POLITICA & GIUSTIZIA

"Damilano ineleggibile", 
i Radicali ci riprovano

Dopo aver sollevato i potenziali conflitti d'interessi del candidato sindaco di centrodestra ora accendono un faro sul suo incarico alla Film Commission. Dalla fondazione chiudono la questione: "È decaduto il 16 agosto", ma spuntano attività successive

Paolo Damilano sarebbe ineleggibile. Cioè qualora dovesse essere eletto sindaco di Torino, il candidato del centrodestra potrebbe decadere (non prima di una battaglia legale che potrebbe durare anni, ben s'intende). A sostenerlo, Testo unico enti locali alla mano, sono i Radicali, secondo cui a far scattare l’ineleggibilità sarebbe l’incarico al vertice di Film Commission che occupa Damilano. Ne è infatti il presidente, seppur ancora in regime di proroga essendo il suo mandato scaduto a giugno. I soci fondatori – Regione Piemonte e Comune di Torino – non hanno ancora pubblicato un bando per la sua sostituzione e lui, a quanto risulta anche sul sito istituzionale della fondazione, resta formalmente in carica. Secondo l’articolo 60, comma 1 punto 11, del decreto legislativo 267 del 2000 non è eleggibile alla carica di sindaco colui che ricopre una carica all’interno di un “istituto, consorzio o azienda” dipendente dall’ente per cui ci si candida. Per evitare di finire nelle maglie di questo provvedimento Damilano si sarebbe dovuto dimettere prima della presentazione della sua candidatura. “Se l’ha fatto, lo invitiamo a pubblicare la sua lettera di dimissioni, debitamente protocollata dagli uffici amministrativi della Film Commission Torino Piemonte” attaccano  Silvio Viale e Patrizia De Grazia, candidati come indipendenti nella lista Civica per Lo Russo Sindaco. I due inoltre annunciano che “se Paolo Damilano sarà malauguratamente eletto sindaco di Torino, l’associazione radicale Adelaide Aglietta presenterà al Tribunale Civile di Torino un’azione popolare per farlo decadere dalla carica”.

E non mancano i precedenti, proprio in Piemonte, di casi di ineleggibilità. Primo fra tutti quello di Maurizio Marrone, eletto consigliere regionale nel 2014 con Fratelli d’Italia e poi decaduto nel 2017 dopo una lunga battaglia legale terminata in Cassazione. Marrone non aveva dato le dimissioni dall’Ires, ente di cui era consigliere d’amministrazione al momento della presentazione della sua candidatura e furono proprio i Radicali a sollevare il caso, gli stessi Radicali che nelle settimane appena trascorse hanno posto l’accento sul potenziale conflitto d’interessi di Damilano, essendo la sua azienda beneficiaria di concessioni pubbliche per quanto riguarda il business dell’acqua minerale. Una questione risolta – almeno da un punto di vista formale – dal diretto interessato con le dimissioni da ogni incarico nell’azienda di cui tuttavia resta proprietario (per quota parte). Era andata meglio a Giuseppe Sala, quando vide traballare il suo scranno a Palazzo Marino, per via dell’incarico di commissario all’Expo, ma in quel caso c’era una lettera di dimissioni precedente alla sua candidatura che ne salvò la poltrona. Insomma, ci si muove in punta di diritto e ora c’è chi teme che dopo le urne possa esserci un altro campo su cui si deciderà il sindaco di Torino, quello giudiziario.  

Sulla questione interviene anche Film Commission secondo cui Damilano “eleggibile a sindaco di Torino perché non è più presidente della Film Commission dal 16 agosto”. Secondo la Fondazione “il suo mandato, come da Statuto, è cessato con l’approvazione del bilancio al 31.12.2020, avvenuta in data 30 giugno 2021, e con il 16 agosto 2021 sono anche decorsi i 45 giorni di prorogatio prevista per legge per i soli atti di ordinaria amministrazione”.

Intanto però spuntano dai social attività che Damilano avrebbe svolto successivamente alla data indicata da Film Commission per la sua decadenza: il 5 settembre, per esempio, il vicesindaco di Rivoli Laura Adduce dà notizia su facebook della firma di un protocollo d’intesa sottoscritto – a quanto si legge – da Damilano in qualità di presidente della Fondazione. Nella foto a corredo del post, la Adduce compare proprio con Damilano e con il compagno di partito Fabrizio Ricca, assessore in Regione e candidato alle prossime amministrative. Inoltre, non è sfuggito come sul sito istituzionale di Film Commission compaia ancora Damilano quale presidente. Sul portale il regime di prorogatio sarebbe durato fino al 15 luglio e non al 16 agosto come scritto dalla stessa Film Commission nella nota in cui scagiona il suo (ex?) presidente. In ultimo il 4 agosto Film Commission bandisce una gara per assumere un profilo a tempo determinato, "può essere considerata attività di ordinaria amministrazione?" si chiedono ancora i Radicali. Domande cui forse un giudice dovrà dare risposta. 

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