SACRO & PROFANO

Un cappuccino in diocesi, rumors sul totovescovo

Non è passata inosservata la presenza a Torino come relatore all'Università salesiana di mons. Martinelli, ausiliare di Milano. Secondo molti potrebbe essere lui a salire sulla cattedra di San Massimo. Nosiglia prepara i bagagli

Com’è noto, ancora a causa della pandemia, l’incontro europeo dei giovani di Taizé a Torino, previsto per fine anno, sarà rinviato a luglio 2022.  Nel capoluogo piemontese potranno convenire dal 29 al 30 dicembre soltanto i giovani del Piemonte per cui l’evento al quale l’arcivescovo Cesare Nosiglia tanto teneva e che avrebbe concluso in bellezza la fine del suo episcopato, non avrà luogo. A questo punto, secondo lo stesso Nosiglia, l’annuncio della nomina da parte del Papa del nuovo arcivescovo potrebbe essere imminente.

Sabato scorso 27 novembre si è svolto presso l’aula magna della facoltà salesiana di teologia della Crocetta un convegno sulla figura del venerabile sacerdote salesiano don Giuseppe Quadrio (1921-1963) e fra i relatori non è passata inosservata la presenza di monsignor Paolo Martinelli OFM Capp. Vescovo ausiliare di Milano che ha trattato il tema “Quale presbitero oggi”. Nato nella metropoli lombarda nel 1958, religioso cappuccino, è stato ordinato prete nel 1985, studioso della teologia di Hans Urs von Balthasar, nel 2014 su indicazione del cardinale Angelo Scola è stato consacrato vescovo e nominato ausiliare di Milano. Attualmente è consultore della Congregazione per gli istituti di vita religiosa e presidente della commissione Cei per il clero. La sua traslazione a Torino consentirebbe all’arcivescovo Mario Delpini, essendo Martinelli l’ultimo ausiliare di Milano ancora nominato dal predecessore, di completare la sua squadra. Un po’ come avvenne nel 1989 quando il cardinale Carlo Maria Martini si impegnò fortemente perché il suo ausiliare Giovanni Saldarini – non troppo in linea con i suoi orientamenti – approdasse alla cattedra di San Massimo. Questa volta però, a quanto si dice, sarebbe lo stesso pontefice a volere l’operazione.  Ove ciò avvenisse, anche un altro dei tanti miti che circondano Francesco – il Papa che non vuole le traslazioni dei vescovi – verrebbe, come altri, a cadere.

Come sanno gli addetti ai lavori, la riforma del processo canonico di dichiarazione delle nullità matrimoniali ha incontrato una scarsa accoglienza nelle diocesi e soprattutto ha ricevuto numerose critiche tra i canonisti e gli operatori della giustizia della Chiesa. Il sistema dei tribunali ecclesiastici regionali, collaudato da decenni e perfezionatosi nel tempo, dovrebbe essere con la riforma sostituito dai tribunali diocesani con evidenti e pesanti difficoltà per i vescovi di trovare giudici e personale preparati. Per questo in Piemonte solo la diocesi di Alessandria si è sinora pienamente adeguata, con quali risultati non è possibile saperlo. Ma è soprattutto un’altra la grave critica che incombe sul nuovo processo coram Episcopo ed è la totale mancanza del contradditorio che – in un una materia tanto delicata (e non soltanto su tale aspetto) –   sembra assimilare sempre di più la procedura di annullamento al divorzio civile. A tutti i rilievi, il Papa ha risposto non nel merito, ma alla sua tipica maniera autocratica: istituendo una commissione pontificia con il compito di verificare lo stato di attuazione della riforma per poi far calare la scure. Traditionis custodes insegna.

Invece, il movimento di “riabilitazione” dell’ex priore di Bose, che un provvedimento pontificio destinava alla meditazione e al ritiro, prosegue senza posa. Il sempre attivissimo don Mario Foradini, parroco di San Secondo e reduce dall’inaugurazione della “Casa della memoria” per i malati di Alzheimer la lui tenacemente voluta, ha chiamato Enzo Bianchi a predicare il ritiro di Natale. Adeste fideles.

La facoltà teologica di Torino e l’Istituto Superiore di Studi Religiosi danno in omaggio corsi di teologia e l’iniziativa segnala la situazione in cui sta precipitando l’istituzione. Evidentemente, la teologia “umile” che da anni viene insegnata, sorella e discepola del pensiero debole, non vale nemmeno 80 euro e conferma tutte le riserve del vescovo di Novara Giulio Brambilla che da tempo mette in luce l’inconsistenza culturale e l’inefficacia formativa di quello che si è pomposamente denominato il Polo Teologico Torinese. Siamo evidentemente ai saldi di fine serie, anzi di fine stagione.

Una lettera del vicario generale, monsignor Valter Danna, ai moderatori e ai parroci della diocesi indica loro quale sarà il cammino sinodale che si articolerà in tre fasi. La prima sarà quella narrativa che si svilupperà nell’arco di un biennio, dedicata all’ascolto e alle consultazioni, seguirà la fase sapienziale in cui, aiutati dai teologi – immaginiamo quali – «si leggerà in profondità» quanto emerso dalle domande dei battezzati e poi da un’ultima fase, quella profetica, che culminerà in un momento assembleare nel 2025. A fronte di tale poderoso quanto velleitario itinerario, un parroco non ha potuto che evocare il generale De Gaulle: «Vaste programme…».

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