LOTTA AL COVID

Più facile uscire dalla quarantena,
ma è sempre babele sui tamponi 

In arrivo una circolare con le nuove direttive per Asl e medici di famiglia per superare il collo di bottiglia dei Sisp. Ieri in Piemonte record nazionale di test: quasi 51mila. Però prenotare un molecolare è un'avventura. Code nelle farmacie

La resa dei Sisp, i servizi di igiene e sanità pubblica delle Asl, di fronte all’incapacità di gestire sempre nei tempi e nei modi dovuti gli isolamenti e le quarantene non porta una firma, ma una serie di provvedimenti assunti ieri in una lunga riunione dell’Unità di Crisi. “Sono in evidente difficoltà”, ammette l’assessore alla Sanità Luigi Icardi riferendosi al collo di bottiglia rappresentato, appunto, dai Sisp e spiegando con questa inevitabile presa d’atto la ragione della semplificazione decisa per quanto riguarda l’uscita dalla quarantena e dall’isolamento.

Lo schema su cui si è lavorato ieri al Dirmei e che produrrà un circolare destinata alle Asl, ai medici di famiglia e a tutti gli altri operatori interessati attesa per oggi, è basato sostanzialmente sul maggior peso giuridico del tampone negativo al fine dell’uscita dalla quarantena. “Basterà il test negativo e il suo inserimento nella piattaforma informatica, senza il provvedimento dei Sisp, per liberare chi non è più positivo al virus”, spiega l’assessore. Nessuna forzatura della legge, piuttosto come osservano gli esperti dell’Unità di Crisi, “un’attenta interpretazione delle norme”. Le nuove disposizioni che arriveranno con la circolare dovrebbero anche sollevare i medici di famiglia dall’incombenza di rispondere alle richieste di chi è costretto all’isolamento seppur ormai non più positivo e contagioso, così come di sollecitare i Sisp spesso senza ottenere risposta. 

Se il problema del prolungamento delle quarantene sembra avviarsi verso una necessaria soluzione, resta ancora estremamente grave quello dei tamponi. Mentre il Piemonte deve arrivare nel giro di pochissimi giorni a vaccinare 55mila persone al giorno, questa cifra ieri è stata sfiorata proprio dai tamponi con quasi 51mila test effettuati. Record nazionale. Ma non si sa quanto invidiabile, perché un conto è fare i tamponi altro è riuscire ad effettuare tutti i tracciamenti. Non solo. Il picco di test, la gran parte dei quali antigenici, racconta ancora di quella parte di popolazione che rifiuta il vaccino e che alimenta per la stragrande parte dei casi i ricoveri, soprattutto in terapia intensiva. A fronte di queste cifre restano le disfunzioni di un sistema che vede ancora una scarsità di posti nelle agende disponibili per i medici che famiglia che debbono sottoporre a tampone i loro assistiti di cui si sospetta il contagio. Ogni giorno è una sorta di click day con pochissime ore in cui sulla piattaforma compaiono caselle libere per prenotare i tamponi.

Quasi sempre gli hot spot esauriscono in fretta la disponibilità e così capita che medici di Torino, come di Alessandria o di Asti trovino disponibilità per i loro assistiti a Omegna, piuttosto che a Cuneo e Domodossola. “Le indicazioni che abbiamo dato è quella di restringere la mobilità a livello di quadrante”, spiega Icardi. Indicazione, evidentemente, non sempre rispettata. Inevitabile supporre che per certe Asl sia più semplice contare su un’agenda allargata, anche costringendo a viaggi di oltra un’ora, anziché rafforzare gli hot spot. Una questione che certamente ha come elemento critico quello del personale necessario che non sempre e non ovunque è stato assunto nei numeri adeguati pur non sussistendo limiti di spesa. Questione che si complicherà non poco già in questi giorni quando si dovrà aumentare, spesso raddoppiare, il numero della vaccinazioni quotidiane. 

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