Strage senza fine

Il 18 dicembre scorso a Torino, in via Genova fronte numero 122, si spezza letteralmente una gru trascinando i lavoratori addetti al montaggio nel vuoto. A terra rimangono i corpi straziati di tre operai mentre alcuni passanti feriti invocano aiuto. 

Il bilancio dell’incidente è drammatico, lo scenario apparso davanti agli occhi dei primi soccorritori è definito dai medesimi “apocalittico”. Un groviglio di metallo e blocchi di cemento occupa tutta la strada per molti metri. Tra montagne di ferro e macchine schiacciate dal crollo si intravedono i corpi esanimi delle vittime: un tragico scenario ripreso e fotografato da molti testimoni.

Raramente una sciagura accaduta nel mondo del lavoro è stata narrata da una tale quantità di documentazione video e fotografica, a tal punto che non sono mancate le accuse di voyeurismo macabro rivolte a coloro che hanno ritratto lo spaventoso scenario. Al contrario, altri hanno sottolineato con forza la necessità di mostrare le immagini incriminate cosicché si formi la presa di coscienza collettiva sulle morti bianche.

Quotidianamente veniamo informati sul triste destino di madri e padri di famiglia che non hanno più fatto rientro a casa; di persone uscite dall’abitazione per garantire il sostentamento ai propri cari e scomparse per una distrazione dovuta a insostenibili ritmi di lavoro, oppure per una scelta datoriale volta ad accrescere il profitto. La cronaca solitamente riporta con freddezza la notizia della strage continua di operai. Una rituale conta dei morti presentata come un qualsiasi dato di fatto, ma l’approccio alla sciagura da parte dei concittadini delle vittime muta considerevolmente quando la narrazione lascia il posto alla testimonianza diretta: i nomi diventano volti e il disastro non può celare le spietate dinamiche da cui è stato generato.

Il Piemonte in quest’anno giunto quasi al termine ha elencato 41 caduti sul lavoro, ma il Italia in media vi sono tre morti bianche al giorno. Il nostro Paese solitamente ha l’abitudine di chiudere le stalle quando oramai sono vuote. Torino purtroppo è stata testimone di tale prassi in almeno due occasioni riguardanti il tema sicurezza: l’incendio del cinema Statuto il 13 febbraio 1983, dove perirono 63 persone durante la proiezione del film “La Capra”, e il grave incidente alla ThyssenKrupp di corso Regina Margherita il 6 dicembre 2007, che costò la vita a sette operai investiti da una colata di olio bollente. Eventi terribili a cui seguirono riforme legislative che non sempre si rivelarono efficaci.

Cambiano le leggi dopo ogni lutto, ma rimane uno Stato sempre meno in grado di fare rispettare la normativa vigente e al contempo incapace di garantire i dovuti controlli preventivi. Gli ultimi incentivi riservati alla manutenzione edilizia hanno moltiplicato i cantieri ovunque: a Torino è raro imbattersi in un isolato dove nessun condominio è interessato da ponteggi. La risposta alla massiccia domanda che ha investito l’artigianato, che opera nel campo delle costruzioni, ha generato una catena di montaggio dalle prestazioni molto veloci. Appaltatori e subappaltatori obbligano in molti casi la manovalanza a correre contro il tempo, nonché a lavorare pure durante le festività natalizie.

Una frenesia dettata dalla necessità di chiudere un intervento mentre un altro ponteggio è già in via di installazione, a spese delle funi di ancoraggio a protezione del personale e di tante altre misure di sicurezza. Ad oggi non sono ancora certe le cause che hanno determinato la disgrazia abbattutasi nel cuore del quartiere Lingotto. Le indagini sono in corso, ma il dato di fatto incontrovertibile è una gru accasciatasi al suolo trascinando con sé gli operai all’opera per assemblarla.

Pensando alle famiglie Peretto, Pozzetti e Falotico, così come alle tante e troppe altre straziate dalle cosiddette morti bianche, è davvero imbarazzante lo scintillio che attraversa la città in questi giorni, consegnando a chi passeggia un’immagine di spensierata serenità. Il contrasto tra chi lotta e sovente perde la vita per portare da mangiare a casa e coloro che cercano griffe esclusive per fare ricchi regali, stride ogni giorno di più.

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