LOTTA AL COVID

Guerra ai camici bianchi no vax: "Sospesi senza se e senza ma"

Mentre l'Ordine di Torino persiste nella linea morbida, pugno duro a Cuneo del presidente (che dirige anche l'Asl). Nessun cambio di mansioni: chi non è vaccinato resta a casa. Sostituti per i medici di famiglia e graduatorie aperte per colmare i vuoti negli ospedali

Ordini in ordine sparso sulla sospensione dei medici no vax. Se quello di Torino, presieduto da Guido Giustetto ha, di fatto, aperto un caso decidendo per un provvedimento più morbido che, rifacendosi a un comma della legge, limita il divieto ad esercitare la professione solo nel caso di “prestazioni o mansioni che implicano contatti interpersonali o comportano, in qualsiasi altra forma, il rischio di diffusione del contagio”, senza uscire dai confini regionali ma solo spostandosi nella provincia di Cuneo lo scenario cambia.

“Noi applichiamo la legge, provvedendo alla sospensione in base alla circolare del ministero senza eccezioni di sorta”, spiega Giuseppe Guerra, presidente dell’Ordine dei medici della provincia Granda, dove la circolare inviata l’altro giorno dal commissario alla campagna vaccinale Antonio Rinaudo (motivata proprio dalla scelta dell’organismo professionale dei camici bianchi torinesi) è arrivata come suggello di una decisione assunta in linea rispetto a quello richiamato con decisione dall’ex magistrato.

“Ho fatto una delibera presidenziale d’urgenza per affrontare i primi casi, che sarà ratificata dal consiglio il prossimo 16 settembre, ma la situazione richiedeva decisioni rapide e così abbiamo agito”, spiega Guerra. Lui in questa vicenda complicata dai sanitari renitenti al vaccino e alle misure da assumere nei loro confronti, non per punizione ma per tutela della salute pubblica, riveste al contempo due ruoli cruciali: oltre ad essere presidente dell’Ordine, dalla fine di maggio è direttore generale dell’Asl Cuneo1, incarico cui è approdato dopo essere stato commissario straordinario per l’Ospedale Covid di Tortona (il primo in Piemonte ad essere adibito esclusivamente a malati di Coronavirus un anno e mezzo fa) e poi, sempre per l’emergenza, con lo stesso ruolo proprio all’Asl Cuneo1.

Nella sua azienda, finora, tutti i no vax non sono stati adibiti ad altre mansioni, ma lasciati a casa senza stipendio. “Mi sono fatto fare una relazione dai principali servizi e la possibilità di ricollocare personale sanitario non c’è”. E proprio nella sua doppia veste conferma ciò che a molti, ma non a tutti, appare chiaro: “Se un sanitario è sospeso dal suo Ordine professionale non può lavorare. La legge è chiara: i professionisti sanitari devono vaccinarsi”. Guerra lo dice, ma non ce ne sarebbe bisogno: “Concordo appieno sulla linea definita dal commissario Rinaudo”. 

Un’interpretazione puntuale della norma, come richiamato nella recentissima circolare inviata agli Ordini dall’ex magistrato responsabile della campagna vaccinale, che non trova del tutto concorde l’organismo professionale dei medici della provincia di Torino da cui arriva l’annuncio della richiesta di pareri legali, con il tempo necessario. 

Tempo che potrebbe suonare come un tentativo di tirarla alle lunghe mentre la necessità di applicare la legge in tempi brevi è ancor più forte visto che il Piemonte è al penultimo posto nella classifica delle regioni nella verifica del rispetto dell’obbligo vaccinale per il personale sanitario. Il medico-manager che ha affrontato in prima linea la fase più drammatica del Covid, non nasconde che l’applicazione delle misure previste dal Governo presentino una serie di problemi. “Una cosa è attuare il provvedimento di sospensione, altro è verificarne il rispetto, azione che non spetta certo all’Ordine”.

Guerra si riferisce a quei medici che nonostante la sospensione potrebbero decidere di continuare a svolgere la loro attività, con i pazienti del tutto ignari del provvedimento a loro tutela. Questo riguarda i liberi professionisti o, comunque, l’attività dei camici bianchi al di fuori delle strutture delle quali possono anche essere dipendenti. L’unica soluzione che si prospetta e da più parti si invoca è quella delle verifiche da parte dei carabinieri dei Nas, anche se di verifiche al momento non se ne è ancora parlato, pur essendo un aspetto non certo marginale per rendere del tutto efficace la normativa.

Per quanto riguarda i medici di famiglia, che non dipendono dalle Asl ma hanno una convenzione, Guerra ha le idee chiare: “Nel caso il medico di medicina generale non sia vaccinato e quindi ricada tra coloro che devono essere sospesi, la convenzione viene congelata – spiega nella veste di direttore dell’Asl –. Ci siamo confrontati anche con la Regione Veneto e in particolare l’Asl di Venezia e abbiamo saputo come agiscono: nel momento in cui il medico di famiglia viene segnalato si provvede a nominare un sostituto oppure si distribuiscono gli assistiti tra gli altri medici sul territorio. Non dimentichiamo che bisogna avvisare anche gli assistiti del cambiamento. Insomma, la procedura non è semplice, ma è l’unica possibile”.

Sul fronte, sempre più caldo dei posti che rimarranno vacanti negli ospedali e in altri servizi in seguito alla sospensione dei medici no vax, il direttore generale dell’Asl conferma di aver tenuto delle graduatorie aperte per reperire rincalzi. L’alternativa non può certo essere l’inosservanza della norma o un atteggiamento morbido (anche nei tempi per l’adozione dei provvedimenti) nei confronti dei sanitari no vax. Fino ad oggi decisi a violare la legge rifiutando la vaccinazione, “dovere morale e civico” richiamato ieri dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ancor più per chi indossa il camice bianco.

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