Facebook e i pericoli dei monopoli

Qualche giorno fa le piattaforme di comunicazioni facenti capo a Facebook, dal social omonimo, a Instagram e all’app di messagistica WhatsApp non hanno funzionato per alcune ore, mettendo in difficoltà molti utenti. Chi usava anche altri strumenti ovviamente ha potuto superare questi problemi. Questo incidente mette in evidenza in modo plateale i pericoli della concentrazione e dei monopoli. Quando un settore è dominato da un unico grande operatore, oltre al rischio concreto di avere prezzi più alti e un ritardo tecnologico, l’ulteriore rischio è che in caso si tratti di un operatore che controlla una infrastruttura, come nel caso di Facebook, si può avere un blocco dell’economia con danni ingenti. Facebook è attualmente il social network più diffuso con evidenti tendenze monopolistiche. Per esempio, in India fornisce anche servizi di pagamento e potete immaginare che il danno è stato più rilevante del blocco del social network. La concentrazione in una sola mano di tanti servizi non rappresenta solo un danno economico per i prezzi alti e per la costituzione di una posizione di potere financo politico, ma un pericolo sistemico che in caso di problemi si riverberano su tutti. La presenza di più operatori non solo rappresenta un vantaggio per i consumatori, ma evita la formazione di blocchi di potere e riduce i rischi sistemici, perché quando un operatore ha problemi c’è un altro che funziona. Si spera che questo blocco porti ad una crescita di altri operatori e una conseguenza aumento della concorrenza. Un settore ancora più delicato è quello dei pagamenti in cui si dovrebbe, se necessario anche tramite interventi legislativi, evitare la concentrazione considerato il trend verso un maggior uso del denaro elettronico. Immaginate che si blocchino i bonifici e non vi arrivi più lo stipendio o il pagamento delle fatture sul conto corrente. Non sarebbe una bella cosa. Per questo il contante non andrebbe mai eliminato come qualcuno favoleggia. In caso di blackout del sistema di pagamento si può sempre far fronte con il caro e vecchio contante.

Certamente nel caso delle imprese tecnologiche siamo in presenza di una concentrazione dovuta alle particolari tecnologie e non a monopoli legali, ovvero difesi da privilegi statali. Normalmente un monopolio tecnologico dura fintanto è predominante un certo tipo di tecnologia per poi sparire. In ogni caso è sempre bene esaminare con attenzioni la concentrazione di imprese. Nel caso dei social network l’effetto rete è importante: ci si iscrive ad un certo social perché si è sicuri di trovare la maggiore parte dei propri contatti. Questo favorisce l’operatore più grande a scapito di concorrenti più piccoli o che nascono dopo. Nel caso dei giganti del web bisogna mettere in evidenza la loro provenienza statunitense e bisognerebbe esaminare quanto siano state favorite dallo stato americano per mantenere il primato tecnologico mondiale. Per quanto la Cina sia una superpotenza in ascesa per quantità di Pil e popolazione, gli Stati Uniti mantengono per il momento un predominio tecnologico a cui i giganti del web non sono estranei. La crescita di tali imprese fino a posizioni monopolistiche va messo in relazione con questo fattore geopolitico. En passant, citiamo un recente esperimento americano del famoso Mit che vede coinvolta anche l’italiana Eni come finanziatrice, che riguarda la fusione magnetica per la produzione di energia, a ben rappresentare come gli Stati Uniti sono ancora in corsa per il mantenimento del primato tecnologico.

Detto ciò, è evidente che concentrazione e monopoli non solo sono deleteri per i consumatori per i prezzi più alti imposti, ma in caso di infrastrutture fondamentali rappresentano un rischio sistemico che possono bloccare l’intera economia. La discussione italiana sulla rete unica da questo punto di vista risulta piuttosto futile. Meglio avere più concorrenza e delle duplicazioni che in caso di un problema di una rete possono essere superate dall’altra.

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