontare stando uniti. Ho avuto la fortuna di respirare quest’aria, un’aria di libertà, di semplicità, di fratellanza e, credo, da buon nordista, di non essermi mai sentito così europeo.

*Massimo Giordano, avvocato ex sindaco di Novara e assessore Regione Piemonte

Il mio Cammino

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