Confartigianato, rischio caro prezzi per l'enogastronomia

La Confartigianato di Torino lancia l'allarme caro-prezzi sul settore alimentare. "Il comparto food piemontese - afferma - è frenato dalla crescita dei prezzi di materie prime e bollette, e i ricavi sono ridotti all'osso. Il rischio è un aumento del 10% dei prezzi sotto Natale, quando le circa 6.459 imprese artigiane del settore operanti in Piemonte con 12.366 addetti producono normalmente un giro d'affari di 530 milioni". Il rischio frenata riguarda panificatori, pasticceri e gelatieri, alla luce dell'aumento dei prezzi di farine, zucchero e uova, delle bollette elettriche e del gas, della benzina e del gasolio. Il tutto in vista di un periodo di vendite natalizie mai così atteso da parte soprattutto dei piccoli produttori. "Se il Governo non interviene a calmierare almeno i costi dell'energia e dei carburanti - dice il presidente di Confartigianato Torino, Dino De Santis - il settore rischia una batosta, perché da un lato c'è il rischio di una frenata della ripresa post-Covid, e dall'altro perché costringe i rivenditori a rialzare i prezzi col conseguente malcontento dei clienti". "Su latte, burro, zucchero, farina, uova, nocciole, mandorle e tutto ciò che serve per fare pane, dolci e gelati - spiega - stiamo registrando incrementi che variano tra il 5% e il 20% - e ciò sta innescando una pericolosa reazione a catena sul prodotto finito. All'orizzonte, un caro panettone stimato del 10%". "Una così elevata pressione sui costi, che viene traslata solo in parte sui prezzi di vendita - aggiunge - determina una riduzione del valore aggiunto, comprime la crescita economica, riduce la propensione a investire delle imprese, compromettendo sia i processi di innovazione che la domanda di lavoro".

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