"Non è il momento di scioperare"
17:10 Martedì 07 Dicembre 2021Anche in Piemonte la Cisl prende le distanze da Cgil e Uil sulla manifestazione indetta per il 16 dicembre contro il Governo. Ferraris: "Così rischiamo di finire ai margini". Pure la Fismic si dissocia e parla di una mobilitazione "inutile e sbagliata"
“Radicalizzare lo scontro rischia solo di marginalizzare il sindacato”. Tra la piazza e il confronto, ancora una volta la Cisl ha scelto la seconda via, a costo di rompere l’unità sindacale. Il segretario generale Luigi Sbarra non sfilerà accanto a Cgil e Uil durante lo sciopero generale di otto ore indetto per il prossimo 16 dicembre; una scelta che rivendica anche il numero uno piemontese Alessio Ferraris, pur nella sua intenzione di tenere i toni bassi ed evitare polemiche. È in fondo nel dna della Cisl quella ragionevolezza tipica delle forze riformiste che già nel 2011 la spinsero a sostenere il Sì al referendum della Fiat, mentre fuori dai cancelli di corso Tazzoli la Fiom urlava fiera il suo No quasi a rivendicare il motto del tanto peggio tanto meglio.
“Indire uno sciopero in questo momento significa fornire alibi ai falchi del governo Draghi, a Confindustria, a tutti coloro che non ci vogliono al tavolo delle trattative. Perché è lì che possiamo incidere, molto più che in piazza” spiega Ferraris, classe 1958, che ha mosso i suoi primi passi nel sindacato dei tessili, dove ha imparato l’arte del cucire necessaria – talvolta – per mettere una toppa a chi scegliere di strappare. La posizione della Cisl è condivisa anche dalla Fismic Confsal che con il suo segretario Roberto Di Maulo parla di uno sciopero “inutile e sbagliato”.
Il paradosso è che su fisco e pensioni tanti partiti hanno storto il naso per la disponibilità dimostrata dal premier nei confronti del sindacato. Un esempio? “Siamo partiti da 6 miliardi di disponibilità per il taglio delle tasse, equamente divisi tra Irpef e Irap – spiega Ferraris – alla fine della trattativa le risorse a disposizione erano 8 miliardi di cui 7 a disposizione del taglio dell’Irpef”, che vuol dire più soldi in tasca ai lavoratori dipendenti. “Avevamo l’occasione di rimanere dentro i processi, di incidere in un confronto su fisco e previdenza che ha un orizzonte alla primavera del 2022. È come se a metà della trattativa con un’azienda ci si alza per fare lo sciopero. Si può fare, ma non ha senso”.
Una dimensione, quella nazionale, che Ferraris tiene a tenere separata da quella locale dove “i rapporti di vicinato sono ottimi: abbiamo presentato alla Regione un documento unitario sul Pnrr, venerdì è previsto un incontro con gli assessori alla Sanità e al Welfare”. Anche in questo caso meglio stare seduti al tavolo che dargli il giro.