RETROSCENA

Allasia grande elettore "per prassi", rinviati i vertici di Palazzo Lascaris

Domani il presidente del Consiglio incasserà il biglietto per Roma ma dovrà attendere per la riconferma alla guida dell'Assemblea. Lo ha deciso il segretario Molinari tra i malumori leghisti. Slitta il rinnovo dell'ufficio di presidenza. Scontro tra grillini e fuoriusciti per il segretario d'aula

Alla fine ha vinto la “prassi”. Riccardo Molinari ha disinnescato buona parte dei malumori nel gruppo della Lega e imposto Stefano Allasia come delegato piemontese per l’elezione del Presidente della Repubblica. Così domani il numero uno di Palazzo Lascaris otterrà il biglietto andata e ritorno per la Capitale dove siederà tra i banchi di Montecitorio per indicare il successore di Sergio Mattarella. La sua riconferma alla guida dell'aula e la composizione dell’Ufficio di presidenza sarà, invece, rinviata alla prossima settimana quando il Consiglio si auspica possa tornare in presenza. Vista la moltitudine di contagi che ha colpito in modo trasversale quasi tutti gli schieramenti, infatti, domani la votazione si svolgerà da remoto con elezioni attraverso la pec.

È decaduta in queste ore l’ipotesi di spedire nella Capitale, assieme al governatore Alberto Cirio e a Domenico Ravetti, indicato dall'opposizione, un sindaco scelto dalla maggioranza, per andare incontro anche a una esplicita richiesta dell’Anci. Sarebbe dovuto essere il primo cittadino di Novara Alessandro Canelli secondo una interpretazione della norma che a qualcuno è parsa come una forzatura. Un parere della Conferenza delle Regioni, infatti, escluderebbe la possibilità che possano assurgere a ruolo di “grandi elettori” – secondo una definizione americanizzata – anche i sindaci. In questo modo Allasia, che ha chiuso l’anno su una poltrona mai così in bilico, inizia il 2022 incassando il biglietto per Roma in attesa della conferma nel ruolo di presidente del Consiglio.

Rinviata  la sua rielezione (data ormai per scontata), assieme alla designazione di vicepresidenti e segretari d'aula che comporranno l’ufficio di presidenza. Se nel centrosinistra ormai è scontato l’avvicendamento tra Mauro Salizzoni e Daniele Valle, sull’altra poltrona di numero due, quella su cui oggi siede Gianluca Gavazza pende un enorme punto interrogativo. Fratelli d’Italia rivendica da tempo più spazio in seno alla maggioranza, che si dovrà tradurre con un posto nell’Udp, magari proprio la vicepresidenza per Davide Nicco. Il boccino è in mano alla Lega che però fatica a mettere insieme i pezzi, ancora orfana del proprio capogruppo, Alberto Preioni, rimasto bloccato dal Covid in Islanda, dov’è andato a trascorrere qualche giorno di vacanza. Intanto nella minoranza appare ormai certo il testa a testa per il terzo posto da questore tra l’uscente Giorgio Bertola del Movimento 4 ottobre e Ivano Martinetti dei Cinquestelle. Oggi il capogruppo del Pd Raffaele Gallo ha comunicato a Bertola che in ossequio a un rapporto che si sta consolidando a Roma, i dem avrebbero sostenuto Martinetti ma ci sono pezzi del centrosinistra che potrebbero non essere disposti ad assecondare questo disegno. E pure nel centrodestra c'è chi potrebbe all'ultimo garantire qualche preferenza all'ex candidato presidente.

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