ECONOMIA DOMESTICA

Pnrr per imprese (e Comuni): "piccolo non è anche bello"

Il tema delle dimensioni cruciale per l'effetto volano del piano. Evitare il rischio di interventi a pioggia, facendo rete. Buzio (presidente Legacoop): "Irrinunciabili innovazione e inclusione sociale". Un convegno con Tabacci, Saracco, Corsaro e Lusetti

L’opportunità è grande, il rischio di coglierla nella maniera sbagliata pure. “Se i fondi del  Pnrr  verranno utilizzati ragionando solo sul presente avremo benefici immediati magari per un breve periodo, ma non lasceremo niente alle future generazioni. L’effetto sarebbe forte, ma si esaurirebbe in fretta”, osserva Dimitri Buzio presidente di Legacoop Piemonte, ma anche al vertice regionale di Alleanza Cooperative, un sistema che spazia in gran parte dei settori produttivi, commerciali e dei servizi.

Se, sul fiume di denaro pronto ad arrivare dall’Europa, si dovessero usare solo due parole per spiegare le ragioni non solo di un appello, ma soprattutto di ragionamenti e discussioni come quella che si svolgerà oggi al castello del Valentino promossa proprio dal Legacoop, non potrebbe essere che “Investiamoli bene”. Investirli, non spenderli. Già qui una differenza non da poco. Ma dietro a un paio di parole c’è, anzi ci deve essere ovviamente molto di più e di più complesso, ma irrinunciabile. Ci sono tanti elementi, come i pezzi di un puzzle scelti per illustrare le locandine dell’appuntamento odierno che vedrà dibattere, insieme allo stesso Buzio, il rettore del Politecnico Guido Saracco, il sottosegretario alla Programmazione Economica Bruno Tabacci , il presidente di Anci Piemonte Andrea Corsaro e Mauro Lusetti, presidente nazionale di Legacoop.

Uno dei molteplici elementi con cui è necessario fare i conti per far sì che i fondi del Pnrr svolgano la loro funzione di volano per l’economia e di costruzione di un futuro il più possibile solido per le future generazioni, non a caso a Bruxelles si è scelta la definizione di Next Generation Eu, è dato dalle dimensioni dei soggetti destinatari. Dimensioni delle imprese, ma anche degli enti locali, in particolare dei comuni. “Nessuno mette in discussione l’artigianato e il commercio di qualità, ma se vogliamo dare un elemento strategico all’impresa nella messa sul terreno del Pnrr, la caratteristica dimensionale delle nostre imprese – osserva Buzio – è centrale. Il 99,5% delle imprese del nostro Paese ha un media di 2,5 addetti. Numeri che non solo pongono una differenza notevole nella definizione di dimensioni delle impresa in Italia e nel resto d’Europa dopo le nostre medie sono considerate piccole o piccolissime. La questione se non considerata può rappresentare un rischio pesante per gli effetti del Pnrr”. 

Piccolo, in questo caso, non è affatto detto sia anche bello, soprattutto utile a far produrre gli effetti a medio e lungo termine del piano di ripresa e resilienza. “Credo che sia indispensabile costruire reti di piccole e medie imprese, attraverso strumenti che hanno mostrato di funzionare come i consorzi, per cercare di alzare il livello della sfida e permettere a queste stesse imprese di essere parte attiva del piano di investimenti”. Insomma, per il presidente regionale di Legacoop “il modello di impresa deve essere in grado di poter utilizzare al meglio le risorse che arriveranno, evitando che producano effetti immediati senza però cambiare in meglio il futuro a medio e lungo termine”. E se è vero che una pioggia di denaro avrebbe, ovviamente, una ricaduta positiva questa, una volta terminata, lascerebbe tutto come prima o addirittura peggio tradendo lo spirito del piano europeo. 

Quello della cooperazione, che ingloba piccole, medie e grandi imprese, è un modello. Non l’unico, ma “sul quale ragionare in vista di un’occasione unica e che non va sprecata”. Al Valentino si discuterà su quali opportunità saranno date dal Pnrr, ma anche e soprattutto su come preparare il loro miglior impiego. “Innovazione, da qui il ruolo fondamentale del Politecnico fulcro ed esempio dell’importanza della ricerca, ma non di meno inclusione sociale nel contesto lavorativo, aspetto in cui la cooperazione ha uno dei suoi fondamenti. Questi insieme ad altri punti devono formare un agenda in cui, tornando al tema delle dimensioni, giocano un ruolo molto importante gli enti locali”, avverte Buzio.

“Comuni troppi piccoli, come è la gran parte di quelli del Piemonte, devono come nel caso delle imprese fare rete con strumenti in molti casi già esistenti, quali le aree vaste, le Province e altri ancora. Finanziare un progetto per un comune senza anche in questo caso guardare all’effetto volano, produrrebbe certamente consenso per gli amministratori e soddisfazione nella cittadinanza, ma tradirebbe lo spirito e la finalità del Pnrr”. Un elenco della spesa che ciascun ente locale farebbe volentieri, senza una condivisione nella prospettiva dello sviluppo almeno con i territori limitrofi e in quadro omogeneo di investimento sarebbe, a dispetto dell’effetto immediato, un fallimento. Su questo gli amministratori locali e regionali dovranno interrogarsi e ragionare, “magari dicendo qualche no, quando è il caso, ma tenendo ben chiaro come obiettivo la costruzione di una macchina da affidare alle nuove generazioni”, sostiene il presidente di Legacoop. “Senza tralasciare un’ulteriore opportunità offerta dal Pnrr, quella di un necessario e in parte già avviato ricambio generazionale, nelle imprese così come nella gestione della cosa pubblica”.

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