Coesione istituzionale, è la volta buona

C’è stata una stagione nella politica torinese e piemontese particolarmente feconda e positiva. Seppur nel pieno rispetto di tutte le opinioni. È stata quella con Sergio Chiamparino sindaco di Torino ed Enzo Ghigo presidente della Regione Piemonte. Due persone profondamente diverse tra loro ma che seppero, seppur in un momento favorevole per questo territorio, costruire quella “coesione istituzionale” che riuscì ad affrontare e gestire le problematiche che si affacciavano di volta in volta di fronte alla nostra attenzione. Una “coesione istituzionale” che non metteva in discussione, come ovvio, le rispettive appartenenze politiche e gli opposti schieramenti politici. E, pur senza cedere ad alcuna deriva consociativa, in quella stagione la politica torinese e piemontese seppe fare un salto di qualità non solo a livello istituzionale. Certo, la gestione dell’evento olimpico favorì indubbiamente quella “convergenza istituzionale” ma è indubbio che quando ci si trovava di fronte a nodi decisivi e cruciali per il futuro di questo territorio non mancavano il confronto, la dialettica anche aspra, la definizione delle priorità ma, soprattutto, la ricerca delle soluzioni concrete.

Ora, per non dilungarci eccessivamente sul passato, mi pare di intravedere e di cogliere che quel clima politico potrebbe ripetersi dopo le recenti elezioni torinesi. Due persone, oggi – che sono anche due amici – che hanno le caratteristiche, l’approccio e la modalità di agire che possono riprodurre quella “coesione istituzionale” che in questi ultimi anni è sostanzialmente evaporata per svariate motivazioni. Certo, il progressivo esaurimento della deriva populista sotto questo aspetto è un dato sicuramente incoraggiante. E questo perché, molto semplicemente, dal populismo antipolitico, demagogico e qualunquista è difficile trarre una cultura di governo adeguata e, soprattutto, capace di tessere relazioni funzionali a fissare le giuste priorità per il bene e la crescita del territorio. Non a caso, sono prevalse in questi anni pregiudiziali ideologiche, veti politici e ricette bislacche che hanno, di fatto, bloccato una costruttiva e feconda “convergenza istituzionale”. Con risultati che non hanno certamente aiutato per un vero governo del territorio.

Ora, forse – almeno stando ai primissimi passi del neosindaco di Torino e alla conoscenza già consolidata del presidente Cirio – ci sono tutte le condizioni per far sì che anche la politica ritorni ad essere protagonista e, con la politica, la capacità di indicare concretamente quasi sono le reali necessità che attengono allo sviluppo e alla crescita del Piemonte. Per fare un solo esempio, se si apre la possibilità per rivedere il famoso “dossier olimpico” in vista dell’evento internazionale del 2026 causa le enormi criticità tecnico/organizzative, dopo l’aggiudicazione, di Milano e Cortina, tanto vale fare uno sforzo per capire se Torino e il Piemonte possono ancora giocare un ruolo. Alla luce, anche e soprattutto, di una cattiva gestione del post olimpico che ha lasciato pesanti strascichi nei territori che sono stati sede delle Olimpiadi di Torino 2006. E mi fermo qui….

Comunque sia, con Lo Russo e Cirio forse si può invertire la rotta e, sempre forse, si può aprire una nuova fase per la politica e le istituzioni torinesi e piemontesi. Verrebbe da dire, “se non ora quando”?

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