LOTTA AL COVID

Ricoverati "per" o "con" il Covid, l'abracadabra dei posti letto per evitare l'arancione

Una circolare del Dirmei invita a distinguere i pazienti. Un'operazione contabile senza alcuna conseguenza nelle corsie con lo scopo di evitare l'imminente declassamento cromatico. La fretta per avere subito (sulla carta) i letti dei privati - DOCUMENTO

Sembra di essere tornati alle prime settimane della pandemia quando il tragico e pesantissimo computo delle vittime era distinto tra morti “per Covid” e morti “con Covid”. Specificazione che, a un certo punto, sparì sepolta dalla manifesta impossibilità di divedere con certezza le ragioni della dipartita e dall’inutilità di tale pratica. Oggi lo schema risalta fuori, per i malati ricoverati, visto che proprio quel parametro potrebbe portare almeno sette regioni, tra cui il Piemonte, in zona arancione già dalla prossima settimana. A oggi, infatti, l'occupazione delle terapie intensive dovute ai malati Covid in regione è del 24%, mentre i posti letto negli altri reparti sono saturi al 33%. 

L'escamotage introddotto da Alberto Cirio è di non conteggiare più tra i ricoveri Covid quelli di chi è positivo ma asintomatico e si trova in ospedale per altre ragioni, magari per una appendicite o una gamba fratturata. Le nuove disposizioni sono contenute in una circolare del Dirmei, a firma del direttore Emilpaolo Manno e del coordinatore dell’area ospedaliera Sergio Livigni, inviata ieri ai vertici di Asl, Aso e strutture private: “Si definisce affetto da malattia Covid solo il soggetto che, positivo al test antigenico o molecolare, presenti sintomatologia e diagnostica compatibile con la malattia Covid” si legge nella nota. 

Quale la ragione di questa comunicazione? “Un recente studio Fiaso (la Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere) evidenzia che ben il 34% dei pazienti ricoverati positivi al virus Sars-CoV-2 non è malato di Covid” e dunque “applicando tale percentuale ai dati odierni della Regione Piemonte i pazienti con malattia Covid sarebbero 1262 rispetto ai 1911 che attualmente segnaliamo al ministero. Questa più accurata definizione – scrivono Manno e Livigni – porterebbe la percentuale di occupazione dei posti letto di area medica dall'attuale 32,8% al 21,6%”. Un balzo indietro che consentirebbe al Piemonte di rimanere in zona gialla.

Qui la nota del Dirmei

Una distinzione di mera contabilità sanitaria, visto che nel documento si precisa l’ovvio, ovvero che “I ricoverati per altra patologia che si positivizzino al Covid, ma senza sintomi di malattia Covid, attualmente devono essere isolati secondo le vigenti norme”. Ma senza conteggiarli “come malati Covid”.

Resta il fatto che se si tengono bassi i numeri non è che si liberano letti o si ha bisogno di meno medici e meno infermieri, però si tiene (non si sa per quanto) il Piemonte con i piedi fuori dalla zona arancione. Una posizione che Cirio ha assunto assieme al collega della Lombardia Attilio Fontana. Questione complicata quella dei parametri ospedalieri da cui far discendere la classificazione cromatica con relative conseguenze (ormai pressochè solo per i non vaccinati) sulla quale dibattono gli stessi medici e scienziati, tra i quali l’infettivologo Matteo Bassetti che si appella al premier Draghi affinché “ascolti un po’ più i medici e un po’ meno i burocrati”, spiegando che i dati sono falsati da ricoverati per patologie diverse positivi, ma senza alcun sintomo della malattia. 

Sta di fatto che la richiesta di seguire le indicazioni del Dirmei è partita verso tutte le Asl e le Aso. Lo stesso giorno in cui, in tutta fretta, si è chiesto e ottenuto dalla sanità privata 500 letti per Covid. Per poterli usare effettivamente bisognerà aspettare qualche giorno, ma quel numero si può utilizzare subito (di qui la fretta) per evitare di passare dal giallo all’arancione. Colore in cui, senza questo aumento di posti letto e con i parametri non ancora rivisti come chiesto dal Dirmei, il Piemonte c’è già. 

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