RETROSCENA

Centrosinistra vince solo a Torino. Mezzo Piemonte vota centrodestra

Le elezioni provinciali del weekend fotografano una regione in cui Lega e alleati sono ancora maggioranza, nonostante le difficoltà di FdI. L'irrilevanza del M5s e il ruolo strategico delle forze civiche e centriste. Un monito in vista di amministrative e regionali

Se il centrosinistra a Torino vince (ma non convince), nel resto del Piemonte resta all’inseguimento di un centrodestra che continua a presidiare senza troppa difficoltà tutte le altre province della regione. Biella fa eccezione solo in parte perché se è vero che il dem Emanuele Ramella Pralungo ha sconfitto a sorpresa Francesca Delmastro Delle Vedove, sorella d’Italia e del parlamentare e ras meloniano Andrea, in Consiglio entrano solo quattro rappresentanti su dieci di Pd e alleati, rendendo il neo presidente un’anatra zoppa.

La coalizione composta da Lega, FdI e Forza Italia continua a essere maggioranza in tutto il Piemonte Orientale e il Pd resta asserragliato nel suo fortino di Torino dove peraltro s’aspettava di ottenere un risultato un po’ più brillante dell’11-6 rifilato al centrodestra. Il tutto nonostante le recenti vicissitudini del partito di Giorgia Meloni. Oltre allo schiaffo subito a Biella, FdI ha recentemente perso i due consiglieri comunali di Verbania, Mattia Tacchini e Katiuscia Zucco, mentre il neo eletto presidente della provincia del Vco, Alessandro Lana, ha restituito la tessera al momento della candidatura.

Ad Alessandria, storica roccaforte socialista “presa” quattro anni fa dall’esuberante Gianfranco Cuttica di Revigliasco, un leghista sui generis che ama vestire in modo eccentrico, mette in mostra il codino e non nega il patrocinio al gay pride, la Provincia rimane saldamente nelle mani di Lega e alleati. Qui il centrosinistra e il M5s, assieme, hanno eletto 4 consiglieri su 12. A Verbania, dove pure il Pd è riuscito a riconquistare il capoluogo, sono 4 su 10, ad Asti appena 1 su 10 (più un altro di Italia Viva, guidata dall’ex consigliera regionale Angela Motta, l’unica ad avere ancora un rapporto con gli amministratori locali).  Nel nuovo consiglio provinciale di Novara solo 3 eletti su 12 sono del centrosinistra, a Vercelli appena 2 su 10.

Discorso a parte vale per Cuneo, dove la sfida è finita in parità: 5 a 5, con Azione, guidata dall’ex ministro Enrico Costa, che elegge 2 consiglieri e si candida al ruolo di ago della bilancia in vista delle prossime elezione nel capoluogo in cui oggi sostiene il sindaco Federico Borgna.

Da una parte è certamente vero che le elezioni di secondo livello certificano rapporti di forza validi nel passato, caratterizzati dalle elezioni amministrative svolte negli ultimi quattro anni, ma resta un quadro desolante per Pd e alleati soprattutto alla vigilia di un appuntamento elettorale importante in cui vanno al voto Alessandria, Asti e Cuneo. Quel che emerge con ancora maggiore nettezza è la progressiva marginalità assunta dal Movimento 5 stelle, sostanzialmente inesistente, fuori da poche enclave che ancora conserva. Con i sondaggi che crollano, la creatura di Giuseppe Conte rischia di scomparire nel giro di pochi anni, nonostante i tentativi della dirigenza dem di tenerla in vita a tutti i costi. Determinante, almeno in alcune realtà, è risultata un’area civica e centrista spesso legata a personaggi riconosciuti e radicati sul territorio. Costa a Cuneo, ma non solo. Determinante è stata anche la lista che l’ex europarlamentare del Pd Gianluca Susta ha schierato al fianco di Ramella Pralungo. Un bacino elettorale che potrebbe far comodo a molti in vista dei prossimi appuntamenti amministrativi e poi delle regionali del 2024.

print_icon