Cresce il pil, incrociamo le dita

Da stime recenti quest’anno il Pil italiano crescerà di circa il 6% che è indubbiamente una buona notizia.  Il problema è che arriva dopo anni di crescita negativa e asfittica e si deve sperare che non sia la classica rondine che non fa primavera. Il Pil italiano prima del Covid non era ancora riuscito a ritornare ai livelli precedenti alla crisi degli anni 2008/2009 proprio a causa di continue cadute del prodotto interno lordo e della scarsa ripresa. Stime parlano di un più 4% per il 2022 che porterebbe il Pil più o meno al livello pre-Covid, ma comunque ancora più basso rispetto al 2008. Una particolarità sarà che un ritorno ai livelli antecedenti alla pandemia corrisponderà ad una maggiore ricchezza pro capite perché purtroppo la popolazione sarà diminuita.

Approfondendo le cause di questa crescita vertiginosa del prodotto interno, però sorgono dei dubbi. Il primo è che banalmente il più 6% si ottiene rispetto all’anno 2020 in cui una buona fetta di economia è stata ferma: è facile sembrare di correre rispetto a qualcuno che è fermo. Il secondo riguarda la crescita fuori controllo della spesa pubblica; l’anno scorso il deficit pubblico si è attestato intorno al 10% del Pil e per quest’anno si stima un 3,5%. Per quanto necessario per affrontare l’emergenza, una crescita economica basata sulla spesa pubblica a debito è piuttosto effimera: finiti i soldi la crescita si ferma e in più bisogna restituire i prestiti. Un ultimo problema è rappresentato dall’inflazione dovuto al rialzo delle materie prime, anche se dovrebbe trattarsi di una situazione temporanea dovuta alle chiusure del 2020 e ai naturali rallentamenti alle riaperture. In Italia in più si è aggiunto il rialzo dei prezzi nell’edilizia per il boom indotto dai bonus del governo. Questo dovrebbe far riflettere sulle conseguenze non intenzionali delle scelte pubbliche e che purtroppo coinvolgono milioni di cittadini.

Queste problematiche dovrebbero spingere il governo ad una maggiore attenzione alle esigenze delle imprese in modo che la ripresa non sia qualcosa di effimero e si sgonfi come un palloncino quando finiranno i soldi pubblici. Una prima considerazione riguarda i bonus nell’edilizia che per quanto non possano durare all’infinito, la loro fine dovrebbe essere fatta con gradualità in modo da evitare un boom e poi uno schianto. Tra l’altro con la pandemia molti lavori sono stati bloccati e sarebbe utile una qualche proroga per compensare i mesi di chiusura. Un altro aspetto riguarda le cartelle esattoriali. Se arriva una cartella alla Fiat è semplicemente uno dei tanti problemi nella vita aziendale che in qualche modo si risolve, ma per una piccola partita Iva l'improvviso arrivo di una cartella potrebbe essere una mazzata difficile da digerire. Non si può basare la crescita economica solo sulle grandi imprese e perciò bisogna evitare di soffocare piccole imprese, artigiani e professionisti. Un altro aspetto che ripetiamo spesso è la riduzione della burocrazia e una maggiore efficienza degli uffici pubblici che spesso rappresentano un sostanziale ostacolo nella vita delle persone e delle imprese.

print_icon