RETROSCENA

Il risiko del trasporto locale:
un manager per salvare Gtt

Con l'approdo in Piemonte dei lombardi di Autoguidovie aumentano i player sullo scacchiere regionale. L'azienda torinese naviga di nuovo a vista, con lo spettro di conti in profondo rosso. Lo Russo cerca un timoniere. Arriverà dalla milanese Atm?

Sull’autobus e in tramvia, in treno o metropolitana parte il risiko del trasporto locale in un Piemonte diventato terra di conquista. Nei giorni scorsi l’acquisizione della Cavourese da parte di Autoguidovie (già presenti a Novara con Stn) ha aperto una partita in cui saranno protagonisti player pubblici e privati, locali e foresti. È difficile che questa operazione sia fine a se stessa, molti analisti sono pronti a scommettere che l’azienda della famiglia Fenoglio non sia altro che una testa di ponte per consentire al gruppo lombardo di inserirsi in un nuovo mercato, mentre nel sud della regione, in estate, i cuneesi di Bus Company hanno vinto la gara per l’aggiudicazione dell’alessandrina Arfea, dichiarata fallita, che ha portato in dote la concessione del servizio extraurbano nella provincia mandrogna. Bus Company e Autoguidovie sono attualmente i due principali gruppi privati che operano in Piemonte, cui si aggiungono altri soggetti come Comazzi, Geloso, Chiesa, Giachino.

In questo contesto si ritrova a operare Gtt, ancora alle prese con gli strascichi relativi all’acquisizione di Canova. Il gruppo torinese è un gigante dai piedi d’argilla, coi bilanci di nuovo sotto stress e tenuti in piedi, negli ultimi due anni, solo dai ristori del Governo. I 40 milioni versati dalla Regione Piemonte nell’ambito del piano di salvataggio del 2017 sono già stati bruciati dall’azienda, dove ora si torna a parlare della necessità di una ricapitalizzazione. Nel 2019 Gtt ha perso (sfilandosi all’ultimo, mostrando una gestione piuttosto dilettantesca) la gara per la gestione del cosiddetto Nodo di Torino a vantaggio di Ferrovie e nel 2022 andrà a bando anche il servizio extraurbano oggi gestito da Extra.To, consorzio capeggiato da Gtt di cui fanno parte diciotto realtà del territorio regionale. Prima ancora del Covid i vertici di corso Turati, quartier generale della municipalizzata, avevano sondato la Regione sull’ipotesi di un suo ingresso nel capitale aziendale per costituire una grande holding a guida pubblica del trasporto locale che potesse gestire in house i servizi regionali. Una proposta cui il governatore Alberto Cirio e il suo assessore Marco Gabusi risposero picche: la Regione è un ente regolatore, non una vacca da mungere fu il ragionamento. Una posizione che da allora non è cambiata anche se lo stesso Gabusi, in un colloquio con lo Spiffero, si dichiara “disponibile a un confronto con il Comune di Torino”, socio unico di Gtt che tra i pochi elementi positivi (in termini di dividendi) su cui può contare c’è la partecipazione con il 30% delle quote in Bus Company, azienda con 600 dipendenti, 450 mezzi (compresi quelli turistici) e oltre 50 milioni di fatturato. Una società finanziariamente in salute e con un business in crescita.

Il rischio è che un’azienda debole e finanziariamente fragile possa faticare a rimanere sul mercato, viepiù ora che si ritrova a competere con più soggetti privati, alcuni provenienti da oltreticino, con l’obiettivo – pur non ancora dichiarato – di espandersi. Fonti informate sostengono che Autoguidovie abbia rivolto il proprio sguardo verso il Piemonte dopo essere uscita dalla Toscana. Il gruppo, controllato dalla famiglia Ranza, in passato ha avuto stretti legami con il sistema di potere di Matteo Renzi: il suo governo nominò l’allora amministratore delegato dell’azienda, Renato Mazzoncini, in Fs dopo che lo stesso Mazzoncini fu protagonista della vendita di Ataf, l’azienda del trasporto pubblico di Firenze, a una società controllata dallo Stato di cui faceva parte anche Autoguidovie. Operazione seguita per il Comune di Firenze dall’allora avvocato Maria Elena Boschi. Nei corridoi di Montecitorio si sussurra che a officiare l’incontro tra Autoguidovie e Antonio Fenoglio, patron della Cavourese, sia stato il deputato un tempo renziano Davide Gariglio, capogruppo del Pd in commissione Trasporti, settore di cui occupa con una certa costanza sin da quando, agli albori della sua carriera pubblica, sedeva sulla tolda di comando di Gtt dalla quale spiccò il volo fino a diventare segretario dei dem piemontesi.

Che Autoguidovie possa rivolgere le proprie mire proprio verso Gtt? In campagna elettorale Stefano Lo Russo ha negato l’ipotesi di privatizzare l’azienda, promettendo semmai un suo rilancio soprattutto ora che, grazie a investimenti di Governo e Regione, è stata rinnovata buona parte della flotta. È tuttavia innegabile che il futuro del gruppo passi anche attraverso partnership e alleanze strategiche ed è proprio su questo che dovrà concentrare il nuovo management. Un’azione da condurre su due fronti: quello interno attraverso la messa in sicurezza dei bilanci e il rilancio dell’azienda con un piano industriale efficace, e quello esterno puntando proprio su nuovi sodalizi in grado di consolidarne la posizione sul mercato. Non c’è tempo da perdere anche perché in questo momento l’azienda viaggia in un limbo: alla guida, dopo il passo di lato di Giovanni Foti, per motivi di salute, c’è alla presidenza Paolo Golzio (scelto dalla giunta M5s e dato in caduta libera) e il dirigente Gabriele Bonfanti che di fatto si stanno limitando a gestire l’ordinaria amministrazione. S’attendono le mosse della nuova giunta di Torino e la designazione di un amministratore delegato che, a quanto si apprende da fonti romane, potrebbe arrivare proprio dalla Lombardia e da quella Atm che in tanti vedono come esempio virtuoso di gestione pubblica. Il nuovo sindaco della Capitale Roberto Gualtieri, infatti, avrebbe sondato la disponibilità di un paio di manager della società milanese e da uno di loro avrebbe ricevuto la confidenza di essere stato già in contatto con Torino.

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