Finalmente è tornato il Centro

Da sempre si dice che in Italia “si vince al centro”. Ma da sempre che si dice anche, e giustamente, che in Italia “si governa dal centro”. Due osservazioni che caratterizzano storicamente il sistema politico italiano e che lo accompagnano concretamente da decenni. Del resto, le migliori stagioni politiche del nostro paese sono sempre coincise quando le scelte del governo erano dettate da forze di centro che, oltre ad avere una spiccata cultura di governo, hanno sempre individuato nella radicalizzazione della lotta politica la radice della decadenza della democrazia e della crisi dei partiti. Non a caso l’avvento del populismo e dei partiti riconducibili a quella subcultura ha segnato la crisi più profonda ed acuta della nostra democrazia e delle stesse istituzioni democratiche. Nonché dell’azione di governo. Con la vittoria dei populismi, purtroppo è tornata anche la tesi – triste e che ricorda un passato amaro e decadente – degli “opposti estremismi”. Cioè di coalizioni e partiti che hanno solo il compito di delegittimarsi prima moralmente e poi di annientarsi sotto il profilo politico. È appena sufficiente registrare gli atteggiamenti quotidiani della coalizione di sinistra nei confronti del centro destra e viceversa per rendersene conto. La polemica, sempre puntuale e precisa prima di ogni consultazione elettorale tra il possibile e potenziale “ritorno del fascismo” e, quindi, la risposta “dell’antifascismo militante”, non è che la riprova di questo clima politico ormai persin troppo noto per essere ulteriormente descritto ed approfondito.

Ora, con il lento ma inesorabile tramonto del populismo di marca grillina e la crisi del modello populista di stampo salviniano, è del tutto ovvio che una “politica di centro” è destinata a ritornare con modalità politiche ed organizzative nuove rispetto al passato. Lo ha descritto bene in questi giorni su vari organi di informazione il neo sindaco di Benevento Clemente Mastella, uno dei pochi leader politici nazionali che ha vinto in una grande città senza l’appoggio dei due schieramenti ma solo attraverso una rete di liste civiche e di centro e profondamente radicate sul territorio.

Un “centro”, quindi, non più testimoniale, periferico, marginale e destinato, di conseguenza, a registrare consensi miserevoli e ininfluenti. Ma, al contrario, una esperienza politica, culturale, di governo ed organizzativa che si ispira ad una sorta di “Margherita 2.0” con la finalità di diventare un polo decisivo e determinate per orientare la stessa politica italiana. A prescindere anche e soprattutto dalla futura legge elettorale. Che resta, comunque sia, sempre una variabile non indipendente rispetto agli schieramenti che scendono in campo e agli stessi equilibri politici che si vengono a determinare. Ma il “centro”, comunque, sia, torna in campo. E proprio dopo i recenti risultati delle amministrative e al crescente numero di forze, movimenti e soggetti politici e culturali – anche e soprattutto di estrazione cattolica – che non si riconoscono più nel massimalismo della sinistra accompagnato dal populismo dei 5 stelle o nel populismo e nell’estremismo della destra e che chiedono di avere una nuova rappresentanza politica organizzata, risiede la vera sfida di questa avventura politica. Del resto, tutti sanno, ma proprio tutti, che in vista delle ormai prossime elezioni nazionali il quadro politico complessivo è destinato a cambiare. E a cambiare profondamente. E il decollo di un partito/federazione che sappia declinare autenticamente ed efficacemente una “politica di centro” è l’unica novità che emergerà in vista del voto nazionale e che sarà decisiva per riequilibrare il peso dei diversi schieramenti in campo.

Il tempo del populismo e delle contrapposizioni frontali tra i due schieramenti contrapposti volge al termine. Occorre mettere in campo una nuova iniziativa politica. E questa volta i tempi sono maturi, come ormai si evince dalle prossime iniziative politiche ed organizzative già programmate.

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