Il rumore del silenzio

Gli Stati Uniti non faranno più guerre per esportare il proprio modello di “democrazia”, poiché il presidente Biden ritiene prioritaria la lotta al cyberterrorismo. L’avvertimento a Russia e Cina è a prova di qualsiasi dubbio: il mirino americano è ora puntato verso Nord-Est e non più verso i Paesi mediorientali.

Non occorre essere esperti di strategia geopolitica per comprendere come si sia realmente evoluto il trentennale rapporto tra gli Usa e il movimento talebano. Tra le due parti, da sempre sospese tra amore e odio, è stato raggiunto un accordo di pace che assegna ai talebani il riconoscimento internazionale. Gli integralisti non sono più i pazzi fanatici che distruggono i ciclopici Buddha di Bamiyan (12 marzo 2001) ma si presentano come affidabili uomini di potere in grado di governare “civilmente” la nazione: una nuova fiammante immagine studiata nei particolari in qualche studio hollywoodiano.

Il fronte musulmano, previsione facile, presto tornerà a colpire nelle aree confinanti con il nuovo/vecchio nemico del capitalismo atlantico, ossia nelle zone di influenza moscovita e nelle provincie occidentali di Pechino. L’avviso è stato consegnato agli interessati tramite raccomandata con ricevuta di ritorno.

L’Europa si allinea, come è abituata a fare da sempre. Nessuno osa proferire parola che vada in antitesi a quanto deciso oltreoceano: si tace dai banchi della politica, salvo rare eccezioni, e si sta zitti anche tra le fila degli opinionisti e degli intellettuali. Lo scontro Biden vs Trump ha ridotto lo scenario politico occidentale a un combattimento tra sovranisti/suprematisti da una parte e neoliberisti dall’altra. La dicotomia storica che nei regimi parlamentari un tempo contrapponeva i conservatori e i liberali alle forze social-comuniste è stata annientata da un potente tsunami scatenato dal potere economico, che ha così realizzato il proprio obiettivo dopo un secolo di attesa.

Tutti i valori sociali sono stati appiattiti all’interno della contrapposizione tra premier espressione del potere economico-finanziario e leader sostenuti dall’odio derivante dal razzismo e dalla supremazia ariana su qualsiasi popolo della Terra. Il nostro Paese purtroppo non è estraneo a tali dinamiche, anzi più di altri raffigura in modo distinto la lotta in atto tra le forze di Destra per la conquista dell’egemonia culturale. Infatti un governo guidato da chi fa sue le ragioni di banche e finanza, ha all’opposizione un partito che conserva nel proprio simbolo la stessa “Fiamma” sotto cui in passato si radunavano i nostalgici del regime fascista (guidati da Giorgio Almirante).

Viene da domandarsi che fine abbia fatto la Sinistra, dove sia scomparsa quella immensa compagine di popolo pronta a lottare per difendere i diritti, il lavoro, la libertà e l’uguaglianza. Innanzi a chi invoca l’esercito guidato da un novello Generale Bava Beccaris per sparare alla folla in piazza, si innalza il nulla: un grande silenzio che potrebbe imbarazzare gli stessi padri costituenti e di certo il compianto presidente Pertini.

Il Pil ha ripreso a salire dopo l’arresto forzato dovuto all’espandersi del virus, e nel suo nome (non certo nel nome del Diritto alla Salute) è addirittura possibile fare scendere dal treno chi vi è salito senza avere con sé il lasciapassare (è sufficiente richiamarsi al “Green” per rendere qualsiasi cosa accettabile). Oltre a cercare la Sinistra, forse occorrerebbe chiedersi se davvero l’articolo 32 della Costituzione consenta tutto questo.

Mentre cerchiamo risposte l’odio diventa palpabile, e in strada qualcuno chiede le mitraglie per “punire” altri concittadini. Prove di intolleranza che sfiorano sentori di una prossima caccia alle streghe, su cui le istituzioni “democratiche” misurano tutta la loro pericolosa inconsistenza. 

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