Genesi di un regime

Una grande fetta del mondo è sparita dal nostro orizzonte visivo, nonché da quello mediatico. Ai cittadini occidentali non è dato conoscere quel che accade sul resto del pianeta, e tanto meno alle popolazioni che lo abitano.

Viviamo in una nazione dal carattere egocentrico, poiché riserva agli avvenimenti interni tutta l’informazione, la retorica e la propaganda. Uno tsunami di fatti e notizie in grado di annegare gli italiani in pochi attimi. In passato alcuni accademici hanno dimostrato come l’eccesso di informazione, tramite la divulgazione di notizie ridondanti, equivalga all’impossibilità di essere davvero a conoscenza di quanto accade. “Tanto” in questo caso equivale a “Nulla”.

Quotidianamente, siamo sommersi da una marea di opinionisti, di talk show, di programmi superficiali e altri di approfondimento in tempo reale, da notiziari trasmessi oramai senza sosta per ventiquattro ore al giorno. Dal mattino alla sera, infatti, un plotone di giornalisti insieme a conduttori spietati narra di politica, di gossip e di vicissitudini varie: la premessa caotica al “Pensiero unico”.  

Fatti interni e di politica estera sono spesso banalizzati per offrire al pubblico una versione edulcorata ad arte di quanto accade nella vita quotidiana. I cittadini sono trattati, in fin dei conti, come bambini sprovveduti a cui leggere favole: un fenomeno che si protrae da svariati decenni.

Un mio amico, negli anni ’90, aveva preso l’abitudine di sintonizzare il proprio televisore sul canale di Stato messicano (grazie a un’antenna parabolica vinta alla lotteria) con l’unico scopo di poter ricevere notizie più dettagliate e veritiere inerenti l’Italia. In questo modo lui è riuscito a interrompere il continuo susseguirsi di parole vane, per dedicarsi finalmente all’esposizione oggettiva di notizie di cronaca e politica nostrana.

Le eccezioni all’omologazione offerte dalle emittenti nazionali e private sono rarissime, perché concesse con grande parsimonia per mezzo di programmi coraggiosi (trasmessi in seconda/terza serata), sottoposti a perenne rischio di chiusura. Il muro di gomma è messo in discussione da pochi eroici giornalisti, tenaci nella difesa della vera informazione e della trasparenza del Governo. Professionisti capaci di ridare senso all’analisi critica delle vicende di cronaca giudiziaria e dei comunicati stampa dei vari esecutivi.

Purtroppo, non siamo al corrente di cosa accade negli altri continenti sul fronte della lotta al Covid (misure intraprese, fallimenti/successi). Noi tutti possiamo esclusivamente tentare una sbirciatina dalle fenditure del cancello che permette l’accesso alle informazioni, incorrendo però nel pericolo di incappare in clamorose “fake news”.

Pur scrutando tra le pieghe dei comunicati stampa, ad oggi non sappiamo neppure com’è realmente la vita a Kabul e quale destino si sia abbattuto sulle donne insegnanti, oppure su quelle che ricoprivano ruoli dirigenziali nel Pubblico e nel Privato. Tra i tanti avvenimenti di cui non conosciamo cause ed effetti vi è anche la questione della Crimea, o meglio di quei territori che hanno abbandonato Kiev per abbracciare Mosca. L’informazione Occidentale evidenzia l’occupazione militare russa scordando, forse per una svista, di fare il resoconto del referendum con cui il popolo di Crimea ha scelto di uscire dalla sovranità territoriale dell’Ucraina: voto ratificato dal Parlamento tramite legge.  Allo stesso modo, in Italia è stato appena accennato che la più grande forza di opposizione al partito del Presidente Putin è quella dei comunisti, premiata dal 20% dell’elettorato, mentre il leader Vladimir Zirinovskij (Partito per una Russia Giusta) è fermo al 7,5%. 

Questi citati sono solo alcuni esempi della miriade di silenzi e ombre con cui vengono nascoste porzioni intere della geografia politica mondiale. Il pensiero unico, come dimostra la Storia, non aiuta certamente una società a crescere, ma al contrario la soffoca sino a ucciderla. Il coro di voci che parla all’unisono spinge i curiosi a cercare altrove le fonti di informazione, ossia fuori dall’ufficialità, esponendoli in tal modo a colossali tentativi di sviamento dell’attenzione sulla fantasia pura, e avvantaggiando il potere assolutistico.

Blindare il dissenso significa generare false notizie e quindi alimentare l’odio da tifoseria tra contrapposte fazioni: in sintesi, è l’inizio del fallimento della Democrazia e l’avvio di un regime.

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