LOTTA AL COVID

Ricoveri Covid lontani dal crash,
ma gli ospedali sono già in crisi
 

Numeri molto più bassi rispetto alle precedenti ondate, eppure il sistema vacilla. Mancano medici e infermieri ovunque. Asl e Aso non hanno assunto come dovuto (e richiesto). Anaao:"Specialisti mandati a vaccinare". Si chiederà conto ai direttori generali?

I numeri dei ricoveri per Covid crescono ogni giorno, ma il totale pur importante e da tenere sotto controllo – gli ultimi dati attestano 1.294 letti occupati e 109 posti di terapia intensiva – non giustifica la situazione critica in cui si trova la stragrande parte degli ospedali piemontesi. Fortunatamente, o più esattamente grazie a vaccini, si è lontani dalle cifre della fine del 2020 quando i ricoveri erano oltre 4.300 e i posti occupati in rianimazione superavano i 300. Eppure l’allarme che arriva dai medici e dagli infermieri è tutt’altro che ingiustificato e alimenta più di un forte dubbio su come i vertici delle aziende abbiano (o non abbiano) agito.

“Nessun direttore generale può sostenere che nella sua azienda non esista un problema del personale negando la necessità impellente di rafforzare gli organici. Se qualcuno lo fa, pensando di evitare problemi alla Regione, fa una cosa gravissima”, avverte Francesco Coppolella, segretario regionale di Nursind, uno dei sindacati degli infermieri. Appena di ieri l’altro l’appello del suo omologo di Nursing UpClaudio Delli Carri ad Asl Aso perché attingano immediatamente professionisti dalle graduatorie del Dirmei: “Basta attese, tentennamenti o scuse contabili. Le aziende sanitarie devono provvedere immediatamente”.

Ovunque si volga lo sguardo c’è un ospedale dove mancano medici e infermieri, il cui numero si riduce ogni giorno per casi di positività al virus così come per non pochi che gettano la spugna. I numeri che i sindacati aggiornano in continuo dicono che all’Asl To5 nei presidi si Chieri, Moncalieri e Carmagnola mancano non meno di 100 infermieri e 50 operatori sociosanitari, all’Asl To3 si sfiorano i 200 posti scoperti, cifra che si supera alla Città della Salute dove nel frattempo sono stati istituiti tre reparti Covid. Non va meglio nel resto della regione: nel reparto di chirurgia dell’ospedale di Acqui Terme, dove a causa di un cluster di contagi si è previsto il blocco dei ricoveri da parte del 118, su 12 infermieri ne risultavano 7 positivi e quindi, anche se senza particolari problemi, ovviamente impossibilitati a lavorare. Posti che restano scoperti in una pianta organica già insufficiente e ulteriormente smagrita dall’impiego di infermieri e medici nella campagna vaccinale.

“A Biella stanno impiegando oculisti e altri specialisti per fare i vaccini, otorino in Pronto Soccorso, aumentano i letti Covid e l’organico è in una situazione disastrosa”, riferisce Chiara Rivetti, segretario regionale di Anaao-Assomed, sigla di rappresentanza dei medici ospedalieri. “ A Vercelli molti medici si sono dimessi e nel frattempo dall’azienda arrivano ordini di servizio per disporre che medici di alcuni reparti lavorino nel Pronto Soccorso. Da domani (oggi per chi legge, ndr) al Mauriziano i radiologi verranno impiegati per le vaccinazioni”. Per la sindacalista dei medici ospedalieri “è assurdo utilizzare specialisti per un compito che può essere svolto da neolaureati. Si privano i pazienti di diagnosi e accertamenti, prolungando ancora le liste d’attesa con rischi di gravi conseguenze. Le aziende cerchino sul territorio e anche fuori medici per le vaccinazioni, non usino gli ospedalieri”. E forse cercando anche oltre i confini, sia medici sia infermieri, i vertici delle aziende potrebbero trovarne una parte nella task force messa a disposizione dalla struttura commissariale. Dall’Unità di Crisi ancora nei giorni scorsi è stata inviata la comunicazione a tutti i direttori generali, resta da capire chi e per quanto personale ha fatto richiesta a Roma. 

Chiederà, intanto, altri militari per il tracciamento nella popolazione scolastica l’assessore alla Sanità Luigi Icardi, cogliendo la disponibilità del commissario Francesco Paolo Figliuolo che in Piemonte finora ha mandato quattro sanitari con le stellette. Dalla Lombardia, dall’Emilia-Romagna e da altre regioni al generale sono arrivate richieste ben più corpose. Ogni medico e infermiere sostituito dai militari sarà una risorsa in più per gli ospedali.

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