IN BALLO(TTAGGIO)

Fair play addio. Damilano alza i toni
(e va a caccia degli astenuti)

Cambio di strategia nella comunicazione del candidato di centrodestra, costretto a recuperare oltre 15mila voti in dieci giorni. "Stare a casa vuol dire lasciare la città a chi l'ha rovinata". E nel centrosinistra torna il sempreverde spauracchio fascista

Entrato nell’urna da favorito, Paolo Damilano si è ritrovato a rincorrere il suo avversario, costretto a giocarsi il tutto per tutto in una decina di giorni. Ed ecco che anche una campagna elettorale giocata finora all’insegna del fair play improvvisamente si accende. “La protesta del non voto vuol dire rimettere la città nelle mani di chi l’ha rovinata negli ultimi decenni” dice l’imprenditore durante una puntata al mercato di piazza Bengasi. Accantonato il sorriso sornione e l’occhio languido, Damilano mostra i denti e per la prima volta ringhia al suo avversario.

Cinque punti di distacco sono tanti e per recuperarli serve una mobilitazione straordinaria. Per questo ha deciso di alzare il tiro e pure i toni. Le analisi del voto concordano sul fatto che la bassa affluenza ha premiato il centrosinistra, a mancare l’appuntamento con le urne sono stati in particolare gli elettori di quelle periferie in cui Lega e Fratelli d’Italia avrebbero dovuto fare sfracelli. Ed è proprio a loro che adesso si rivolge Damilano quando sostiene che stare a casa vuol dire fare il gioco di chi “c’era prima”.

Così mentre nello schieramento di Stefano Lo Russo è scattata l'allarme antifascista per ricompattare le truppe, l’imprenditore acqua&vino si scaglia contro le amministrazioni cittadine che “ci hanno portato fin qui”. Le stesse giunte, va detto, che in Comune e Regione lo hanno nominato pressoché ovunque – dal Museo del Cinema a Film Commission solo per fare due esempi – iscrivendolo a pieno titolo a quel Sistema Torino da cui oggi vuole prendere le distanze.

Conti alla mano, alla sua coalizione è mancato buona parte del voto di protesta che alle elezioni europee si era rivolto verso Matteo Salvini; sono quegli elettori che ora Damilano vuole andare a stanare: “Molti mi dicono che non ci vanno perché sono arrabbiati, ma io dico che se siete arrabbiati dovete andare a votare, se no restituite la città nelle mani di chi vi ha reso così arrabbiati”.

La strategia è chiara e si contrappone a quella di Lo Russo. Il prof del Poli, grazie al cospicuo vantaggio di oltre 15mila voti, può concentrarsi innanzitutto sul riportare ai seggi tutti quelli che sono andati a votare per lui al primo turno, una missione di per sé già tutt’altro che scontata. Parallelamente dovrà riuscire a lanciare messaggi in grado di intercettare quei cittadini che pur avendo votato altre liste o coalizioni (in particolare gli elettori di Angelo D’Orsi e Valentina Sganga) sentono certamente una maggiore affinità con lui che con Damilano e i partiti che lo sostengono. Damilano oltre a tutto questo deve fare di più: recuperare una parte di chi al primo turno è rimasto a casa. Ma non è da solo in questa missione.

Chissà se è un caso che lo stesso appello al voto che stanno pronunciando nel centrodestra oggi esca dalla bocca dell’assessore grillino Alberto Unia, una delle persone più vicine a Chiara Appendino ma anche colui per il quale ha lavorato in questi anni come staffista Cristina Seymandi, la coordinatrice del Comitato di progettazione civica istituito dall'amministrazione pentastellata e poi candidata senza fortuna con Torino Bellissima, la lista di Damilano. Secondo Unia “anche quando non voti in realtà fai una scelta, quella degli altri” afferma. Poi aggiunge sibillino che astenersi vuol dire “aiutare chi ha la maggioranza di voti”, insomma “anche restando a casa facciamo una scelta di campo”. Tradotto, stare a casa oggi vuol dire aiutare la sinistra. Così mentre la parte dei Cinquestelle orientata verso lo schieramento progressista può apertamente schierarsi per Lo Russo, magari puntando l’indice contro un clamoroso ritorno dei “fascisti” – leggi lo storico Angelo D’Orsi, l’ex vicesindaco Guido Montanari o la consigliera uscente Daniela Albano –; coloro i quali hanno scelto Damilano (a partire da Appendino e dai suoi seguaci) si affidano a un messaggio subliminale, un (solo in apparenza) generico appello al voto, lanciato per mobilitare quegli elettori che nel 2016 si erano lasciati sedurre dall’allora futura sindaca di Torino, che poi hanno dirottato la loro rabbia verso Salvini e Meloni e ora – esausti – sono rimasti a casa.

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