VIA ALFIERI

Staffetta Salizzoni-Valle,
con un occhio al 2024

Martedì a Palazzo Lascaris il rinnovo dell'Ufficio di presidenza. Allasia finisce sulla graticola di una parte di Lega e Fratelli d'Italia. Nel Pd avvicendamento nell'ottica del rinnovo generazionale. Un viatico verso le prossime elezioni regionali?

“Pronto a lasciare il mio posto”. Quel che era nell’aria da qualche giorno Mauro Salizzoni se l’è lasciato sfuggire nell’ultima riunione dell’Ufficio di presidenza, letteralmente “l’ultima per quanto mi riguarda” ha spiegato il chirurgo, entrato a Palazzo Lascaris nel 2019 sull’onda di un consenso personale oltre ogni aspettativa. Martedì l’aula si esprimerà sul rinnovo dei vertici del parlamentino piemontese e in queste ore fervono le trattative, a destra come a sinistra, per un passaggio che potrebbe vedere più di un avvicendamento. L’aria è frizzante, soprattutto tra i banchi della maggioranza, dove il presidente Stefano Allasia dovrà usare tutta la sua arte diplomatica per evitare che qualche minaccia ventilata nei giorni scorsi, tra chat private e buvette, possa diventare qualcosa più di uno sfogo. Gli animi restano agitati, sia nella Lega sia in Fratelli d’Italia, a entrambi non è andato giù il colpo di mano del presidente (in asse con Forza Italia) sulla presidenza del Corecom. Una nomina avvenuta senza ottenere il via libera del suo gruppo che, infatti, si stava orientando su altri profili. “Questa volta lo facciamo saltare” ha sbottato qualcuno. Quella sulla presidenza resta tuttavia una partita tutta interna alla Lega dove i malumori serpeggiano tra Novara e il Canavese, allungandosi fino al capoluogo.

L’avvicendamento di Salizzoni, 73 anni, dovrebbe essere un passaggio indolore, assecondato dal diretto interessato nell’ottica di un ricambio generazionale ma anche di una staffetta con lo sguardo già rivolto al 2024, quando ci saranno le elezioni regionali. A prendere il suo posto, infatti, dovrebbe essere Daniele Valle, 38 anni, già presidente della commissione d’indagine sul Covid (le cui risultanze saranno pubblicate in un pamphlet in uscita all’inizio del nuovo anno) e responsabile politico della campagna elettorale vittoriosa di Stefano Lo Russo. Un passo verso l’agognata incoronazione a candidato governatore? Difficile da confermare, impossibile da negare. Valle lascerà la vicepresidenza della Sesta Commissione, che potrebbe andare a Diego Sarno.

Decisamente più complessa la situazione nel centrodestra dove il risiko coinvolge più caselle, più partiti e più persone. Una trattativa in cui ambizioni personali e rancori si mescolano alle strategie delle formazioni politiche. Fratelli d’Italia è il secondo partito della coalizione e in crescita nei sondaggi ma è l’unico a non fare parte dell’Ufficio di presidenza. Per questo il coordinatore regionale Fabrizio Comba e il capogruppo Paolo Bongioanni chiedono un riequilibrio dei rapporti di forza, rivendicando la poltrona di numero due oggi in capo all’azzurro Francesco Graglia, probabilmente il consigliere regionale più vicino ad Alberto Cirio. Fino a che punto il governatore terrà duro sul suo nome? Se si rivelasse irremovibile allora le mire dei meloniani si sposterebbero sulla figura del segretario d’aula e qui a rimetterci sarebbe la Lega, cui toccherebbe sacrificare uno tra il biellese Michele Mosca e il canavesano Gianluca Gavazza. Quest’ultimo potrebbe non riuscire a salvare la ghirba vista la fatwa lanciata sul suo nome dal ras della Lega canavesana Cesare Pianasso, ancor più avvelenato dopo il via libera dell’ufficio di presidenza al decreto di nomina di Vincenzo Lilli a capo del Corecom, con grande scorno della famiglia Pianasso, dove il senatore puntava sul cugino avvocato. In ballo, tra le fila di FdI, ci sono Davide Nicco (sponsorizzato da Bongioanni) e Carlo Riva Vercellotti, che può contare sull’appoggio dell’assessore Elena Chiorino, che ha gestito (con il deputato Andrea Delmastro) il suo passaggio da Forza Italia ai Fratelli di Giorgia Meloni. Se dovesse prevalere l’ex presidente della provincia di Vercelli allora lascerebbe libera la casella di presidente della Commissione Bilancio che potrebbe andare proprio al suo nuovo compagno di partito.

Infine, resta traballante anche la poltrona del terzo segretario d’aula, quello nominato in quota minoranze, cioè l’ex grillino Giorgio Bertola. Eletto attraverso un accordo tra tutte le forze di opposizione e con il sostegno del Movimento 5 stelle, Bertola ora rischia di pagare la sua uscita dal partito e la fondazione, assieme a Francesca Frediani, del Movimento 4 ottobre. Lui, pur di mantenere il posto nell’Udp, si è detto disponibile a lasciare la presidenza della Commissione Legalità. Basterà?

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