LOTTA AL COVID

Arriva la pastiglia anti Covid

Oggi in Piemonte la prima fornitura dell'antivirale Molnupiravir. Di Perri: "Efficace e utile per ridurre le ospedalizzazioni". Dirmei al lavoro per il protocollo. Le prime somministrazioni entro pochi giorni. Via libera al Remdesivir anche per i non ricoverati

Oggi gli uomini del commissario Francesco Paolo Figliuolo arriveranno a Torino per consegnare alla farmacia dell’ospedale Amedeo di Savoia la prima fornitura di Molnupiravir, nome scioglilingua della prima pastiglia con cui curare il Covid. Domani dovrebbero già essere operative le linee guida e le indicazioni per il loro utilizzo che oggi saranno messe nero su bianco nella riunione di esperti convocata al Dirmei. Non più di una settimana dopo l’autorizzazione da parte dell’Aifa all’utilizzo di questo farmaco e dell’altro antivirale Remdesivir per i pazienti non ospedalizzati, il Piemonte si accinge a mettere in campo terapie che dovrebbero limitare ulteriormente i ricoveri, come già sta accadendo con la somministrazione degli anticorpi monoclonali che dopo un lungo periodo di sottoutilizzo ha avuto un notevole aumento dal mese di dicembre.

“L’indubbio vantaggio del Molnupiravir è quello di poter essere somministrato a domicilio e credo che la sua efficacia sia addirittura superiore rispetto ai dati delle studio”, spiega Giovanni Di Perri, direttore della Scuola di specializzazione in Malattie infettive dell’Università di Torino e primario all’ospedale Amedeo di Savoia, tra gli esperti che oggi metteranno nero su bianco il protocollo per le aziende sanitarie e ospedaliere, ma anche e soprattutto per quella medicina territoriale che dovrà giocare un ruolo cruciale nell’uso di questi farmaci. “Come già accade per i monoclonali, fondamentale per l’efficacia anche per questi due antivirali è la tempestività del loro impiego. Per il Molnupiravir l’Aifa indica il tempo massimo in cinque giorni dall’insorgenza dei primi sintomi. Per questo sarà estremamente importante il ruolo dei medici di famiglia nell’avviare le procedure con la richiesta di somministrazione”, spiega Claudio Sasso, coordinatore del gruppo di lavoro regionale per la medicina territoriale. Proprio il lavoro di questa task force ha dato la tanto attesa accelerazione sull’utilizzo dei monoclonali, per molti mesi scarsamente usati in Piemonte da porre la regione negli ultimi posti della classifica nazionale e arrivati nel mese di dicembre a sfiorare le 4mila dosi somministrate. In questi giorni, in alcune province come quella di Alessandria, le dotazioni di monoclonali sono arrivate quasi ad essere esaurite creando problemi in qualche ospedale e costringendo a trasferte i pazienti. 

Mentre è previsto un ulteriore rifornimento di anticorpi monoclonali, molto efficaci sulla variante Delta assai meno (eccetto uno) sulla Omicron, si ripone molto affidamento sull’impiego dei due antivirali. Per il Remdesivir, “che utilizziamo con ottimi risultati da tempo nei ricoverati, pur sempre con il vincolo dell’impiego precoce”, come spiega il primario di Infettivologia dell’ospedale di Alessandria Guido Chichino, si tratta di un ampliamento del suo uso al di fuori dei reparti ospedalieri pur essendo necessario andare qualche ora in ospedale per sottoporsi alla flebo. Decisamente più “comodo” e di semplice impiego l’antivirale in pastiglie: quattro due volte al giorno per cinque giorni. Per molti, ma non per tutti: L’agenzia italiana del farmaco ha indicato una serie di fattori di rischio – da quelli cardiovascolari, alle immunodeficienze, dalle patologie renali e diabetiche, ma anche l’obesità, solo per citarne alcuni – di fronte ai quali l’impiego di questo farmaco è previsto e autorizzato. Queste e altre ulteriori indicazioni, insieme all’altrettanto importante organizzazione logistica per la distribuzione dei farmaci sul territorio e a domicilio, verranno messe nero su bianco nella riunione di oggi al Dirmei. Per le prime somministrazioni dovrebbe essere questione di pochissimi giorni.  

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