I trucchi del ballottaggio

Le alleanze per le elezioni comunali sono sempre state oggetto di trattative infinite ed estenuanti. Soprattutto in una situazione, come quella contemporanea, dove i partiti si sono trasformati in cartelli elettorali e in una stagione ancora dominata, purtroppo, e speriamo non per molto, dal populismo di marca e di origine grillina. È persin ovvio ricordare che la politica in tutto ciò non gioca un ruolo né protagonistico e ne decisivo perché dominano ancora in modo incontrastato i personalismi, i rancori e le vendette trasversali. Ma c’è un aspetto che, giustamente e comprensibilmente, continua a caratterizzare le competizioni locali nel sistema politico italiano. Siano esse comunali o regionali. Certo, sono tramontate quelle coalizioni di governo che esprimevano un serio e trasparente progetto politico e di governo e che erano prevalentemente formate da partiti e da qualche lista civica.

Oggi il panorama è radicalmente cambiato – com’è giusto che sia – e le coalizioni sono il frutto di trattative e contratti sino all’ultimo giorno utile. Ma dicevamo che l’aspetto ricorrente, ieri come oggi, continua ad essere la fedeltà a livello locale delle alleanze che si stringono a livello nazionale. Salvo eccezioni che, di norma, confermano la regola. E questo si verifica proprio sul versante delle comunali perché il sistema elettorale prevede il ricorso al ballottaggio per l’elezione del Sindaco. Elemento che, salvo forse a Bologna, ci sarà in tutte le altre grandi e medio/grandi città italiane che andranno al voto il prossimo 3/4 ottobre. E quando si va al ballottaggio è del tutto evidente che le alleanze si ricompongono in modo rigido e quasi militare. E, quindi, nel caso specifico, la sinistra avrà i voti del partito di Conte e di Grillo e viceversa, dove capita – attraverso l’apparentamento o meno è un fatto del tutto secondario nonché marginale – e il centrodestra si riunirà in tutte le sue articolazioni politiche e civiche.

È proprio partendo da questa persin banale osservazione che trovo francamente stucchevole, nonché carnevalesco, l’atteggiamento di coloro che nello schieramento di sinistra – a Torino come altrove – pretendono che non ci sia l’alleanza con il partito di Conte e di Grillo all’eventuale ballottaggio. Ma come è pensabile, per fare un solo esempio, che dopo i ripetuti ed insistenti appelli dei capi dei rispettivi partiti di dar vita a una “alleanza politica nazionale salda, strutturale ed organica” tra il Pd e i 5 stelle, al ballottaggio i rispettivi partiti vadano divisi? Dopodiché, lo ripeto, che ci sia l’apparentamento o meno, la sostanza non cambia affatto perché quando c’è una alleanza politica nazionale motivata da ragioni addirittura storiche è del tutto scontato che quella alleanza si trasferisce a livello locale. Checché ne dicano e ne pensino quei partitini e quelle liste civiche che giustificano il tutto con un irriducibile mai “un’alleanza con i 5 stelle”. Stesso discorso, sull’altro versante, con lo schieramento di centrodestra.

Ecco perché quando si parla di alleanze occorre essere chiari sino dall’inizio. Anche perché tutti sanno, ma proprio tutti, quale sarà l’epilogo finale di questa partita politica. Che resta importante e decisiva per gli stessi equilibri politici nazionali.

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