LOTTA AL COVID

"Obbligo vaccinale per tutti", scaricabarile del sindacato

Cgil, Cisl e Uil scrivono a Draghi: "Pronti a sostenere il provvedimento". Nel frattempo continuano ad osteggiare il green pass. I vecchi leader avrebbero agito in maniera diversa. Lontani i tempo dei vaccini nelle Camere del Lavoro a Napoli colpita dal colera

“Il Governo decida di rendere la vaccinazione obbligatoria quale trattamento sanitario per tutti i cittadini del nostro Paese". Lo scrivono i segretari generali di CgilCisl e UilMaurizio LandiniLuigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri hanno in una lettera inviata al premier Mario Draghi per sollecitare un incontro sulle tante questioni ancora aperte.

Dopo aver alzato le barricate sul green pass nelle mense aziendali e, forse soprattutto, dopo il voto della Lega (insieme a Fratelli d’Italia) a favore dell’abolizione del certificato verde che ha rotto l’unità della maggioranza, i sindacati aggiustano il tiro e, per molti versi, cambiano linea. È pur vero che già alcuni giorni fa Landini si era detto favorevole all’obbligo vaccinale per tutti nel caso Governo e Parlamento decidessero in tal senso. Un passo più avanti lo aveva fatto il leader della Cisl Luigi Sbarra intervenendo al meeting di Comunione e Liberazione a Rimini.

Una posizione che, vista la non semplicità di un percorso parlamentare in grado di portare all’obbligo per tutti di immunizzarsi, ha assunto e assume oggi nella sua messa nero su bianco nella lettera a Draghi il senso di un rialzo della posta (prevedendo le appena citate difficoltà) per non rinunciare a un’atra posizione del sindacato: quella fortemente critica verso il green pass nelle mense, per non dire sui luoghi di lavoro come chiedono le imprese.

Lo stesso schierarsi tutt’altro che in maniera decisamente contraria a chi rifiuta il certificato nel mondo della scuola e pure della sanità dove l’obbligo non è limitato al green pass ma esteso proprio al vaccino, rendono difficile una visione della linea del sindacato dalla quale non emerga una strategia che comprende lo scaricabarile su Governo e Parlamento. Spiegano, i tre segretari che c’è “il nostro impegno affinché attraverso lo strumento della vaccinazione e la piena applicazione dei protocolli sulla sicurezza, il nostro Paese possa uscire definitivamente dalla crisi pandemica che stiamo vivendo”. 

Eppure proprio il differente atteggiamento degli attuali vertici sindacali rispetto ai loro diretti e più lontani predecessori, di fronte alla campagna vaccinale e più ancora all’introduzione del green pass per alcune categorie con la concreta prospettiva di un ampliamento della platea, è parso subito evidente. Per un Landini ondeggiante e per qualcuno occhieggiante ai no vax attraverso la scorciatoia dei no green pass, c’è un Sergio Cofferati che ben prima della lettera a Draghi, aveva perorato l’obbligo vaccinale. Come lui l’ex segretario della Cisl Savino Pezzotta Giorgio Benvenuto storico segretario della Uil. Molti della vecchia guardia ricordano come nella Napoli colpita dall’epidemia di colera nel 1973 la Cgil, insieme agli altri sindacati, scese in campo con i primi centri vaccinali nelle Camere del Lavoro. “Altri tempi” ha twittato il virologo Roberto Burioni

“Non si tratta di discriminare, ma di proteggere”, ha spiegato “il cinese” dal 1994 al 2002 alla guida delle Cgil, ma questa inascoltata ovvia verità non ha evitato la rottura di quel patto con le imprese che aveva garantito che la produzione e il lavoro proseguissero in molti casi durante il lockdown. L’attrazione fatale dei No Vax che ha colpito importanti forze politiche del centrodestra (o parti consistenti di esse) non ha lasciato indenne neppure l’attuale classe dirigente del sindacato. La cui disponibilità a sostenere l’introduzione dell’obbligo vaccinale, “che spetta a Governo e Parlamento”, a fronte delle irrinunciate posizioni fortemente critiche al green pass appare non poco pilatesca.

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