LOTTA AL COVID

Settecento letti in più dai privati, ma non ci saranno Covid Hospital

Oltre 1.700 ricoveri in Piemonte. La Regione apre reparti in tutti gli ospedali e chiede l'aiuto delle cliniche. Aiop e Aris: "Pronti a dare il nostro contributo, però vogliamo partecipare alle scelte". Si dovranno dimettere molti pazienti. Oggi incontro in assessorato

Settecento letti da mettere subito a disposizione per i malati Covid. La Regione Piemonte corre verso un massiccio aumento dei posti da riservare ai ricoveri di pazienti colpiti dal virus, chiedendone diverse centinaia alla sanità privata, come peraltro accaduto per tutte le ondate dall’inizio della pandemia.

Del piano predisposto in questi ultimi giorni dal Dirmei e che lo stesso dipartimento intende mettere in campo in tempi strettissimi si discuterà questa mattina in corso Regina Margherita in un incontro tra i dirigenti dell’assessorato e i vertici di Aris e Aiop, le associazioni che rappresentano rispettivamente le strutture sanitarie di carattere religioso e quelle laiche. In discussione non c’è, come ribadiscono Josè Parrella presidente di Aris e Giancarlo Perla suo omologo di Aiop, “la disponibilità sempre assicurata dalla sanità privata”, ci sono semmai proprio i tempi, le regole e i parametri cu cui i privati pongono l’accento “per rispondere nella maniera migliore alle necessità evitando – spiega Parella – per quanto possibile conseguenze sugli altri pazienti, incominciando da quelli per cui il pubblico ci ha chiesto di intervenire al fine di ridurre i tempi di attesa”. Già, perché non è difficile comprendere che per poter mettere a disposizione quei circa settecento letti che la Regione vorrebbe praticamente subito, bisogna dimettere pazienti attualmente ricoverati per altre patologie. 

Per il rappresentante delle strutture religiose “è estremamente difficile, se non impensabile riuscire a dare una risposta concreta alla richiesta di posti per malati a media e bassa intensità, quindi senza necessità di terapie intensive, prima della metà del mese. E, comunque, non sarà possibile fornire tutti i letti in quella data”. Figurarsi una risposta immediata come avrebbe chiesto il Dirmei mostrando un’accelerazione nella predisposizione a un aumento imponente di ricoveri confermata anche dai provvedimenti che in queste ore impongono l’incremento dei posti Covid negli ospedali e la dotazione di letti per pazienti colpiti dal virus anche in quei pochissimi presidi ospedalieri tenuti Covid free fino a ieri. 

Un deciso cambio di strategia rispetto alla prima e alla seconda ondata, quello che prevede reparti Covid ovunque anziché proseguire con il modello dei Covid Hospital che aveva come finalità proprio il consentire di proseguire con tutte le altre terapie e gli interventi nelle strutture tenute libere da un evidente aumento di rischio di contagio. Rischio che con la maggiore diffusività della variante Omicron non può che salire, con conseguenze anche sul personale. Non tanto per la gravità della malattia evitata dal vaccino, quanto per le assenze che appesantiranno ulteriormente la carenza di organico. 

“Dedicare ospedali interamente a pazienti Covid come avvenuto in passato mi parrebbe una scelta più razionale ed efficace. Anche da parte nostra saremmo più che disponibili a mettere a disposizioni, e anche questo è avvenuto nelle precedenti ondate, intere strutture anziché distribuire posti Covid in tutte le cliniche”, osserva Perla. Solo per citare due casi, già nella prima ondata della pandemia la clinica torinese Pinna Pintor, così come la Salus di Alessandria vennero trasformate in Covid Hospital. “Decida pure la Regione quali strutture adibire a ospedali Covid, noi siamo disponibili”, invece sembra che ormai la strada imboccata sia quella di ricoverare ovunque, in ogni ospedale e in ogni struttura privata le persone colpite dal virus, talvolta dovendo fare i conti con carenze strutturali e adeguamenti ai percorsi “sporco” e “pulito” per evitare contagi non ancora del tutto colmate. In alcuni casi non c’è più di una porta a separare la zona dove si ricoverano pazienti contagiosi da quella riservata ad altri degenti.

Sul tavolo, questa mattina, “le regole di ingaggio”, come le definiscono le due associazioni del privato sanitario. Questioni non soltanto economiche, ma ancor prima organizzative e gestionali. “Venerdì ho chiesto al direttore regionale Mario Minola di essere inseriti formalmente nei procedimenti decisionali. Siamo sempre stati e saremo sempre disponibili a dare il nostro apporto – ricorda Perla – ma è necessario per noi poter condividere discussioni e scelte, proprio per fornire il miglior contributo al sistema sanitario”.

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